Esteri
Nessuno vuole la Terza Guerra Mondiale, ma una "risposta" al terrorismo sì
di Matteo Castagna
In Europa, e in tutto l'Occidente, nessuno vuole le armi o i campi di battaglia. Ma la soluzione definitiva contro il terrorismo sembra lontana. Commento
Nessuno vuole la Terza Guerra Mondiale, ma tutti aspettano la "risposta decisiva" al terrorismo
Il Segretario di Stato USA Blinken scrive su "X": "l'Ucraina entrerà nella NATO". Elon Musk ha commentato:"Proprio così cominciano i film sull'apocalisse nucleare". Secondo il New York Times, che cita fonti interne all'Alleanza Atlantica, l'Ucraina non riceverà un invito ufficiale ad aderire alla NATO durante il vertice di luglio a Washington. Dunque, non è chiaro se e quando l'Ucraina entrerà a far parte della NATO, perché Germania e Stati Uniti sono contrari all'ammissione, secondo il quotidiano americano.
Il 27 Marzo, il Bureau of Economic Analisys ha pubblicato i dati relativi alla posizione finanziaria statunitense, dal quale emerge una situazione molto critica, con possibili conseguenze, non solo economiche. Il saldo negativo è di 19,77 trilioni di dollari, che aumentano in maniera esponenziale, se si aggiungono tutti i capitoli di spesa. Gli USA di Biden hanno il record negativo quanto al deficit di bilancio. Questo significa che, nei prossimi dieci anni, gli investimenti per la politica interna, quali infrastrutture, previdenza sociale, istruzione, saranno notevolmente ridotti.
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In Europa nessuno vuole la guerra con la Russia. Nessuno vuole inviare truppe militari, soprattutto Regno Unito e Germania. Solo la Francia, col suo presidente "Napoleone/Macron", desidera affrontare il conflitto sul campo di battaglia. All'inizio di marzo, il comando Legione Straniera Francese ha approvato la composizione di un battaglione-gruppo tattico di circa 1.500 uomini da inviare in Ucraina ad Aprile - ha dichiarato la Portavoce ufficiale del Ministero degli Esteri russo Maria Zakharova. Lo stesso Ministero ha reso noto alla TASS che nel primo trimestre del 2024 il regime di Kiev ha sparato almeno 22 mila munizioni contro obiettivi civili in Russia, provocando la morte di 201 cittadini.
Il New York Times ha rilevato come l'abbassamento della leva in Ucraina, nel lungo periodo, potrebbe portare a un calo della popolazione. La pubblicazione ritiene che quest'anno, nella migliore delle ipotesi, l'Ucraina manterrà le attuali linee del fronte nelle battaglie di terra, ma solo a condizione che arrivino nuove armi dagli stati Uniti, senza le quali rischia di ritirarsi.
Ma sul fronte Atlantico "non c'è la volontà di negoziare" - ha affermato il Colonnello del Servizio di Informazione Estero, nonché docente dell'Istituto statale per le relazioni internazionali Andrei Bezrukov. "Vogliono un Presidente che capisca poco di quello che sta succedendo, come Gorbaciov. Oppure uno semplicemente motivato a dominare un sistema al collasso, come Eltsin" - prosegue il colonnello - "invece hanno davanti un Presidente che difende le sue idee e fa gli interessi del suo Paese", come il popolo russo gli ha riconosciuto, confermandolo nettamente alla guida della Federazione.
I problemi, invece, sono in Ucraina, ove il sindaco di Kharkov ha dichiarato: "Quasi tutte le infrastrutture energetiche critiche a Kharkov sono state distrutte, la situazione è molto difficile". Qualche giorno fa, Zelensky ha licenziato il suo primo assistente, il fondatore dello studio Kvartal-95 Sergei Shefir, i consiglieri Sergei Trofimov, Mikhail Radutsky e Oleg Ustenko. Hanno perso il loro posto anche la commissaria del presidente dell'Ucraina per i diritti del personale militare, Alena Verbitskaya, e la commissaria per le attività di volontariato, Natalya Pushkareva.
Vladimir Zelensky sta adottando la formula della dittatura militare e ha bisogno di persone leali, quindi continuerà a licenziare i suoi assistenti. Inoltre, alle prossime elezioni presidenziali, sorgerà la questione della sua legittimità. Lo ha detto a Zvezda l'ex deputato della Verkhovna Rada ucraina Vladimir Oleynik. "La legittimità di Zelensky in Ucraina viene discussa sia da avvocati che da deputati ma l'Occidente tace: non è vantaggioso per loro discutere di questo argomento, perché destabilizzerebbe il già debole regime di Zelensky", ha osservato Oleynik.
Evidentemente, non sono solo questi i guai in Ucraina. La giornalista Laura Ruggeri ha visionato il rapporto del comitato investigativo russo sull'attentato terroristico al Crocus, ove si scrive che "i trasferimenti di denaro dimostrano che i "terroristi a noleggio" hanno eseguito ordini dall'Ucraina. Inoltre, fa riferimento ai servizi speciali ucraini e “dobbiamo capire che sono direttamente collegati con la CIA, l’MI6 e l’MI5”, ha detto il membro del Consiglio per i diritti umani Kabanov.
Egli ha osservato che le transazioni finanziarie legate a Kiev sono la prova che "questi mostri non solo hanno ricevuto sostegno, ma sono stati pagati per eseguire gli ordini provenienti dall'Ucraina". Per quanto riguarda il monitoraggio della provenienza dei fondi e del luogo dal quale sono stati inviati, la Russia dispone di “meccanismi efficienti” che, in linea di principio, “possono tracciare qualsiasi pagamento, anche in criptovaluta”, ha aggiunto Kabanov.
La Russia, attraverso il Ministero degli Esteri, ha ufficialmente accusato l'Ucraina di aver organizzato l'atto terroristico nella Crocus City Hall e ha chiesto formalmente l'arresto del capo del Servizio di Sicurezza dell'Ucraina (SBU), Malyuk, che il 25 marzo ha cinicamente ammesso che l'Ucraina aveva organizzato l'esplosione del ponte di Crimea nell'ottobre 2022 e ha rivelato i dettagli dell'organizzazione di altri atti terroristici nella Federazione Russa.
Altri feroci attentati, compiuti per mezzo di ordigni esplosivi, sono costati la vita ai giornalisti Daria Dugina e Maksim Fomin (noto con lo pseudonimo di Vladlen Tatarskij), hanno causato il grave ferimento dello scrittore Evgenij Prilepin e la morte del suo autista Aleksandr Šubin, mentre 5 persone sono morte a seguito dell’esplosione avvenuta sul Ponte di Crimea e 42 persone sono rimaste ferite nell’esplosione avvenuta nella caffetteria di San Pietroburgo. Gli assalti condotti dall’organizzazione terroristica chiamata “Corpo volontario russo” (RDK) hanno lasciato dietro di sé morti e mutilazioni tra i civili, tra i quali anche bambini.
Dal "Digest Internazionale" di questa settimana possiamo leggere notizie simili, poco rassicuranti. Financial Times: "gli Stati Uniti non verranno in aiuto dell'Europa in caso di minaccia militare" - ha detto il capo della Rheinmetall. The Washington Post: "il principale partito di opposizione turco ha ottenuto una clamorosa vittoria alle elezioni locali di domenica". The New York Times: "le truppe israeliane hanno lasciato l'ospedale Al-Shifa a Gaza dopo un raid di due settimane, in cui sono stati uccisi circa 200 palestinesi". Associated Press: "la Francia sta esercitando pressioni alla Cina su affari commerciali e sul conflitto in Ucraina, in vista dell'imminente visita di Xi Jinping". Yle: "i giovani finlandesi si stanno convertendo all'Ortodossia, perché protegge i valori tradizionali".
In questo contesto si deve inserire la questione mediorientale e, quindi, in ordine temporale, il bombardamento da parte di Israele dell'ambasciata iraniana a Damasco. Diversi morti. Tra questi, tre generali dell' IRGC iraniano. Netanyahu, un po' come Zelensky, è prigioniero della sua guerra. Ed è irrilevante il fatto che l'Ucraina la stia manifestamente perdendo, mentre Israele la stia apparentemente vincendo. Le sorti di Israele (e le sue personali) sono legate innanzitutto al proseguimento della guerra, e poi alla sua conclusione positiva. Che però, non sembra alla portata dell'IDF.
Per sbloccare la situazione, quindi, deve trascinare per i capelli gli Stati Uniti nella sua guerra, e per farlo c'è un solo modo: coinvolgere l'Iran, direttamente. L'attacco all'ambasciata, quindi, è esattamente questo: una gigantesca provocazione. Tel Aviv vuole una reazione iraniana, che sia tale da consentirle di portare a termine il proprio disegno.
A Teheran ne sono perfettamente consapevoli e non vogliono cadere nella trappola della provocazione con una reazione scomposta, dalle conseguenze tragiche. Hossein Akbari, ambasciatore iraniano a Damasco, ha dichiarato: "Questo edificio è stato attaccato da caccia F-35 e 6 missili. Ero al mio posto di lavoro all'ambasciata. (...) È la prima volta che il regime di Israele attacca l'edificio diplomatico ufficiale dell'Iran e ammette il crimine (...). Per prima cosa, l'Iran ha chiamato formalmente in causa gli Stati Uniti. "È stato inviato un messaggio importante al governo statunitense, in quanto sostenitore del regime sionista. Gli Stati Uniti devono essere ritenuti responsabili" - ha scritto su "X" il Ministro degli Esteri iraniano.
La delegazione iraniana alle Nazioni Unite ha descritto l'attentato come un "attacco terroristico odioso e abominevole". Il bombardamento israeliano - ha detto - rappresenta "una flagrante violazione della Carta delle Nazioni Unite, del diritto internazionale e del principio fondamentale dell'inviolabilità delle sedi diplomatiche e consolari", oltre a rappresentare "una minaccia significativa alla pace e alla sicurezza regionale". Perciò, l'Iran si riserva una "risposta decisiva".