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Esteri
Taiwan, immobiliare, energia, demografia. Le 4 spine di Xi verso il 3° mandato

Un secondo elemento in grado di colpire la crescita cinese è quello della crisi energetica. L'impatto della crisi, in questo caso, rischia di essere duplice, coinvolgendo sia i dati economici sia il portafoglio dei consumatori. Partiamo dai dati economici. Nomura ha tagliato le stime per il 2021 dal +8,2% al +7,7%. Stime già corrette pochi giorni fa da Fitch, che era scesa dal +8,4% al +8,1% per il rallentamento del settore immobiliare. Un problema che dimostra anche la difficoltà di Pechino di diversificare le propri fonti energetiche e procedere verso l'implementazione di quelle rinnovabili e degli obiettivi green annunciati da Xi Jinping. Negli scorsi mesi, infatti, il presidente ha dichiarato che entro il 2060 la Cina raggiungerà la neutralità carbonica. Peccato che al momento la domanda e la produzione di carbone continuino ad aumentare. Anche a causa delle necessità post Covid, l'utilizzo delle fonti tradizionali di energia sono in crescita e questa tendenza non accennerà a cambiare nei prossimi anni. Le conseguenze della crisi energetica cinese possono però anche riflettersi su scala globale. La carenza di energia nella seconda economia più grande e il principale produttore al mondo causerà scossoni anche alla catena di approvvigionamento globale. Si prevedono possibili carenze di prodotti tessili, giocattoli, componenti di auto e non solo. Con i prezzi di una lunga serie di prodotti che potrebbero essere destinati a salire.

Infine, c'è un aspetto che preoccupa Pechino più sul lungo termine ed è quello legato alla demografia. Con dieci anni di anticipo rispetto ai pronostici più pessimistici, la  popolazione cinese infatti avrebbe già cominciato il suo lento declino. Lo sostiene il Financial Times, entrato in possesso dei risultati dell’ultimo censimento nazionale, il primo in dieci anni. Terminato a dicembre, il sondaggio doveva essere pubblicato a inizio aprile. Ma, secondo fonti del quotidiano finanziario, non è più così sicuro che venga divulgato. Prima occorrerà quantomeno valutare la possibile reazione dell’opinione pubblica. Il calo, che vede il numero degli abitanti scivolare sotto quota 1,4 miliardi, ci si attende avrà ripercussioni significative sull’economia nazionale, in particolare sul sistema pensionistico. 

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