Sudan, il dramma della guerra continua tra attacchi sui civili e violazioni dei diritti umani. Analisi - Affaritaliani.it

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Sudan, il dramma della guerra continua tra attacchi sui civili e violazioni dei diritti umani. Analisi

Mentre il conflitto continua a devastare il Sudan, le violazioni dei diritti umani si moltiplicano, gettando la popolazione in una crisi umanitaria senza precedenti

di redazione

Sudan, tra guerra e violazioni dei diritti umani: un'analisi sul dramma che non si ferma

Dall’inizio della guerra civile in Sudan, scoppiata nell’aprile 2023, il paese è vittima di crimini e violazioni sempre più gravi, aggravati dalla presenza di milizie e gruppi armati a fianco dell’esercito sudanese. I leader militari rifiutano ogni iniziativa di pace e qualsiasi dialogo tra le fazioni in conflitto, facendo precipitare il paese in una tragedia dove la carestia si diffonde rapidamente, mentre massacri e atrocità diventano la quotidianità del conflitto. All’inizio del 2024, dopo l’ingresso dell’esercito nella città di Wad Madani, accompagnato da forze islamiste alleate come la Katiba Al-Baraa, le organizzazioni per i diritti umani hanno denunciato esecuzioni sommarie e torture su civili disarmati, scene scioccanti. L’esercito ha dovuto riconoscere questi fatti dopo la diffusione di video che documentavano chiaramente queste violazioni dei diritti umani.

Nel febbraio scorso, Human Rights Watch ha rivelato che le Forze dello Scudo del Sudan, una milizia alleata dell’esercito, hanno deliberatamente attaccato civili e proprietà durante un assalto avvenuto il 10 gennaio nel villaggio di Kombo Taïba, nello stato di Al-Jazirah. L’attacco ha causato almeno 26 morti, tra cui un bambino, e numerosi feriti. La milizia ha inoltre saccheggiato le abitazioni, rubando scorte alimentari e incendiando diverse case. Questi atti costituiscono crimini di guerra, e alcuni, come l’uccisione deliberata di civili, potrebbero configurarsi come crimini contro l’umanità. I ricercatori di Human Rights Watch hanno intervistato otto sopravvissuti all’attacco e analizzato immagini satellitari, fotografie e video forniti dai testimoni, che mostrano i corpi delle vittime, le distruzioni causate dagli incendi dolosi e la presenza di fosse comuni.

Una commissione locale, istituita dagli abitanti di Kombo Taïba per censire le vittime, ha confermato un bilancio di 26 morti. Le violazioni non si limitano ad arresti arbitrari ed esecuzioni extragiudiziali. Secondo diversi rapporti, le infrastrutture essenziali del Sudan sono state prese di mira. Nel 2023, l’Osservatorio Sudanese per i Diritti Umani ha denunciato la distruzione sistematica di infrastrutture civili. Tra gli episodi più gravi, ha condannato il bombardamento, da parte dell’aviazione delle forze armate sudanesi, di una stazione di approvvigionamento idrico a Mellit, nel Darfur settentrionale. L’Osservatorio ha accusato l’esercito sudanese di una distruzione metodica che prende di mira i civili e le infrastrutture vitali, esortando a fermare questi attacchi, in un contesto in cui la popolazione già soffre condizioni di vita disperate a causa del conflitto.

Secondo altre fonti, l’esercito sudanese ha effettuato attacchi aerei contro infrastrutture strategiche, compromettendone completamente il funzionamento, specialmente a Khartoum. Anche gli ospedali sono stati presi di mira, soprattutto quelli situati nelle zone fuori dal controllo dell’esercito. Tra le strutture colpite vi sono l’Ospedale Sharq Al-Nil, uno dei più grandi di Khartoum Bahri, parzialmente distrutto da un bombardamento aereo nel maggio 2023. Gli ospedali di Ed-Da’ien e Nyala sono stati anch’essi bombardati, così come l’ospedale pediatrico Babiker Nahar di El-Fasher, che ha subito danni significativi. Le forze armate sudanesi hanno preso di mira anche infrastrutture petrolifere strategiche, tra cui la principale raffineria del paese, situata ad Al-Jaili, a nord di Khartoum Bahri. Le bombe hanno distrutto vaste aree del sito, compresi i principali depositi di carburante e oleodotti.

Dopo questi attacchi, il Sindacato degli Ingegneri Sudanesi ha lanciato un allarme per una catastrofe umanitaria imminente se l’esercito continuerà a colpire la raffineria. Secondo il sindacato, un’eventuale esplosione della struttura potrebbe avere conseguenze devastanti. La deflagrazione potrebbe estendersi per decine di chilometri, mettendo in pericolo decine di migliaia di vite. Il danno economico sarebbe irreparabile, con perdite per miliardi di dollari. La sospensione della produzione di petrolio raffinato, gas domestico e altri prodotti energetici potrebbe paralizzare settori chiave come agricoltura, trasporti e industria. Mentre il conflitto continua a devastare il Sudan, le violazioni dei diritti umani si moltiplicano, gettando la popolazione in una crisi umanitaria senza precedenti, di fronte all’indifferenza della comunità internazionale.