Esteri
Usa, consigliere di Berlusconi Valentini: “Ha perso Trump, non il trumpismo”
''Trump ha perso, ma il trumpismo non è stato sconfitto...''. Parola di Valentino Valentini, deputato di Forza Italia, da oltre vent'anni consigliere di Silvio Berlusconi per la politica estera e le relazioni internazionali. L'esponente azzurro fa un'analisi delle presidenziali Usa che vedono in netto vantaggio il candidato democratico Joe Biden rispetto all'attuale capo della Casa Bianca, e si dice convinto che ''queste elezioni siano state un vero e proprio referendum contro Trump".
Una "rielezione, del resto, spiega Valentini all'Adnkronos, "si trasforma sempre in un referendum su chi ha già il potere, ma mai come questa volta, perché abbiamo quasi 70 milioni di persone che hanno votato a favore del presidente in carica, mentre tutti gli altri hanno chiaramente espresso un voto contro il presidente in carica, non certo a favore di Biden...''.
"Questo -dice il deputato di Fi, uno dei fedelissimi di Arcore, capogruppo forzista in commissione Esteri della Camera- spiega come mai il 'referendum' su Trump si sia risolto all'ultimo minuto e si capisce anche dal risultato delle elezioni alla Camera e al Senato. Chi aveva proposto la sconfitta del presidente in carica pensava che venisse travolto anche il trumpismo, ma così non è stato. E proprio su questo ora bisognerà interrogarsi nelle prossime settimane...".
Secondo Valentini ''con Biden, per dirla all'italiana, si vince al centro, ma proprio nel contesto di una delle elezioni più polarizzate che l'America abbia mai conosciuto''. Dietro Biden, non c'è solo Obama di cui è stato vicepresidente, ma ''c'è tutto l'establishment del Partito democratico, che ha deciso di puntare sul candidato più di centro rispetto a Sanders, per poter raccogliere su di lui anche i voti degli americani moderati".
L'eventuale conquista della Casa Bianca da parte di Biden, sottolinea Valentini, non cambia nulla per l'Italia: ''I rapporti tra il nostro Paese e gli Stati Uniti sono sempre stati buoni, ora la differenza sostanziale è che Biden dovrebbe optare per un approccio più multilaterale rispetto all'approccio trumpiano di carattere bilaterale o, come dicono gli americani, transazionale. La forza di Trump è stata quella di rinegoziare gli accordi multilaterali degli Stati Uniti, come quello col Pacifico e con il Messico, e di utilizzare la minaccia doganale, mentre Biden dovrebbe tornare a una gestione che vede gli Usa leader dell'assetto istituzionale che la stessa America aveva creato dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale...''.
''Trump vedeva di buon occhio la Brexit e la Gran Bretagna -fa notare Valentini- mentre Biden si era espresso a favore dell'Unione europea. Questo non significa che l'America non continuerà a difendere i propri interessi, ma che questo verrà fatto in maniera più prevedibile. Trump aveva fatto della propria imprevedibilità la cifra della propria azione politica interna ed estera, Biden, al contrario, che ha una lunga esperienza come presidente della commissione Esteri del Senato e come vicepresidente di Obama, concepisce l'America al centro di una rete di interessi diplomatici ed economici, che non intende in nessun modo tralasciare ma, anzi, potenziare".
''Trump -rimarca il deputato di Fi- si considera il re dell'arte del negoziato. Ha scritto nel 1987 l'autobiografia 'The art of the deal', 'L'arte di fare affari', un libro dove spiega come regolare i rapporti bilaterali tra Usa e il resto dei paesi del mondo, che non è certo un tipo di rapporto inquadrato da regole e norme delle istituzioni internazionali, come l'Ue, il Wco e la stessa Nato''. Valentini non è sorpreso dalla richiesta di Trump di fare ricorso alla Corte Suprema, annunciata quando lo spoglio elettorale era solo agli inizi: ''Fa parte di una strategia precisa.
Probabilmente insicuro della propria vittoria, Trump ha innanzitutto nominato un giudice della Corte Suprema forzandone l'approvazione per avere un sicuro vantaggio in quel consesso. In secondo luogo, ha chiesto ai propri elettori di non votare per via postale, ma di recarsi massicciamente alle urne, perchè questo avrebbe fatto sì che i suoi voti sarebbero stati contati prima e Trump, di fatto, si aspettava di essere in testa nettamente in molti Stati, cosa che poi si è verificata. A questo punto -sottolinea- sapendo che i 100 milioni di voti che sarebbero arrivati via posta erano all'80% per Biden, Trump aveva gia' previsto una strategia per la quale questi ultimi non avrebbero dovuto essere contati".
"La strategia -sostiene Valentini- si fondava sul fatto che le regole sul conteggio delle schede sono diverse da Stato e Stato e tutto questo può dare adito a situazioni anomale. Non solo, l'effetto visivo per i suoi elettori di un progressivo erodersi della maggioranza rossa, a favore di una marea blu che sale lentamente, fa gridare Trump al 'furto' di elezioni: 'Mi hanno sottratto le elezioni', ha tuonato''