Esteri

Taiwan, l'Asia non ha paura della guerra. Il business a Lai: "Parla con Xi"

di Lorenzo Lamperti

Listini taiwanesi positivi dopo le urne e la vittoria del filo indipendentista Lai, che cita l'industria dei chip come fattore di stabilità

Taiwan, i mercati asiatici non vedono instabilità dopo le elezioni

Il Comando del Teatro orientale dell'Esercito popolare di liberazione ha pubblicato un video di alcuni suoi mezzi militari intenti a manovre navali, senza dare dettagli sul luogo e la data delle immagini. Il tempismo a 48 ore dalle elezioni presidenziali e legislative di Taiwan potrebbe non essere casuale, ma in realtà finora l'Asia non sembra credere al rischio di una guerra, nonostante la vittoria del filo indipendentista Lai Ching-te alle presidenziali.

Una vittoria peraltro zoppa, quella del candidato più inviso a Pechino, visto che Lai non avrà a disposizione la guida del parlamento dove il suo Partito progressista democratico (DPP) ha perso la maggioranza dopo otto anni di dominio sia nel ramo esecutivo sia nel ramo legislativo. Elemento che potrebbe peraltro indicare una maggiore pazienza da parte di Xi Jinping, che potrebbe cercare di fare leva sulla frammentazione politica interna alla scena taiwanese.

Sarà forse tenendo conto di questi elementi che i listini taiwanesi e asiatici non hanno per niente risentito della vittoria di Lai, mostrando che non credono che il risultato elettorale possa portare a svolte drammatiche nel breve periodo. Lunedì il mercato azionario di Taiwan si è ampiamente liberato dell'incertezza post-elettorale, con l'indice di riferimento (.TWII) in rialzo di circa lo 0,5%.

Gli analisti si aspettavano una potenziale flessione dei titoli di Taiwan questa settimana, dopo un aumento del 25% in poco più di un anno, poiché la mancanza di una maggioranza parlamentare potrebbe complicare i piani di spesa di Lai. Tuttavia, gli analisti credono che il dollaro di Taiwan potrebbe sovraperformare dopo che la volatilità delle elezioni si sarà stabilizzata. "È probabile che il mercato torni a concentrarsi sui fattori fondamentali, come le migliori prospettive del settore dei chip e i rendimenti globali più bassi, che probabilmente aumenteranno i flussi esteri e saranno di supporto per il dollaro taiwanese", si legge in una nota di Citi.

I chip fattore di stabilità. Le imprese chiedono a Lai di dialogare con Pechino

D'altronde, proprio i chip possono giocare un ruolo di parziale stabilizzazione sullo Stretto. Non è un caso che nel suo primo discorso da presidente eletto, Lai abbia fatto riferimento proprio al ruolo dell'industria dei semiconduttori, con Taiwna che riveste oltre il 60% dello share globale del comparto di fabbricazione e assemblaggio. "In qualità di presidente, continuerò a sostenere lo sviluppo dell'industria dei semiconduttori, dai materiali, alle attrezzature, alla ricerca e sviluppo, alla progettazione di circuiti integrati, alla produzione, alla fabbricazione di wafer e ai test, affinché l'industria costruisca un cluster completo e promuova il suo sviluppo a Taiwan. Questo naturalmente andrà a vantaggio anche dell'economia globale", ha dichiarato Lai.

Un riferimento piuttosto chiaro al presunto "scudo di silicio" che potrebbe proteggere Taiwan dalle turbolenze strategiche. Definendo l'industria taiwanese "il bene comune del mondo", Lai ha affermato che Taiwan ha la responsabilità di garantire che anche la comunità globale possa beneficiare del suo vantaggio nella produzione di chip. "Il progresso dell'industria è il risultato della divisione del lavoro in tutto il mondo. Non solo Taiwan deve tenere a cuore i suoi risultati, ma anche la Cina e gli altri Paesi devono tenere a cuore questa industria".

Attenzione anche al ruolo del mondo imprenditoriale taiwanese, che tiene eccome ai rapporti con Pechino, che è d'altra parte primo partner commerciale di Taiwan con una bilancia anche inusualmente pendente dalla parte di Taipei. Le imprese taiwanesi operanti sull'isola e a maggior ragione quelle presenti in Cina continentale hanno esortato il governo del DPP a rivedere le proprie politiche relative alle relazioni tra le due sponde dello Stretto.

Qualche ora dopo l'annuncio, Lee Cheng-hung, presidente dell'Associazione delle imprese di investimento di Taiwan sul continente, ha dichiarato all'agenzia di stampa taiwanese CNA che è "necessario modificare" le politiche definite "sbagliate e inappropriate", perché solo attraverso gli stretti scambi e la cooperazione tra le due parti attraverso lo stretto possono prevalere la pace e la stabilità reciproche.

In modo più soffuso, ma indicazioni simili sono arrivate anche dall'interno. Hander Chang, segretario generale dell'Associazione per la Scienza e l'Industria del Parco Scientifico di Taiwan, con sede a Hsinchu, per intenderci la capitale dei semiconduttori, ha affermato che, sebbene la dipendenza commerciale di Taiwan dal mercato cinese sia diminuita negli ultimi anni, Pechino rimane una destinazione importante per le esportazioni di beni taiwanesi. 

Chang ha aggiunto che un brusco raffreddamento delle relazioni tra le due sponde dello Stretto non è nell'interesse di Taiwan, sottolineando che che tutti i settori ritengono che Taiwan debba riprendere la cooperazione con la Cina continentale il prima possibile dopo le elezioni. Anche Frank Huang, presidente del colosso Powerchip, ha spiegato che "Taiwan non può contare completamente sugli Stati Uniti" ma "dovrebbe trattare con la Cina e mantenere la pace attraverso lo stretto".