Esteri

Ucraina, incubo reclutamenti forzati. Kiev è sempre più simile a Mosca

All'esercito ucraino servono braccia e avvia campagne di adesione con metodi anche violenti

“Rapiti e mandati a combattere al fronte”. Reclutamenti forzati in Ucraina

Non solo la Russia. Anche l'Ucraina sta operando reclutamenti forzati per la guerra. Lo racconta oggi Repubblica, che riporta la testimonianza di Romain. "Mentre stava camminando per andare al lavoro, un minivan bianco ha inchiodato accanto a lui. La portiera scorrevole si è spalancata e due ceffi in mimetica sono saltati fuori e hanno cercato di trascinarlo nel veicolo. «Mi sono salvato soltanto perché ho tirato fuori il passaporto francese», ci racconta al telefono. I due tizi che volevano rapirlo in mezzo alla strada – un terzo era rimasto al volante col motore acceso – hanno fissato per un po’ il passaporto, poi si sono messi a ridere e se ne sono andati".

Come racconta Repubblica, "il minivan è diventato lo squalo bianco di Kharkiv: gira lentamente per le vie laterali della città e inghiotte uomini da mandare al fronte. Notte e giorno". D'altronde, "l’Ucraina è stanca, l’ondata di volontari dei primi mesi, del primo anno, si è esaurita. E il governo, a giudicare dalle testimonianze che rimbalzano ogni giorno anche sui social, sta usando metodi discutibili per ingrossare le fila dei soldati ad Est. In questi giorni, due militari che picchiavano e minacciavano con una pistola un ragazzo inerme, ripresi di nascosto in un video diventato virale, sono finiti sotto inchiesta".

Tanto che Romain racconta a Repubblica: «So di gente che non esce più di casa». E non solo a Kharkiv. «Un ragazzo, Nicola, è stato caricato sul famigerato minivan e portato in un edificio dove c’era altra gente prelevata per strada. I ceffi in mimetica volevano che si arruolasse da volontario. Lui ha chiesto di vedere un avvocato ed è stato mandato a casa. Ma poco dopo gli sono arrivate minacce dagli stessi uomini che lo avevano prelevato per strada. E adesso non mette più piede fuori dal suo appartamento per paura di finire nelle trincee del Donbass».