Esteri
Se in Europa decidono Merkel e Macron per tutti
Durante un incontro a due, Merkel e Macron avrebbero deciso uno stanziamento di 500 miliardi nell’ambito del recovery fund
SE IN EUROPA DECIDONO MERKEL E MACRON PER TUTTI
“El segna semper lu” questo era lo slogan che sottolineava la decisività dell’azione di Maurizio Ganz, bomber di Tolmezzo (Udine) che per circa vent’anni ha segnato gol su tutti i campi, in tutti i modi ed in ogni categoria.
Può sembrare paragone irriverente, ma osservando quello accaduto ieri in Europa, quando durante un incontro a due, Merkel e Macron avrebbero deciso uno stanziamento di 500 miliardi nell’ambito del recovery fund ( invece dei 1000 decisi qualche giorno prima dal Parlamento Ue), si ha la netta impressione che in questa Unione alla fine il punto decisivo venga sempre deciso dall’asse franco tedesco, con buona pace di tutti gli altri paesi membri e dei loro leader.
Dopo giorni di discussioni accese nei vari Consigli Europei, infatti, in cui il premier francese sembrava voler diventare il paladino dei paesi del sud contro i rigoristi del Nord, tutto torma come prima e si ripete il solito refrain, che da anni vede l’asso franco tedesco comandare sul resto d’Europa. Gli altri litigano e si scannano, ma poi quando il gioco si fa duro ( sempre per rimanere ai detti popolari) arrivano i due “duri” a decidere per tutti. Senza voler entrare troppo nel merito della questione, è indubbio che questo nuovo episodio, appaia ai più come l’ennesimo schiaffo alla tanta decantata, ma mai realizzata per davvero, coesione europea. Anche perché a poche ore dall’uscita del documento, sono cominciati subito i distinguo tra chi, come l’Italia lo considera un “ buon punto di partenza” anche se come specificato in una nota di Palazzo Chigi ancora «da ampliare».
Una posizione, che sottolineano sempre dal governo «è frutto del lavoro congiunto con altri partner europei, in primis l'Italia». E chi invece, sul fronte degli inflessibili, porta avanti chiare precisazioni nel merito degli strumenti da mettere in campo, come l'Austria ( che con l’Olanda gioca a turno a chi fa il piu rigorista), secondo cui il sostegno dell'Ue deve concretizzarsi in «prestiti, non aiuti». Ma anche queste dichiarazione appaiono come un tentativo estremo di far sentire la propria voce, nel tentativo estremo di rendersi visibili agli occhi degli altri.
Perchè quando si muovono i due pezzi da novanta dell’Unione europea, i comprimari non potranno, come spesso accaduto in passato, fare altro che allinearsi. Inoltre fa una certa impressione vedere come in due mesi l’Europa non sia stata in grado di arrivare a quell’ accordo, che Merkel e Macron avrebbero trovato in mezz’ora. Le opposizioni italiane con Fdi e Lega hanno subito preso la palla al balzo per denotare il ruolo da comprimario che ricoprirebbe Conte.
“Utili idioti usati da Macron” cosi vengono definiti, infatti, il premier italiano e Di Maio, in una nota congiunta dal capo delegazione al parlamento europeo di Fdi Carlo Fidanza e da Raffaele Fitto, copresidente del gruppo ECR, mentre Salvini ha denunciato la sostanziale insussistenza di un Unione europea, considerando che “ Non si capisce se c’è una Ue o decidono tutto Francia e Germania. Ci hanno detto che il recovery fund è dimezzato ed è solo un prestito destinato ad alcuni settori”.
Al di là delle schermaglie nostrane fra maggioranza ed opposizione, è indubbio che questo incontro a sorpresa deve aver irritato non poco lo stesso Conte, come denotato dalla nota diramata subito dopo l’incontro fra Merkel e Macron. Quello accaduto, infatti, certamente appanna non di poco la presunta credibilità che Conte avrebbe conquistato a livello europeo.
Ma anche il premier spagnolo Sanchez, già bacchettato in mattinata dallo stesso Macron, per la presunta volontà della Spagna di mettere in quarantena i viaggiatori stranieri che arrivassero sul suolo spagnolo, non pare avere apprezzato troppo il colpo di mano dei due. Certe cose magari si fanno, ma nel chiuso delle riunioni, al riparo dalle telecamere e senza dare la stura alle polemiche dei paesi escludi al tavolo delle decisioni. Mentre così facendo, come d’altra parte ribadito esplicitamente dallo stesso presidente transalpino in conferenza stampa, si riconosce di fronte al mondo intero l’impossibilità di raggiungere qualsiasi accordo senza Francia e Germania.
E’ una questione di galateo istituzionale oltre che di credibilità, anche se ormai solo di facciata, di una istituzione che non da ora deve fare i conti con una crisi che potrebbe portare al suo totale disfacimento. Senza contare il danno alla immagine della presidente della Commissione, Ursula Von Der Leyen, che dopo aver accarezzato il sogno di smarcarsi dall’ingombrante peso della Merkel, suo mentore e principale sponsor, aveva ventilato la possibilità per il suo paese di una procedura di infrazione per la nota questione della decisione Corte costituzionale di Karlsrhue sul comportamento della BCE, deve aver capito come il suo ruolo perda ogni giorno di peso e credibilità.
Si vedrà se almeno nel merito i due avranno preso decisioni eque e condivisibili fra tutti i giocatori in campo. Ma sul piano dell’immagine e della forma il colpo è stato sicuramente pesante. E se anche, come dice Conte, si trattasse solo di un buon punto di partenza ( ma con la crisi terribile che si profila dietro l’angolo, parlare di punto di partenza a fine Maggio, sarebbe assai preoccupante) difficile non ritenere che eventuali sviluppi non siano comunque alla fine, decisi di concerto sempre dalle parti di Berlino e Parigi.
@vinciketchup