Papa Francesco riceve Erdogan: non parla della violazione dei diritti umani
Papa Francesco ed Erdogan a colloquio
Papa Francesco è un gesuita e i gesuiti sono noti per le loro sottili arti diplomatiche e le loro astuzie.
Non per niente è stato proprio un gesuita, Padre Matteo Ricci, ad aprire le porte della Cina all’Occidente e per questo è ancora ricordato con gratitudine ed affetto nel Paese della Seta.
Ma veniamo al presente e il presente ha il nome del Presidente turco Recep Tayyip Erdogan
che per l’occasione si è presentato vestendo gli abiti per lui desueti del politically correct. Infatti il Presidente della Turchia ha commentato, giustamente, in partenza dall’aeroporto di Ankara che gli atti di Macerata di Luca Traini contro gli stranieri sono razzismo.
Parole che però non sono sfuggite alla Presidente di Fratelli d’Italia Giorgia Meloni che non si è fatta sfuggire l’opportunità di replica: “Per Erdogan quello che è successo a Macerata è un ‘attacco razzista contro l’Islam’. Il presidente turco è un bieco incantatore di serpenti”.
Ma torniamo al Papa. Mentre vicino al Vaticano si svolgeva da parte dei curdi un corteo contro il Erdogan che ha provocato tafferugli, il Papa incontrava il presidente turco.
Significativo lo scambio dei doni: Francesco ha regalato a Erdogan un quadretto che ritrae la basilica di San Pietro nel 1600, copia della Laudato sì e soprattutto un medaglione con “l’angelo della pace che strangola il demone della guerra”, mentre Erdogan ha ricambiato con libri del teologo musulmano Mevlana Rumi e la solita immagine di Istanbul.
In realtà quello che interessa al Papa e ad Erdogan è la questione dello spostamento deciso dal presidente Usa Donald Trump dell’ambasciata Usa a Gerusalemme.
Sia il Papa terzomondista che il Erdogan sono contrari.
Quello che però ci si aspettava dal Pontefice non è venuto: non una parola sui diritti umani in Turchia e per la libertà di stampa violata nei confronti dei giornalisti.
Il bis di quello che aveva fatto nel suo viaggio in Myanmar, l'antica Birmania in cui aveva elegantemente glissato sulla questione della minoranza Rohingya perseguitata, con la presidentessa ex pasionaria Aung San Suu Kyi, una volta paladina dei diritti umani ed ora da più parte additata complice del governo militare che perseguita la minoranza islamica.
https://www.panorama.it/news/esteri/aung-san-suu-kyi-roma-dubbi/
Anche dalla Cina vengono critiche al Papa per la sua linea morbida nei confronti del Partito Comunista Cinese che nomina, di fatto, vescovi al posto del Vaticano mettendo in grave difficoltà quei sacerdoti che invece si sono opposti coraggiosamente alla dittatura comunista.
Forse Papa Francesco ha imparato fin troppo bene l’insegnamento del confratello Matteo Ricci.