Esteri
Ucraina, Putin alza il tiro con bombe e morti e l'Ue "litiga" con Macron
Putin alza il tiro in Ucraina, mentre le elezioni europee si avvicinano. E il dilemma dell'Occidente è sempre uno: come fermarlo?
Guerra Ucraina: dopo 800 giorni con morti e distruzioni Putin alza il tiro. Come fermarlo? Il commento
A quasi 800 giorni dall’invasione dell’Ucraina da parte della Russia, adesso la discussione in Occidente, particolarmente in Europa e più ancora in Italia, non è come fermare Putin ma come screditare Emanuel Macron e chi come il presidente francese non esclude un impegno diretto degli eserciti occidentali in caso la situazione degenerasse. E’ persino banale che va fatto di tutto, sul piano politico e diplomatico, per porre lo stop a questa guerra che da oltre due anni miete decine e decine di migliaia di vittime distruggendo un Paese a due ore d’aereo poco più da Roma.
Tuttavia non è realistico ed è politicamente ingenuo considerare questo un “conflitto regionale”, senza sapere chi l’ha provocato e chi non vuole chiuderlo. Qui l’invasore è la seconda potenza nucleare mondiale retta da un autocrate (un dittatore a tutti gli effetti al di là delle elezioni “né libere né corrette” e che resterà al potere più di Stalin) la cui convinzione di fondo si regge nell’ideologia che assimila la politica ad un semplice rapporto di forze e fonda il suo potere sulla costrizione e sulla distruzione di ciò che vi si oppone. Le elezioni europee fra cinque settimane e le elezioni Usa fra sei mesi condizionano in occidente il dibattito politico rispetto al “che fare”: di fatto come sostenere Zelensky e fermare Putin. Contro Macron, in particolare, si sono scagliati gran parte dei politici italiani (in primis Conte, Salvini, Renzi), tutti i capi partito ed esponenti di primo piano del governo, a cominciare dal ministro della Difesa Crosetto al ministro degli Esteri Tajani. Non c’è, ovvio, la difesa aperta di Putin.
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Tuttavia si è tornati alle divisioni “interne” della “parte buona” occidentale, diluendo le responsabilità fra chi è l’aggressore e chi l’aggredito. Da una parte si continua, certo, a criticare Putin ma senza la piena convinzione che per fermarlo, oggi, ci vogliono intanto armi, molte armi adeguate e ci sono comunque costi, costi ingenti, da sostenere. Questo perché, oltre a una parte, non solo di sinistra, che ancora in Occidente sostiene Putin difendendone le sue ragioni imperialistiche, c’è chi non vuol capire che il rais russo ha dichiarato guerra non solo a uno Stato sovrano (l’Ucraina)- che punta a far parte integrale della Nato e della Ue - ma, per ora non con le armi, all’Occidente democratico. C’è la consapevolezza, in Occidente, in particolare in Europa e ancor di più in Italia, di cos’è la guerra in Ucraina e quali conseguenze avrà per tutto il continente e per il mondo intero l’eventualità di una vittoria della Russia? Putin ha fatto una doppia alleanza, in casa con la Chiesa ortodossa e fuori con la Cina, elaborando un piano imperialistico religioso-politico con l’obiettivo di realizzare un impero che si estenda, prima di tutto, all’Europa.
Dunque, sotto tiro non c’è solo l’Ucraina di Zelensky ma la nostra libertà. Certo, l’ipotesi di Macron dà fastidio a chi considera la guerra in Ucraina, lontana, roba d’altri. Come non ricordare il monito di Norberto Bobbio: “Rinunciare alla forza in certi casi non significa mettere la forza fuori giochi, ma unicamente favorire la forza del prepotente”. Ben che vada, il nuovo pacchetto di aiuti militari Usa, comunque scarso e in ritardo, servirà all’Ucraina per tirar su il morale e per fare qualche danno al nemico ma non cambierà le sorti della guerra, non farà fare dietrofront a Putin.
I 50 Paesi che, con diversi livelli di impegno politico, militare, economico, sostengono l’Ucraina seguono una linea a dir poco discutibile: aiutare Zelensky per evitare di essere sconfitto da Putin ma non fino al punto di vincere questa guerra che dopo due anni di morti e distruzioni non ha nessun segnale di sospensione, tanto meno di conclusione. L’Occidente teme l’escalation. Non solo. Non vuole, ovviamente, la vittoria dell’invasore Putin ma al contempo teme anche l’eventualità (assai improbabile) di una vittoria di Zelensky. Come finirà? Al di là delle minacce sconsiderate russe che prevedono anche l’uso della bombe atomiche (tattiche), due, realisticamente, le opzioni: la prima è la vittoria di Putin, almeno parziale, tenendosi i territori occupati. Una soluzione pro tempore, con la minaccia continua di ricominciare la guerra. La seconda, uno stop fra molti mesi, con l’Ucraina distrutta, poi divisa in due, una Corea-bis. L’occidente fa bene a fare di tutto per giungere a una “pace giusta” sapendo che con Putin è meglio trattare con le armi sotto il tavolo e le dita sul grilletto. L’Europa, in particolare, fa bene a uscire dai bla-bla diventando presto anche una potenza militare capace di dissuadere chi, come Putin, già lancia i missili e minaccia di usare le atomiche. Vale sempre il detto: “Uomo avvisato mezzo salvato”.