Esteri

Usa, Biden visto dall'Europa: gioiscono Macron-Merkel, meno Johnson-Visegrad

di Luca Sebastiani

La vittoria del candidato Dem vista dalle capitali europee

La lunga e, in alcuni momenti, estenuante corsa verso la Casa Bianca ha visto prevalere Joe Biden, il candidato democratico. Le nazioni europee sono state molto partecipi durante la campagna elettorale, con i diversi leader che, magari senza schierarsi apertamente a favore di uno o dell’altro, hanno fatto trapelare a prescindere dalle loro ideologie, le loro aspettative e i loro interessi.

Parigi, Berlino e Londra

Emmanuel Macron e Angela Merkel sono forse i capi di Stato europei più soddisfatti dall’elezione di Biden. Durante i quattro anni della presidenza di Donald Trump i rapporti con il tycoon sono stati altalenanti ma sempre seguendo una parabola discendente. Lo scontro tra il presidente francese e quello statunitense è culminato nel vertice Nato del dicembre 2019, quando Trump minacciò ulteriori dazi all’Europa in risposta all’iniziativa della digital tax di Macron che avrebbe colpito le grandi aziende Usa. Anche sul futuro della stessa Alleanza Atlantica i due leader si sono divisi, dopo le parole di Macron che ne annunciò la “morte cerebrale”. Parigi ha un rapporto privilegiato con Washington, ma consapevole di questo ha ripetutamente cercato di intraprendere iniziative (come per esempio quelle sulla Difesa comune europea) che la svincolassero dall’alleato oltreoceano, non trovando ovviamente il benestare americano.

Anche la cancelliera tedesca non ha tessuto un legame particolarmente stretto con Trump, tanto per usare un eufemismo. Diversi gli episodi caratterizzanti questo rapporto complicato: dal rifiuto di Angela Merkel a partecipare al G7 a Washington alla promessa/minaccia trumpiana del ritiro di quasi 12mila soldati americani dalle basi tedesche, dai colloqui di Merkel con la Russia (sul gasdotto Nord Stream 2) e la Cina (accordi commerciali) alla richiesta fatta da Trump a Berlino di spendere di più nella Difesa all’interno dell’alleanza Nato. Sono stati quindi numerosi i motivi di contrasto, anche a causa della relazione sempre più deteriorata tra i due paesi. La Germania si sta ergendo a potenza egemone europea, non ricevendo la benedizione della potenza globale per eccellenza, ovvero gli Stati Uniti, timorosi di poter perdere il controllo sul Vecchio Continente.

Il governo londinese di Boris Johnson è invece di altra opinione. Il rapporto tra il Regno Unito e gli Usa, nonostante alcuni momenti non idilliaci (come la diatriba sul 5G/Huawei), è stato saldo, anche grazie alla vicinanza e comunanza ideale tra Trump e Johnson. Il repubblicano ha sostenuto in maniera palese la Brexit e la successiva idea di un accordo di libero scambio tra i due paesi, mentre dal lato democratico sia Biden che Nancy Pelosi (presidente della Camera Usa) hanno avvertito Londra di un possibile stop alle trattative commerciali se fosse stato intaccato, nelle negoziazioni Brexit, il protocollo nordirlandese e il già firmato “Withdrawal Agreement”. Nonostante le possibili prossime divergenze di vedute, l’asse tra Londra e Washington rimarrà ad ogni modo solido.

Il blocco di Visegrad

I paesi dell’Europa orientale facenti parte del gruppo di Visegrad hanno sostenuto in maggioranza una rielezione di Trump tramite i loro capi di Stato, anche per l’appoggio che lo stesso presidente uscente statunitense ha concesso loro nel corso degli ultimi quattro anni, ai danni dell’Ue. In Polonia l’elezione di Biden non è stata accolta con particolare piacere. Il presidente della Repubblica Andrzej Duda è stato uno dei politici europei più in sintonia con il tycoon, specialmente sul settore della sicurezza, come dimostrato dalla possibile ipotesi di un ricollocamento delle truppe americane dalla Germania alla Polonia. L’appoggio al presidente uscente è arrivato anche dall’Ungheria di Victor Orban, il quale ha dichiarato di essere unito a Trump da una comune visione dell’Unione Europea, e dalla Repubblica Ceca di Andrej Babis, anche se in maniera meno diretta di Varsavia e Budapest. Giusto la Slovacchia ha dimostrato di essere più tiepida nelle reazioni alla tornata elettorale negli Usa, nonostante il recente allineamento di Bratislava a Washington sul tema 5G. Non è un caso che queste nazioni, spesso in contrasto con l’Unione Europea, abbiano trovato l’appoggio di Trump, mentre con Biden la situazione probabilmente muterà.

E l’Italia?

Nella penisola italiana l’opinione pubblica si è scatenata durante le elezioni statunitensi e il panorama politico si è spaccato, tra chi sosteneva Trump e chi Biden. Il presidente del Consiglio Giuseppe Conte si è consapevolmente astenuto dal dare giudizi o apprezzamenti di parte nei momenti più critici, conscio del fatto che l’alleanza con gli Stati Uniti prescinde dal presidente di turno. Il principale leader del partito all’opposizione, ovvero Matteo Salvini (Lega), ha invece appoggiato Donald Trump, con tanto di mascherina ufficiale repubblicana mostrata in diverse occasioni, mentre per esempio Matteo Renzi (Italia Viva) ha sostenuto il candidato democratico.

A prescindere dai singoli Stati, con l’elezione di Biden il rapporto tra Unione Europea e Stati Uniti potrebbe in linea di massima migliorare. Il prossimo inquilino della Casa Bianca, rispetto al suo predecessore, nutre maggior stima del multilateralismo ed è sicuramente più simile per contenuti e forme alle maggiori leadership europee. Ma in ogni caso rimane la certezza che gli interessi americani saranno messi sempre in primo piano da qualunque presidente degli Stati Uniti, anche a scapito degli alleati in Europa. Merkel, Macron, Johnson e Conte sono avvisati.