Esteri

Sindaco Seul, Gui Minhai, Cina Kenya, coronavirus Kazakistan:pillole asiatiche

di Lorenzo Lamperti

La morte del primo cittadino della capitale sudcoreana, la sentenza in Svezia, frizioni Pechino-Nairobi, polmonite ad Astana? Le pillole asiatiche

LA MORTE DEL SINDACO DI SEUL. Nuovi dettagli nella tragica vicenda di Park Won-soon, il sindaco di Seul trovato morto nella notte tra giovedì e venerdì dopo una giornata di ricerche. Il primo cittadino della capitale sudcoreana aveva lasciato un biglietto scritto a mano con il pennello intinto in una boccetta di inchiostro per chiedere scusa a "tutti" e soprattutto alla propria famiglia, "a cui ho inflitto solo sofferenza", e in cui chiedeva che le sue ceneri venissero sparse sulla tomba dei suoi genitori. Come spiega il Korea Herald, tutto lascia pensare a un suicidio anche se l'esatta causa della morte non è ancora stata stabilita. Una donna ha confermato le accuse di molestie sessuali, che sarebbero avvenuto "durante l'orario di lavoro". Le accuse di molestie sessuali in Corea del sud, paese tradizionalmente patriarcale, si sono moltiplicate negli ultimi anni, travolgendo anche altri personaggi della politica, dell'economia e dello spettacolo. Si tratta del primo sindaco di Seul a morire durante il suo mandato. Il governo metropolitano di Seul ha indetto cinque giorni di lutto per Park, che era molto amato in città, mentre il funerale sarà svolto all'ospedale della Seoul National University. Seo Jung-hyup, vicesindaco, ha preso il suo posto e ha assicurato che l'amministrazione della città proseguirà regolarmente seguendo le priorità stabilite da Park su sicurezza e welfare. Già stabilita la data delle elezioni per decidere il prossimo sindaco: si voterà il 7 aprile 2021. Un anno più tardi si andrà invece al voto per le presidenziali, alle quali si vociferava che lo stesso Park potesse essere uno dei papabili alla candidatura dell'attuale partito di maggioranza.

SENTENZA IN SVEZIA SUL CASO GUI MINHAI. La corte di Stoccolma ha assolto l'ex ambasciatore svedese in Cina, Anna Lindstedt, accusata di abuso di potere in rapporti con una potenza straniera in occasione di un incontro volto a favorire la liberazione del libraio Gui Minhai. Lindstedt è stata sostituita nel gennaio 2019 dopo l'incontro, avvenuto a Stoccolma tra la sorella del libraio e due non identificati uomini di affari e mai autorizzato dal ministero degli esteri. Ma i giudici hanno comunque ritenuto che non ci fossero i requisiti per una condanna. Gui, un cittadino di Hong Kong residente in Svezia, ha pubblicato diversi libri critici nei confronti del governo cinese. E lo scorso febbraio è stato condannato a 10 anni di carcere in Cina per aver illegamente fornito informazioni a un paese straniero. Gui era scomparso mentre si trovava in Thailandia nel 2015 e in seguito è comparso in custodia in Cina. Il caso del libraio ha inasprito le relazioni tra Stoccolma e Pechino.

CINA-KENYA, STOP AI COLLOQUI SUL DEBITO.  Si fermano i colloqui sulla ristrutturazione del debito tra Cina e Kenya. Lo stop arriva dopo l'improvvisa decisione di Nairobi di partecipare all'iniziativa di sospensione del debito del G20. Una mossa inaspettata, visto che nelle scorse settimane il governo del Kenya aveva detto che non avrebbe partecipato al programma del G20 perché lo considerava troppo restrittivo. Una decisione che aveva incontrato il favore di Pechino, che da sempre preferisce i negoziati bilaterali. Ora però il cambio di rotta, con la conseguente interruzione del negoziato. Qualche settimana fa, in un vertice Cina-Africa, Xi Jinping aveva annunciato la parziale sospensione del debito fino alla fine del 2020 per i paesi africani. Questo episodio dimostra che tutto non sta filando liscio. Sempre nelle ultime settimane, il Kenya ha conquistato il seggio di turno al consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite per il biennio 2021-2022 battendo il Gibuti. Ufficialmente la Cina appoggiava la candidatura di entrambi i paesi ma Nairobi ha saputo conquistare i voti occidentali.

POLMONITE IN KAZAKISTAN. L'ambasciata cinese in Kazakistan ha lanciato un allarme: si sta diffondendo nel paese una "polmonite sconosciuta", più micidiale del Covid-19, di cui l'ex repubblica sovietica ha già registrato un picco di contagi da giugno. "Il tasso di mortalità di questa malattia è molto più elevato del nuovo coronavirus. I dipartimenti sanitari del paese stanno conducendo ricerche comparative, ma non hanno ancora identificato il virus", ha detto l'ambasciata in un avvertimento ai cittadini cinesi nel paese, confermando quasi 500 casi in tre città vicine, con oltre 30 persone in condizioni critiche. Ma in tutto il paese, i decessi per polmonite nella prima parte dell'anno sarebbero 1.772, di cui 628 avvenuti a giugno, inclusi alcuni cittadini cinesi. Il Kazakistan ha annunciato lo stato di emergenza il 16 marzo per far fronte alla diffusione di Covid-19. Il blocco è stato revocato l'11 maggio, ma le restrizioni e le misure di quarantena sono state reintrodotte in alcune aree a seguito dell'impennata dei casi di polmonite. Ora il governo kazako smentisce. Il ministero della salute ha affermato che il conteggio ufficiale includeva la polmonite causata da tutti i tipi di agenti patogeni, compresi batteri e virus. L'OMS ha riferito al South China Morning Post che sta verificando con il Kazakistan gli ultimi sviluppi, ma non era a conoscenza di alcuna malattia emergente. "Esistono numerose spiegazioni potenziali per la polmonite, tra cui il Covid-19, che sappiamo circolare in Kazakistan", ha affermato l'OMS. "Più di 10.000 casi Covid-19 confermati in laboratorio sono stati segnalati dalle autorità nazionali negli ultimi sette giorni. Con l'aumentare del numero di casi, il paese ha recentemente reintrodotto una serie di misure di allontanamento fisico e sociale. Siamo attualmente in contatto con le autorità del Kazakistan per comprendere gli sviluppi della situazione e fornire sostegno, se necessario". Il Kazakistan è uno dei paesi coi quali la Cina ha i rapporti più profondi in Asia centrale, e insieme al Pakistan è quello in cui si sono realizzati più progetti in ambito Belt and Road.