Esteri
La società siriana è implosa: su 23 milioni di cittadini, 13 milioni oggi sono profughi
La presa di potere da parte degli oppositori di Assad genera un nuovo flusso di un milione di profughi. Una crisi umanitaria insostenibile e che potrebbe avere ripercussioni anche sull'Europa
La società siriana è implosa: su 23 milioni di cittadini, 13 milioni oggi sono profughi
Se da un lato è vero che, tanto in Turchia quanto in Libano, molti cittadini siriani si sono messi in coda nei valichi di frontiera per tornare a casa, dall'altro però è altrettanto vero che la guerra lampo che ha portato alla deposizione di Assad ha prodotto a sua volta altri profughi. A segnalarlo è stata l'Ocha, ossia l'agenzia Onu che si occupa degli affari umanitari. Secondo i funzionari delle Nazioni Unite, in particolare, almeno 1.1 milioni di siriani hanno lasciato le proprie case a partire dal 27 novembre scorso, data di inizio dell'offensiva decisiva per la presa di Damasco.
Siria, cosa dicono i dati dell'Onu
Il conteggio del numero dei nuovi rifugiati è stato effettuato registrando i movimenti attorno alle principali città siriane. Tra l'oltre un milione di nuovi profughi, così come sottolineato dall'Ocha, si contano in gran parte donne e bambini provenienti dalle aree di Aleppo, Hama, Homs e Idlib. Si tratta di persone andate via per timore di ritorsioni o di repentino deterioramento della sicurezza. Il ritiro dell'esercito siriano infatti, al momento ha dato il controllo di molte aree a una lunga serie di milizie e gruppi armati. Tra i nuovi rifugiati, non mancano poi coloro che sono scappati a causa dei combattimenti.
La presa di città come Damasco, Hama e Homs è avvenuta senza spargimento di sangue, ma la guerra in Siria, iniziata nel 2011, non è finita. Si sta infatti combattendo aspramente nelle aree di Manbji, a nord di Aleppo, così come nelle province di Deir Ezzor e Raqqa. I combattimenti riguardano le milizie inquadrate nel Syrian National Army (Sna), gruppi filo turchi armati da Ankara, e le sigle interne al Siryan Democratic Force (Sdf), costituito soprattutto da miliziani curdi.
Una crisi umanitaria insostenibile
C'è un particolare di cui dover tenere conto: la stragrande maggioranza dell'oltre un milione di nuovi profughi siriani è rimasta nel Paese. Non si contano cioè, se non in pochi casi, nuovi profughi all'estero. Ma è chiaro che i nuovi rifugiati interni vanno a gravare su una situazione umanitaria già ben oltre lo stremo. Basti pensare che, in totale, oggi i profughi siriani ammontano a 13 milioni, su una popolazione pre bellica di 23 milioni di abitanti. Più della metà dei cittadini è quindi fuori dalle proprie case.
Dei 13 milioni di profughi, 7 sono rifugiati all'estero e 6 invece hanno trovato provvisorio riparo in territorio siriano. All'interno del milione scappato via dall'inizio dell'offensiva del 27 novembre, si trovano anche cittadini doppiamente rifugiati. Ossia, persone costrette a scappare anche dal proprio provvisorio rifugio.
L'Europa e il rischio di una nuova ondata migratoria come nel 2015
A questo punto, sul fronte umanitario, la Siria è a un bivio: o il numero di coloro che si sono messi in fila in Turchia e in Libano per rientrare in patria supera quello dei nuovi profughi oppure, in caso contrario, la società siriana è destinata a implodere nel giro di poco tempo. Per il momento, l'Unhcr, l'agenzia Onu per i rifugiati, non si sbilancia.
“Molti rifugiati si stanno chiedendo cosa significheranno per loro gli eventi degli ultimi giorni – si legge in un comunicato dell'agenzia – Anche se la situazione è ancora in rapida evoluzione e rimangono molti interrogativi”. Il primo interrogativo è legato all'attuale transizione politica che si sta vivendo a Damasco. In particolare, occorrerà capire se le nuove autorità saranno o meno in grado di gestire il Paese. Non solo, ma in molti si chiedono che tipo di Paese nascerà con la presa delle istituzioni da parte di militanti in gran parte legati ad Hayat Tahrir Al Sham (Hts), ex filiale siriana di Al Qaeda.
L'altra incognita riguarda, come accennato in precedenza, il proseguimento del conflitto. Se dovessero ancora sorgere scontri tra miliziani islamisti e curdi, così come anche tra altri attori impegnati sul campo, i rifugiati aumenteranno. In tal modo, chi è fuori resterà fuori e chi è all'interno potrebbe provare a seguire le orme degli oltre 7 milioni di siriani rifugiati all'estero.
Ed è questa la grande variabile inerente l'Europa: se dalla Siria dovessero arrivare nuovi profughi, il Vecchio Continente potrebbe ritrovarsi con una nuova forte pressione migratoria, al pari di quella vissuta a cavallo tra il 2015 e il 2016.