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"Trump e l'assalto alle terre rare di Kiev? Una mossa strategica per annientare la leadership cinese sulle materie prime" 

Il capo della Casa Bianca punta a un accordo con Kiev dal valore di 500 miliardi di dollari, ma qual è il suo vero obiettivo? Parla Gianclaudio Torlizzi, fondatore di T-Commodity, prima società italiana di consulenza indipendente sulle materie prime

di Rosa Nasti

Trump punta alle terre rare di Kiev ma il vero obiettivo è la Cina: il piano del tycoon per arginare Pechino

"Le terre rare di Kiev? No, non esistono. E Trump lo sa bene". Così Gianclaudio Torlizzi, fondatore di T-Commodity, la prima società italiana di consulenza indipendente sulle materie prime, smonta con Affaritaliani.it la narrativa che vede l’ex presidente USA pronto a mettere le mani sulle terre rare ucraine.

L’Ucraina non possiede riserve sfruttabili di terre rare né le esporta. Ma è un vero scrigno di minerali strategici, come il titanio. E proprio su questi si è concentrata l’attenzione di Trump. Ma il tycoon non è l’unico giocatore in campo. Oggi è entrata in partita anche Mosca. Il Cremlino ha dichiarato che esistono “vaste” possibilità di cooperazione con gli Usa per l’estrazione di minerali hi-tech, sottolineando un dato chiave: Washington ne ha bisogno, la Russia ne ha in abbondanza. 

Trump sta davvero facendo confusione o c'è una strategia dietro questa narrazione?

Sfatiamo un mito: l'Ucraina non ha terre rare. Questo è confermato direttamente dall’Istituto Geologico degli Stati Uniti, che ha documentato l’assenza sostanziale di questi elementi nel sottosuolo ucraino. Probabilmente, Trump o i suoi consulenti confondono le terre rare con i minerali critici, di cui invece l’Ucraina è ricca. Pensiamo, ad esempio, al titanio, al gas, al carbone e al minerale di ferro. Dunque, esiste un’importante ricchezza mineraria in Ucraina, ma le terre rare appartengono a un gruppo molto ristretto di elementi di cui il Paese è privo. Inoltre, anche se ne disponesse, bisognerebbe affrontare il problema della raffinazione: chi le raffinerà? L’Occidente non possiede impianti per farlo, tanto che oggi il 90% della capacità di raffinazione globale è in mano alle aziende cinesi.

L’unica terra rara presente in Ucraina, seppur in quantità limitate, è lo scandio, uno dei 17 elementi chimici classificati come terre rare nella tavola periodica. Per il resto, non c’è nulla. Questo solleva il dubbio che l’interesse dichiarato per le terre rare sia in realtà una copertura per altre risorse, come il gas e il minerale di ferro. Almeno questa è la mia interpretazione, oppure risulta difficile spiegare l’errore di Trump, errore che il governo di Kiev ha alimentato negli anni per rafforzare l’interesse dell’Occidente nella causa ucraina.

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Ma cosa sono le terre rare e perchè sono considerate così importanti?

Le terre rare non sono "rare" nel senso stretto del termine. Ciò che è raro è la capacità di raffinazione, perché il processo è altamente inquinante e complesso. L’Occidente ha di fatto delegato questa lavorazione alla Cina, che ha minori restrizioni ambientali e una maggiore disponibilità di energia a basso costo, diventando così il leader globale nella raffinazione. Anche l’Italia possiede giacimenti di terre rare, ma il vero collo di bottiglia sta nell’estrazione e nella lavorazione. Inoltre, con il termine “terre rare” ci riferiamo a un gruppo preciso di 17 elementi, tra cui scandio, ittrio e lantani e altri. Tutto ciò che non rientra in questa categoria non può essere considerato tale.

Dunque, o lo staff di Trump ha fatto confusione e ha incluso nei “terre rare” tutti i minerali critici, oppure sta usando il termine in modo strumentale per attirare attenzione e mostrare agli elettori e agli stakeholder che sta lavorando attivamente sulla questione. Il suo obiettivo è anche quello di ottenere una sorta di “rimborso” per i finanziamenti all’Ucraina, che Trump quantifica in 500 miliardi di dollari, mentre Kiev parla di 100 miliardi. Quindi, o si tratta di incompetenza o di una strategia negoziale, sia nei confronti dell’Ucraina che, in un secondo momento, della Russia.

Che ruolo ha la Russia in tutto questo?

La Russia non possiede terre rare né impianti di raffinazione. Tuttavia, più che le terre rare, ciò che interessa ai russi è lo zirconio, un metallo derivato dal titanio, considerato critico in ambito militare. Lo zirconio è particolarmente prezioso perché resiste a temperature estremamente elevate ed è utilizzato, ad esempio, negli aerei ipersonici e nei veicoli spaziali. Probabilmente, questo è il vero "tesoro" a cui punta Mosca.

Cosa guadagnerebbero concretamente gli Stati Uniti dal controllo delle terre rare ucraine?

Tutto si inserisce nella competizione globale tra Stati Uniti e Cina, una sorta di nuova Guerra Fredda che si gioca su più fronti: tecnologico, militare, commerciale e sull’accesso alle materie prime. Si possono sviluppare tutte le innovazioni del mondo, ma senza accesso a input produttivi a basso costo si diventa vulnerabili rispetto a chi possiede le risorse. Ecco perché l’America di Trump, con la sua nuova spinta imperialista e assertiva, ha un’attenzione crescente per le materie prime. Basti pensare al rinnovato interesse per la Groenlandia o alla strategia di accerchiamento nei confronti di Messico e Canada, entrambi ricchi di minerali strategici.

È per questo che l’amministrazione Trump è così focalizzata su questo tema?

Certo, gli Stati Uniti sono drammaticamente indietro rispetto alla Cina sull'accesso alle materie prime. Qualsiasi azione che possa ridurre la dipendenza americana da asset strategici viene quindi perseguita con determinazione. Tuttavia, va detto che le terre rare ucraine, anche se esistessero in quantità significative, non sarebbero sufficienti a ribaltare il mercato globale. Il punto  è che questa battaglia si inserisce in una più ampia strategia competitiva tra due superpotenze.