Esteri
Trump first (and only). La sfida alla Cina colpisce intanto Hong Kong e Taiwan
Ora la palla passa a Xi Jinping, che come Trump ha annunciato una cosa che non ha ancora fatto (introdurre la legge sulla sicurezza nazionale di Hong Kong)
Il mondo in rovina per un pugno di voti. Difficile non farsi prendere dalle iperboli o dagli allarmismi, in questa sera di venerdì 29 maggio che in molti stanno identificando come la data di inizio della "nuova guerra fredda". Posto che, se davvero siamo in una guerra fredda, è cominciata ben prima di questa sera, il 29 maggio rende evidente a tutti, anche a chi finora aveva finto di non vedere, quanto Donald Trump e la sua versione di Stati Uniti si muovano in maniera utilitaristica, eppure irrazionale.
Ancora una volta il presidente (forse fra qualche mese uscente) degli Usa ha fatto un favore al grande rivale: la Cina. In che modo? Lasciando spazi vuoti. Finita la relazione con l'Organizzazione mondiale della sanità. Prego, signori, si accomodino a prendere il timone della governance globale.
Sanzioni e revoca dello status speciale di Hong Kong. Dopo aver utilizzato le proteste (che inizialmente contenevano anche altri punti molto concreti) non per convinzione nella protezione dei "diritti umani" ma per colpire in modo strumentale Pechino, si fa per primi quello che non si vuole (giustamente, fino al 2047) accettare dall'altra parte: dire che Hong Kong è in tutto e per tutto Cina. Pietra tombale sul principio "un paese, due sistemi".
L'altro grande sconfitto del discorso pieno di ira di Trump è Taiwan, che sperava proprio nell'appoggio di Washington per rientrare come membro osservatore dell'Oms, che però Washington sta ora abbandonando. Alla faccia dei like minded partner. La guerra retorica e di propaganda per Trump, risponde solo a una necessità: la sua, quella di provare a vincere le elezioni.
Ora la palla passa a Xi Jinping, che come Trump ha annunciato una cosa che non ha ancora fatto (introdurre la legge sulla sicurezza nazionale di Hong Kong). Di fronte all'ennesimo azzardo della Casa Bianca, Pechino vorrà o potrà fare mezzo passo indietro (concedendo qualcosa sull'ex colonia britannica) per poi magari farne due in avanti nella governance globale? Oppure risponderà colpo su colpo tra wolf warriors, erosione di autonomie e magari qualcos'altro rischiando conseguenze ancora più gravi?