Esteri

Terrorismo, dall’Isis ai lupi solitari: come è cambiato. 5 anni dal Bataclan

Come è cambiato il terrorismo dalla strage del Bataclan a oggi. La Francia resta in allerta e prepara la "revisione" del Trattato di Schengen

La Francia resta in allerta: non solo per fronteggiare il Covid-19 ma anche per la costante minaccia terroristica. Un allarme che resta a un livello alto proprio nei giorni in cui Parigi ricorda il quinto anniversario della strage del 13 novembre 2015. In quella sera di autunno, i terroristi uccisero quasi contemporaneamente 130 persone in diversi luoghi: la sala concerti del Bataclan, dove era in corso un concerto rock, (fra le 90 vittime anche la giovane ricercatrice veneziana Valeria Soresin), terrazze e caffé della movimentata zona della Bastiglia e tentarono il colpo anche allo Stade de France a St Denis, dove era in corso una amichevole fra Francia e Germania alla quale assistevano anche il presidente della Repubblica François Hollande e l'allora ministro degli Esteri tedesco, ora presidente, Frank-Walter Steinmeier. La natura del rischio terrorismo è mutata da allora, quando i 10 autori degli attentati (7 dei quali sono morti in azione) venivano da un'esperienza di combattimento come "foreign fighters" in Medio Oriente.

In questi cinque anni, in Francia sono stati compiuti 20 attentati, ultimo quello di Nizza di 15 giorni fa; altri 19 sono falliti e 61 sono stati scongiurati. Dal primo luglio scorso, 48 immigrati irregolari sospettati di essersi radicalizzati sono stati espulsi dalla Francia, ha detto il ministro dell’Interno Gérald Darmanin; negli ultimi cinque anni l’espulsione verso i paesi di origine, in gran parte nel Nord Africa, ha riguardato oltre 450 persone sospette. Ma, secondo quanto riporta la stampa francese, i rischi di una minaccia dall’estero, come quella che si è concretizzata negli attacchi di 5 anni fa, sono secondari: ormai, gli organismi nazionali dell’antiterrorismo temono più che altro i soggetti singoli francesi, e considerano che il problema sia quindi di natura endogena.

Diversamente da quelli del 2015, gli attentati successivi sono stati soltanto ispirati dall’Isis, che nel frattempo è stato sconfitto sul suo territorio, mentre gli autori non erano mai stati in Siria o Iraq, anche se in qualche caso ci avevano provato. Dopo i fatti di Nizza di fine ottobre, non c’è stata una vera rivendicazione, ma semplicemente le “felicitazioni” del movimento Al Qaeda nel Maghreb islamico, un'iniziativa che rischia di creare il presupposto per un'ulteriore ispirazione dei vari “lupi solitari”, jihadisti a distanza. I leader europei hanno parlato di "lotta con determinazione contro la propaganda terroristica e l'incitamento all'odio su internet". "E' uno spazio di libertà, come lo sono anche i nostri social network, ma questa libertà esiste solo se c'è sicurezza e se non è il rifugio di chi infrange i nostri valori o cerca di indottrinare con ideologie mortali", ha detto il presidente francese Macron.

Tra le priorità individuate vi è la necessità di "completare" l'attuazione del sistema Pnr (Passenger name record). "È essenziale che questo sistema sia pienamente attuato con database rapidamente collegati tra loro perché qualsiasi falla della sicurezza al confine esterno o all'interno di uno Stato membro è un rischio per la sicurezza di tutti gli Stati membri", ha spiegato Macron. La cancelliera Merkel ha invece insistito sul fatto che "non è una lotta tra Islam e cristianità, ma la necessità di un modello di società democratica di combattere comportamenti terroristici e antidemocratici". La leader tedesca ha invitato anche a "collaborare con i Paesi islamici in questa lotta".

La cancelliera tedesca ha sottolineato che "è imperativo sapere chi entra nell'area Schengen, ma anche chi la lascia" e ha esortato "ad agire rapidamente, ma entro i limiti costituzionali", e quindi auspica di avere una discussione più avanzata al Consiglio europeo del prossimo dicembre. Il cancelliere austriaco, Kurz, ha lanciato l'allarme per le "migliaia di combattenti terroristi stranieri che sono sopravvissuti ai combattimenti in Siria, Iraq e sono tornati, o che non hanno potuto andarsene, sono in prigione. Alcuni di loro sono già stati rilasciati e la triste verità è che molti di loro saranno rilasciati nei prossimi anni. Sono bombe a orologeria e se vogliamo proteggere tutta la nostra libertà, bisogna limitare la libertà di queste persone". 

I Paesi europei "hanno bisogno di una risposta coordinata e rapida" per affrontare la minaccia terroristica. E per fare questo, è necessaria "una revisione dell'accordo di Schengen". E' quanto ha chiesto Emmanuel Macron, in un mini-vertice in videoconferenza con diversi leader dell'Ue, dopo gli attacchi in Francia e Austria. Per il capo dell'Eliseo, questa risposta deve riguardare in particolare "lo sviluppo di banche dati comuni, lo scambio di informazioni e il rafforzamento delle politiche penali", e una "attuazione completa e rigorosa dell'arsenale di misure" che l'Europa ha già acquisito

Macron ha proposto "una profonda revisione dell'area Schengen per controllare i confini esterni". "Non dobbiamo confondere la lotta al terrorismo con la lotta all'immigrazione irregolare ma ci sono dei legami che dobbiamo considerare", ha dichiarato il capo dell'Eliseo citando l'esempio dell'ultimo attentato di Nizza. Il summit ha riunito il cancelliere austriaco Sebastian Kurz, presente all'Eliseo con Emmanuel Macron, la cancelliera Angela Merkel da Berlino e il premier olandese, Mark Rutte, dall'Aja, il presidente del Consiglio europeo, Charles Michel, e la presidente della Commissione Ue, Ursula von der Leyen, da Bruxelles.