Esteri
Cina e Usa nell'era Biden, Taiwan, Asia orientale: pillole asiatiche
La settimana della (geo)politica asiatica
1384 giorni. Nei giorni scorsi, Mike Pompeo ha fatto già partire su Twitter il suo conto alla rovescia per la fine del primo mandato di Joe Biden. In molti lo ritengono un possibile candidato repubblicano alle presidenziali del 2024, in particolare se una chiusura negativa della procedura di impeachment mettesse fuori corsa Donald Trump. Chissà come sarà lo stato dell'arte tra Usa e Cina tra quattro anni. E chissà come reagirebbe Pechino a un Pompeo presidente. Nel frattempo, il segretario di Stato è stato sanzionato dal governo cinese insieme a una trentina di ex funzionari dell'amministrazione Trump. Una lista che comprende praticamente il team Asia al gran completo. Oltre a Pompeo ci sono l'ex consigliere per la sicurezza nazionale Robert O'Brien, l'ambasciatrice alle Nazioni Unite Kelly Craft (che si è vista cancellata il viaggio a Taiwan previsto per il 13 gennaio ma che ha comunque telefonato a Tsai Ing-wen), l'ex consigliere economico Peter Navarro, l'ex diplomatico per l'Asia David Stilwell, l'ex segretario per la Salute e i servizi umani Alex Azar (andato a Taiwan la scorsa estate), l'ex consigliere per la sicurezza nazionale John Bolton e il consigliere Stephen Bannon, tra l'altro graziato da Trump nel suo ultimo giorno di presidenza.
Il tutto è successo a 24 ore di distanza dall'ultima "mina" anti cinese dell'amministrazione Trump, con il dipartimento di Stato che ha definito ufficialmente "genocidio" la repressione degli uiguri nel Xinjiang. Ma, soprattutto, arriva quasi in concomitanza con la cerimonia di giuramento e insediamento dell'amministrazione Biden. Cosa che potrebbe essere letta come un segnale di avvertimento e di deterrenza: "Comportatevi bene oppure ne pagherete le conseguenze". Piuttosto chiaro a tal proposito il Global Times, qui e qui. Le sanzioni sono state criticate dall'amministrazione Biden, con i Repubblicani che hanno chiesto una risposta dura.
Che cosa cambia con Biden? Nella sua Katane, Giulia Pompili risponde così a questa domanda: "Trump, Pompeo e i falchi anticinesi come Steve Bannon - non a caso graziato da Trump il giorno della sua dipartita - sono stati costretti a costruirsi un nemico pubblico per giustificare parecchi buchi politici. (...) Questo ovviamente non significa che per Biden la Cina non sia un "rivale sistemico" (...) ma il metodo sarà probabilmente meno "aggressivo".
Partiamo dalla prospettiva di Pechino. La Cina si è congratulata con il 46esimo presidente Usa augurando "il successo alla sua amministrazione". La portavoce del ministero degli Esteri Hua Chunying, nel primo commento ufficiale di Pechino, ha affermato che "Cina e Usa devono riprendere il rispetto reciproco e la collaborazione". Xinhua vede "linee rosse" ma anche "opportunità verdi" nelle relazioni bilaterali, mentre secondo il Wall Street Journal da Pechino si spinge per un incontro tra Biden e Xi.
Ma tra i funzionari e sui media cinesi la principale lettura della traiettoria globale vede un occidente in declino e un Dragone in ascesa. La domanda che ricorre è quella posta qui da Zhou Bo: "Il declino dell'America sarà pacifico?" Chen Yixin, figura in ascesa di cui abbiamo parlato più volte negli scorsi mesi, ha dichiarato che la situazione internazionale favorisce l'ascesa cinese. Non sembra destinata ad andare in soffitta la diplomazia dei cosiddetti "wolf warrior", invitati a continuare la "lotta" da Wang Yi. Anche perché, come scrive Wang Jisi, Trump non sarà più alla Casa Bianca ma in America il trumpismo resta. Tra questi il console generale a Rio de Janeiro, che ha preso in giro Pompeo nel giorno dell'insediamento Biden, definendolo "il migliore di sempre" per la Cina perché, a suo dire, avrebbe contribuito a distruggere l'immagine degli Stati Uniti.
L'amministrazione Biden non sembra intenzionata a trattare la Cina con i guanti di velluto. Il team scelto da Biden (qui nel dettaglio) sull'argomento è strutturato e molto esperto. Durante le audizioni del team Biden in Senato sono usciti spunti interessanti (riassunti qui in senso più ampio al di là della Cina da Geopolitica.info). Avril Haines, ex vicedirettrice della CIA candidata alla guida della National Intelligence, ha rilasciato un discorso che lascia presagire il proseguimento di una linea dura nei confronti di Pechino. “Il nostro approccio deve evolvere e sostanzialmente adattarsi alla realtà che oggi vede la Cina particolarmente assertiva e aggressiva”. Janet Yellen, scelta da Biden come segretario al Tesoro, ha accusato il Dragone di “minacciare le aziende americane con attività di dumping, barriere commerciali e fornendo sussidi illegali alle società”. Yellen ha anche definito la Cina "colpevole di orrendi abusi sui diritti umani".
Antony Blinken, nuovo segretario di Stato, ha attaccato Trump non per aver assunto una postura di confronto con la Cina ma per aver "sbagliato tattica". In materia Cina l'amministrazione Biden non può comunque sembrare debole. Anzi, secondo il The Strategist potrebbe essere persino più dura di quella Trump, per esempio sul tema dei diritti umani e in particolare sullo Xinjiang, da dove nonostante le sanzioni sono raddoppiate le importazioni americane nel corso del 2020 (a proposito di Xinjiang, Twitter ha sospeso l'account dell'ambasciata cinese a Washington per alcune dichiarazioni in materia).
Ecco perché Blinken dice di intravedere possibilità per una politica bipartisan tra Democratici e Repubblicani in materia di Cina. Sulla stessa linea va Ely Ratner, appena scelto come punto di riferimento in materia di Cina al Pentagono, che in un report datato gennaio 2020 chiedeva proprio questo: una politica bipartisan.
Diversi analisti sono convinti che con Biden, e con Kurt Campbell, si ritorni al Pivot to Asia di obamiana memoria. Ma la realtà è che in Asia è tutto cambiato rispetto al 2016. Non solo la Cina è cambiata, ma tutta la regione, così come le sue interconnessioni. E' un'Asia che è stata abituata a un'America imprevedibile e che si è mossa di conseguenza. Sarà complicato, se non impossibile, riportare le lancette al 2016.
Sui rapporti tra i due leader politici, invece, ci torna in soccorso Katane: "Sembra che Xi possa rispettare Biden: si sono conosciuti che entrambi erano vicepresidenti, Biden conosce la Cina. E' stato qui per la prima volta da senatore, nel 1979 (...) Nella sua prima telefonata con lo staff della Casa Bianca, Biden ha ricordato il suo viaggio in Cina e il suo incontro con Xi Jinping del 2011, quando entrambi erano vicepresidenti".
TAIWAN
Tra gli snodi cruciali dei rapporti Washington-Pechino c'è di certo il delicato capitolo Taiwan (del quale abbiamo parlato nel dettaglio un paio di settimane fa dopo l'eliminazione delle restrizioni auto-imposte nei rapporti bilaterali). Non c'è stata, come prevedibile, la replica della telefonata del 2016 fra Trump e la presidente Tsai Ing-wen, ma dalla cerimonia di insediamento è comunque arrivato un segnale importante. Era infatti presente, su invito, la rappresentante taiwanese negli Stati Uniti, Hsiao Bi-khim. È la prima volta dal 1979 che un membro del governo di Taipei partecipa, su invito formale del comitato di inaugurazione, a una cerimonia di insediamento presidenziale.
Tsai Ing-wen si è congratulata con Biden e Kamala Harris dopo l'insediamento della loro amministrazione, e ha ribadito la volontà di Taiwan di lavorare a fianco del nuovo governo Usa. Tramite un comunicato stampa diffuso dall'Ufficio presidenziale. Taipei è convinta che i rapporti restino stretti al di là del fatto che alla Casa Bianca si sia passati dai Repubblicani ai Democratici. Di questo argomento ne parlano Margaret Lewis e Jessica Drun in questo podcast.
Anche se diversi taiwanesi temono un approccio più morbido da parte di Biden nei confronti della Cina. E circolano diverse fake news, per esempio quella sul bodyguard "cinese" di Biden con tanto di "spilla". In realtà si tratta di David Cho, coreano-americano con una lunga militanza nei Servizi Segreti Usa e già nella sicurezza di Trump.
Nel frattempo, il dipartimento di Stato guidato da Blinken ha emesso un comunicato dopo che otto bombardieri e quattro caccia cinesi sono entrati nella zona di identificazione della difesa aerea di Taiwan. Nel comunicato si esprime la preoccupazione per la "minaccia alla stabilità" derivante dalla pressione militare esercitata da Pechino e si riaffermano i legami con Taipei. Negli scorsi giorni, l'esercito taiwanese ha tra l'altro condotto esercitazioni militari.
Qualche segnale su Taiwan arriva anche dall'Europa. Il parlamento europeo ha approvato due risoluzioni che contengono un passaggio a sostegno della "democrazia taiwanese" e incoraggiano la ridiscussione delle procedure di engagement con Taipei. Il governo taiwanese spera in un possibile accordo commerciale, mentre anche in Danimarca si parla di Taipei in relazione alla sua esclusione dall'Oms.
I rapporti con la Cina restano comunque molto più sfaccettati di quanto possa sembrare a prima vista. Se a livello politico il dialogo è ufficialmente interrotto da quasi cinque anni, a livello commerciale gli scambi aumentano. Basti pensare che il 43,9% dell'export taiwanese finisce proprio nella Repubblica Popolare. Dato in aumento rispetto al 40,1 del 2019. Su questo dato ha inciso anche l'accelerazione degli ordini di Huawei per i semiconduttori TSMC in vista del ban trumpiano scattato a settembre.
CINA
Come sappiamo, nel 2021, il Partito comunista celebra il suo centesimo anniversario. Il The Economist ha dedicato uno special report alla Cina, e in particolare sulle generazioni più giovani. Ampio spazio al tema del rapporto con il partito. La "generazione Xi" viene definita sia "patriottica" (e imbevuta di nazionalismo) sia "progressiva" sul tema dei diritti sociali (ma anche individualista). Un mix interessante, che può avere ripercussioni future sulla stabilità interna.
Intanto il partito ha rivisto le regole sui diritti dei propri membri, con una ri-centralizzazione e una crescente commistione tra "diritti" e "obblighi". Su Sinocism una dettagliatissima analisi.
Abbiamo già parlato la scorsa settimana dei dati economici cinesi. Qui un'analisi più approfondita, mentre tornano allo special report dell'Economist si mette in evidenza lo squilibrio tra aree rurali e aree urbane e il gap tra province meridionali e province settentrionali. Arricchirsi è (diventato) rischioso, come scrive Simone Pieranni (che nella terza puntata di Tech Files ci porta alle origini scientifiche dell'adozione della politica del figlio unico).
Come tutti sanno, Jack Ma è ricomparso ma le valutazioni sulla presenza del partito nell'economia e la stretta data sul settore fintech restano valide.
Via al reclutamento militare 2021, anno in cui si prevede il lancio della terza portaerei dell'esercito popolare di liberazione, che si sta ammodernando anche su dotazioni terrestri e tattiche operative (come imparare l'inglese).
La Cina parteciperà al Forum di Davos con un intervento del presidente Xi Jinping che parlerà lunedì 25 gennaio, insistendo sul ruolo di Pechino all'interno del "multilateralismo inclusivo" e chiedendo un impegno comune per affrontare un'ampia gamma di questioni globali urgenti, dal controllo delle epidemie alla ripresa economica. Sul tavolo porterà gli accordi raggiunti a fine 2020, RCEP e CAI, e l'annuncio dell'obiettivo di neutralità carbonica.
Yao Jing, ex ambasciatore cinese in Afghanistan e Pakistan, è stato messo a capo dell'ufficio affari esteri nello Xinjiang. Nomina di rilievo, se si considera che Yao a Islamabad era il capo di Zhao Lijian, noto portavoce del ministero degli affari esteri.
A un anno di distanza dall'inizio del lockdown Wuhan festeggia. Ma intanto il sindaco Zhou Xianwang si è dimesso, lasciando il posto ad interim al vice Cheng Yongwen.
ASIA ORIENTALE
Dopo la conclusione del congresso del partito dei lavoratori nordcoreano, è tempo di analisi. Ci pensa qui Simone Pieranni che parla di "scuse bellicose" da parte di Kim Jong-un, che per la prima volta dichiara falliti gli obiettivi prefissati dal piano quinquennale ma allo stesso tempo rilancia sullo sviluppo nucleare.
Nonostante la sorella Kim Yo-jong non sia entrata al Politburo, la sua figura e il suo peso restano comunque centrali. Il Daily Nk ha pubblicato stralci della nuova legge "contro il pensiero reazionario".
Con l'arrivo di Biden e di Blinken si prevede un aumento della pressione su Pyongyang. Nel frattempo il ministro della Difesa sudocreano, Suh Wook, ha avuto una conversazione con il nuovo segretario alla Difesa degli Stati Uniti, Lloyd Austin, il quale ha tenuto a rassicurare Seul sull'impegno americano nel mantenere una alleanza da lui definita "più importante che mai".
Ma a cavallo dell'insediamento di Biden si sono registrati altri importanti movimenti nella diplomazia sudcoreana. Il presidente Moon Jae-in ha sostituito Kang Kyung-wha, prima donna a ricoprire il ruolo di ministro degli Esteri, con l'ex consigliere per la Sicurezza nazionale Chung Eui-yong, che come ricorda Giulia Pompili è stato l'uomo che seguiva, per conto della Corea, i colloqui Pyongyang-Washington negli ultimi anni. "La mossa è stata vista come un ennesimo tentativo di riavviare i colloqui col Nord", scrive Pompili. Harry Harris, l'ambasciatore americano a Seul finito nel mirino dei coreani per i suoi baffi "alla imperialista giapponese", ha lasciato il suo posto.
L'amministrazione Biden ha voluto rassicurare anche l'altro partner dell'Estremo Oriente, vale a dire il Giappone. Il capo del Pentagono ha infatti parlato anche con l'omologo nipponico Nobuo Kishi. Austin ha "confermato che le isole Senkaku sono coperte dall'articolo V del Trattato di sicurezza Usa-Giappone, e che gli Stati Uniti continuano a opporsi a ogni tentativo unilaterale di cambiare lo status quo nel mar Cinese orientale".
Tokyo sta assumendo una posizione più esplicita nei confronti della Cina anche sul tema del mar Cinese meridionale.
I rapporti commerciali tra Giappone e Cina sono però molto profondi. Basti pensare che Pechino è diventata il primo importatore di beni nipponici, superando gli Stati Uniti. Il nuovo ambasciatore giapponese in Cina chiede stabilità nei rapporti bilaterali.
In Mongolia, a pochi mesi dalle elezioni presidenziali di giugno, non sono contenti della gestiona pandemica e soprattutto delle ripercussioni economiche.
SUD-EST ASIATICO
Si è parlato prima della risoluzione del Parlamento europeo su Hong Kong. Al suo interno, in realtà, viene criticato anche il Vietnam, per il caso dei giornalisti arrestati nelle scorse settimane, a poca distanza dall'inizio del 13esimo congresso del Partito comunista appuntamento importante di cui però parliamo in un articolo ad hoc che verrà pubblicato in concomitanza con l'avvio dell'evento.
Il congresso si è concluso da poco, come abbiamo raccontato, anche in Laos, dove il nuovo leader Thongloun cercherà di mantenere un equilibrio nei rapporti tra Cina e Vietnam.
In Thailandia (che dopo le proteste del 2020 ha di fronte un anno chiave), una donna è stata condannata a 43 anni di carcere per aver insultato il re. Pena tra l'altro diminuita perché si è riconosciuta colpevole.
La diplomazia del vaccino cinese fa breccia a Sud-est, in particolare in Indonesia e Filippine, i due paesi maggiormente colpiti dalla pandemia nell'area.
Il Myanmar prosegue nella sua politica di cooperazione difensiva diversificata. Dopo il sottomarino ricevuto in dono dall'India, ecco un nuovo acquisto di armi russe. Durante una visita del ministro della Difesa di Mosca, Sergej Shiogu, il governo birmano ha firmato un accordo per i sistemi missilistici, droni e radar. La collaborazione tra i due paesi in campo militare dura da almeno due decenni. Negli anni la Russia ha fornito al Myanmar aerei, elicotteri, missili, veicoli corazzati e altre armi. Come ricorda Agenzia Nova, la cooperazione si è approfondita negli ultimi anni anche per quanto riguarda le esercitazioni, con l'esercito birmano che partecipa da tempo a diversi test organizzati da Mosca.
Sempre il Myanmar ha invece cancellato un investimento thailandese nel controverso progetto del mega porto di Dawei.
CINA-EUROPA
Il 2020 si era chiuso con un grande segnale di cooperazione tra Cina e Unione europea, vale a dire l'accordo sugli investimenti (qui il testo). Dal Parlamento europeo arriva però qualche segnale che lascia presagire come la ratifica di tale accordo possa non essere scontata. Con una risoluzione approvata a larghissima maggioranza (597 voti a favore, 17 contrari e 61 astensioni), è stata infatti adottata una risoluzione che chiede il rilascio immediato e incondizionato dei rappresentanti dell'opposizione democratica e degli attivisti arrestati a Hong Kong e invita a considerare l'introduzione di sanzioni mirate contro individui a Hong Kong e in Cina, tra cui il capo esecutivo Carrie Lam. “L’Ue rischia di minare la sua credibilità come attore globale dei diritti umani “, si legge nel comunicato che critica la "frettolosità" con cui Bruxelles ha chiuso le trattative.
E' innegabile che Pechino stia diventando un tema sempre più divisivo e polarizzante anche in Europa. Il che favorisce anche l'ascesa di populismi anti cinesi, se non direttamente sinofobi, ostacolo allo sviluppo di un dibattito serio e consapevole sul tema dei rapporti col Dragone. In generale, però gli europei percepiscono una Cina in ascesa, pronta a sorpassare un'America in crisi nonostante l'arrivo di Biden.
L'Ungheria di Viktor Orban diventa il primo paese dell’Unione europea a ospitare la sede di un’università cinese, in particolare della prestigiosa Fudan, 34esimo ateneo nel ranking mondiale. Ne parla qui Giulia Pompili.
La Serbia diventa invece il primo paese europeo a utilizzare ufficialmente il vaccino cinese Sinopharm. Garantisce lo stesso presidente Aleksandar Vucic, che da tempo ha rafforzato i rapporti con Pechino.
La Cina minaccia ritorsioni contro la Svezia per l'esclusione di Huawei e ZTE dallo sviluppo delle infrastrutture di rete 5G.
CINA-ASIA-AFRICA-SUDAMERICA
Interessantissimo report ISPI sulla sicurezza regionale nell'Asia post pandemica, a cura di Axel Berkofsky e Giulia Sciorati.
La diplomazia del vaccino cinese segna risultati in Pakistan, dove però sembra subire rallentamenti la Belt and Road.
Dopo gli accordi con Angola e Repubblica Democratica del Congo, la Cina conclude un accordo sul differimento del debito accumulato nei suoi confronti dal Kenya.
Spunti in arrivo dal Brasile. Uscito dalla Casa Bianca Trump, il paese guidato da Jair Bolsonaro ha deciso di non imporre il ban a Huawei sullo sviluppo del 5G locale, mentre accelera sulla distribuzione del vaccino cinese.
Sul China Daily si suggerisce l'ipotesi che il coronavirus possa avere avuto come origine il Brasile. Come nota Bill Bishop, un viaggio di Xi Jinping nel paese sudamericano nello stesso periodo incriminato (la fine del 2019) potrebbe diventare però un boomerang a livello narrativo.