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Putin, il ricatto sul grano è un grande bluff. Ecco perché

di Redazione Esteri

La decisione del presidente russo di non rinnovare l’accordo sui cereali ha invocato previsioni apocalittiche di fame nel mondo. Ma la verità è un'altra ...

Una seconda ragione per cui è probabile che l'"apocalisse alimentare” sia un’altra profezia fallita è che la Russia in questo momento soffre di sovrapproduzione agricola, ha troppi cereali da vendere, tanto che è costretta a venderli e la sua agricoltura soffre di un calo di redditività. La Russia ha inondato i mercati mondiali di grano a buon mercato negli ultimi mesi e le sue esportazioni sono vicine ai massimi storici. Mosca deve smaltire le sue eccedenze per far fronte alle difficoltà economiche dei suoi agricoltori e per alimentare le sue riserve di valuta estera. 

L’ultimo aspetto del bluff di Putin riguarda le sanzioni. Nell’annunciare che l’accordo sul grano non sarà rinnovato alla scadenza, Mosca si è detta disposta a rimetterlo in vigore a una serie di condizioni. Si tratta principalmente di richieste tecniche relative al regime sanzionatorio. Poiché l’Occidente non ha mai voluto ostacolare il flusso delle esportazioni agroalimentari dalla Russia verso il resto del mondo, i governi dei paesi della NATO stavano già esaminando modifiche tecniche per rendere ancora più agevole l’approvvigionamento russo in questo settore. Forse anche per questo, il presidente turco Erdogan – che era stato il negoziatore della Black Sea Initiative insieme all’Onu – si è detto ottimista sul rinnovo.