Esteri
Vertice Ue a Parigi sull'Ucraina, tutti i dubbi di Meloni sul "metodo Macron"
La premier italiana non condivide la formula e vuole coinvolgere anche la Cina
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
Vertice Ue a Parigi: tutti i dubbi di Meloni sulle mosse affrettate di Macron
La tregua tra Russia e Ucraina si avvicina ma l'Europa, almeno per il momento, è stata esclusa dai negoziati. Vance, il vice di Trump, è stato netto: "Solo Stati Uniti e Russia al tavolo". Da qui la decisione del presidente francese Macron di convocare un vertice d'urgenza a Parigi per preparare una risposta a Trump. Giorgia Meloni ci sarà ma con non poche riserve. La vigilia del vertice, con un cancelliere tedesco che dovrà lasciare i lavori in anticipo per ragioni di politica interna, con una serie di proteste informali da parte degli Stati esclusi, dalla Finlandia agli Stati baltici, nel governo italiano si rafforzano le perplessità sul formato scelto da Macron. Meloni, con il suo staff, non ha avuto dubbi: "Una risposta agli americani - filtra da Palazzo Chigi e lo riporta Il Corriere della Sera - sarebbe stata più corretta da parte di Bruxelles, con un Consiglio europeo straordinario, e non dando ancora una volta la sensazione che siamo un Continente con diversi centri di potere, il che equivale a nessun centro reale di potere".
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Agli occhi di Meloni - in base a quanto risulta a Il Corriere - è stata una scelta affrettata anche quella di invitare i vertici della Ue. Se Trump ha difficoltà a riconoscere la Commissione come interlocutore, in questo modo è come alzargli la palla, sarebbe stato meglio un formato europeo più istituzionale, e più inclusivo. I dubbi sul formato, che include Polonia, insieme ad inglesi, italiani, spagnoli, un assetto che dovrebbe rispondere agli strappi unilaterali che la Casa Bianca sta dettando, si sono rafforzati ieri pomeriggio, quando a Roma sono arrivate diverse telefonate degli Stati esclusi dal vertice. Un'altra suggestione è quella sulla natura di una missione internazionale di pace: se proprio gli americani non volessero partecipare, allora bisognerebbe allargare il più possibile, magari su una base Unifil, a Paesi extra europei, compresa la Cina. Quello sì, a giudizio di Roma, che sarebbe un valido deterrente.