Esteri
Migranti, Tunisia nel caos e l'Ue non trova la quadra: bloccati gli aiuti
La commissaria europea per gli Affari interni Yiva Johansson è volata in Tunisia per risolvere la questione migranti ma qualcosa è andato storto
L'Italia vuole che il Fondo monetario internazionale sblocchi un prestito di 1,9 miliardi di dollari alla Tunisia, temendo che senza i contanti il paese venga destabilizzato, scatenando una nuova ondata di migranti verso l'Europa. I colloqui di salvataggio della Tunisia con l'Fmi sono in stallo da mesi, con gli Stati Uniti, tra gli altri, che chiedono a Saied riforme di vasta portata per liberare denaro. Il paese sembra in preda al caos con il presidente che viene accusato di essere autoritario e di non voler mettere mano alle riforme necessarie che chiede l’Fmi per risollevare l’economia del paese, che non si è piu ripresa dal crollo del turismo, prima industria del paese, derivato dallo scoppio della pandemia di Covid.
Le richieste del Fondo monetario Internazionale sono state fin da subito molto chiare: sostituire le sovvenzioni dirette dei prodotti alimentari e di servizio con aiuti diretti alle famiglie, con l’intento di eliminarle definitivamente nel 2024; la riduzione della massa salariale nel settore pubblico, uno degli elementi cardine del sistema nazionale tunisino ed esplosa durante la pandemia nel settore della sanità; programmi di pensionamenti anticipati o di lavoro part time. Tutte riforme che per ora sono rimaste nel cassetto e che bloccano i fondi da 1,9 miliardi di euro.
Negli ultimi anni, il regolare declassamento del credito tunisino da parte delle agenzie di rating internazionali è stato un elemento ricorrente del calendario politico del Paese. L'ultimo giorno di settembre, Moody's ha debitamente obbligato sottoponendo a revisione per il declassamento di rating Caa1 a lungo termine in valuta estera e in valuta locale del governo tunisino. Ha inoltre sottoposto a revisione per declassamento il rating non garantito Caa1 della Banca centrale tunisina.
La spesa salariale statale è raddoppiata e oggi rappresenta il 15,4% del Pil. I sussidi per qualsiasi cosa, dal pane alla benzina, aggiungono un ulteriore 15,1%. Gli investimenti statali sono crollati e gli standard in materia di istruzione e sanità stanno diminuendo rapidamente. Il tasso di inflazione è stabilmente al 10%, quello di disoccupazione è superiore al 15% e il debito pubblico sfiora ormai il 100% del Pil. Cifre che si riversano nel potere di acquisto dei tunisini, da anni in forte calo, nell’aumento dei prezzi dei beni di prima necessità e nelle debolezze interne dello Stato, sempre più in difficoltà nel garantire le importazioni necessarie a fare funzionare il sistema Tunisia. Questo situazione unita alla forte instabilità politica, provoca come conseguenza quella di alimentare il desiderio di un numero sempre maggiore di tunisini di abbandonare il paese, per cercare fortuna in Europa.