Esteri
Salwan Momika, Salman Rushdie e Charlie Hebdo: quando il terrorismo spaventa e prova a vendicarsi
Il rifugiato iracheno che bruciò il Corano nel 2023 è stato ucciso in casa. I sospetti e i casi simili del passato
Salwan Momika, Salman Rushdie e Charlie Hebdo: perché i casi sono tutti simili
Salwan Momika è stato trovato morto questa notte in casa sua in Svezia, per gli inquirenti non ci sono dubbi si tratta di omicidio. Il 38enne iracheno era finito al centro delle cronache internazionali nel luglio del 2023 per aver bruciato pubblicamente una copia del Corano. Momika, munito di megafono, aveva urlato: "Il Corano deve essere messo al bando. Lo brucerò ancora e ancora, finché non sarà bandito". Poi, ha preso a calci il libro sacro dell'Islam che, infine, è stato dato alle fiamme. Quel gesto provocò violente proteste in diversi paesi islamici e la notizia fece rapidamente il giro del mondo. Ora gli inquirenti sospettano che dietro al suo omicidio ci sia proprio una vendetta da parte di qualche islamico, che ha aspettato ad agire ma che non ha mai dimenticato quell'offesa alla sua religione. Le indagini sono ancora in corso, ma sono scattati già cinque arresti per l'agguato avvenuto nei pressi di Stoccolma.
Svezia, ucciso Salwan Momika: ecco quando il rifugiato iracheno bruciò una copia del Corano nel 2023. VIDEO
L'attentato a Salman Rushdie, preso a pugnalate in pubblico
Ma il caso di Salwan Momika, non sarebbe certo un evento isolato, in almeno altre due occasioni del recente passato si sono consumate vendette simili da parte di terroristi islamici. Il 12 agosto 2022, Ahmed Salman Rushdie, uno scrittore e saggista indiano naturalizzato britannico, ha subito un attentato a Chautauqua, nello stato di New York. L'assalitore, Hadi Matar, che ha affermato di aver agito in quanto secondo lui lo scrittore avrebbe insultato l'islam, ha accoltellato durante un suo intervento pubblico lo scrittore al collo, ad un occhio, al braccio, all'addome e al fegato. Dopo il suo quarto romanzo, I versi satanici (1988), Rushdie è stato oggetto di diversi tentativi di assassinio e minacce di morte, tra cui una fatwa che chiedeva la sua morte emessa da Ruhollah Khomeyni, la guida suprema dell'Iran.
La strage nella redazione di Charlie Hebdo a Parigi
Ma l'esempio più eclatante in questo senso riguarda l'attentato terroristico alla sede di Charlie Hebdo, il giornale satirico francese finito nel mirino dei terroristi per le vignette anti-Islam. Il terribile agguato è avvenuto il 7 gennaio 2015 a Parigi. Nell'attentato, rivendicato dalla branca yemenita di Al-Qāʿida (o Ansar al-Sharia), sono state assassinate dodici persone, mentre undici sono rimaste ferite. Si è trattato del quarto attentato terroristico con il maggior numero di vittime in Francia. Due giorni dopo la strage, il 9 gennaio 2015, un complice degli attentatori si è barricato a Porte de Vincennes, in uno dei supermercati della catena kosher Hypercacher, prendendo alcuni ostaggi e uccidendo quattro persone. Durante gli eventi seguenti all'attentato sono morte in totale otto persone: i due responsabili, il complice di Porte de Vincennes, quattro ostaggi di quest'ultimo e una poliziotta, portando così il totale a venti morti.