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Suriname, atteso esito voto. Il presidente uscente rischia il carcere

Clima di attesa in Suriname per i primi risultati delle elezioni legislative di ieri tenutesi in piena epidemia da Covid-19

Suriname: atteso esito voto, presidente uscente rischia carcere

Lo riferisce il sito 'Guyane la1ere' all'indomani della chiamata alle urne di 380 mila aventi diritto per eleggere 51 parlamentari che poi sceglieranno il capo di stato del piccolo paese del Sudamerica, ex colonia olandese. Dalle votazioni di ieri usciranno anche fuori i nomi di altri 883 rappresentanti dei distretti e consiglieri municipali, in carica per i prossimi 5 anni. I risultati preliminari dovrebbero essere diffusi in giornata, ma per l'esito definitivo del voto bisognera' aspettare fine mese e il nuovo presidente si insediera' il 13 agosto.

Clima di attesa in Suriname per i primi risultati delle elezioni legislative di ieri tenutesi in piena epidemia da Covid-19, e nelle quali il presidente uscente De'si Bouterse, gia' condannato a 20 anni di carcere, si gioca la liberta'.

La campagna elettorale dei 17 partiti in lizza e' stata limitata a causa del virus, concentratasi soprattutto sui social e con carovane dei principali candidati. Ma l'interesse principale di queste votazioni e' la sorte del presidente Bouterse, al potere dal 2010, che spera in una riconferma nonostante una doppia condanna a 20 anni di carcere in quanto colpevole di omicidio. Ai media il capo di stato uscente si e' detto "fiducioso" della sua rielezione ad un terzo mandato consecutivo, ma il suo futuro e' appeso all'esito delle urne: solo una vittoria gli consentira' di fare ancora leva sull'immunita' presidenziale. Tuttavia, in base ai sondaggi, la sua coalizione rischia di perdere consensi, soprattutto nella capitale, Paramaribo, a causa del calo dell'economia nazionale e del rischio sempre piu' concreto di default. Il 74enne Bouterse e' una delle personalita' di maggiore influenza politica nel Suriname, con un passato da militare convertitosi alla democrazia. Nel 1980 ha guidato un colpo di stato militare con il quale ha destituito il governo eletto di Henck Harron, primo capo di stato dopo l'indipendenza dai Paesi Bassi. Alla direzione del consiglio militare, Bouterse ha esercitato il potere per 7 anni. Nel 1990 ha respinto a sua volta un colpo di stato militare, diventando leader de facto del Paese, nel 2000 e' stato eletto membro del Parlamento e solo nel 2010 e' arrivata la prima elezione da presidente, grazie alla vittoria della sua coalizione Mega Combination. Nel 2015 e' stato riconfermato, ma la sua formazione politica ha ottenuto solo 26 seggi su 51. Nel 2007 Bouterse ha riconosciuto la sua "responsabilita' politica" per quelli che sono stati soprannominati i "crimini di dicembre", ma ha sempre negato la sua responsabilita' personale. Al termine di un processo durato 12 anni, lo scorso novembre il presidente e' stato formalmente riconosciuto colpevole per le torture e l'uccisione inflitte a 15 suoi oppositori nel dicembre 1982, per mano dei militari. Nonostante una condanna a 20 anni di carcere, i giudici non hanno spiccato alcun mandato di arresto a suo carico. Bouterse si e' difeso sostenendo che le vittime - tra cui giornalisti e dirigenti sindacali - sono state uccise mentre erano in fuga dalla fortezza dove erano state rinchiuse. Il processo in appello per la sua condanna e' previsto per giugno. Ma quella per omicidio non e' l'unica condanna: nel 1999 un tribunale olandese lo ha giudicato colpevole di contrabbando di cocaina, condannandolo in assenza a 11 anni di carcere; accuse che Bouterse ha sempre respinto.