Esteri
Usa 2020: per Bloomberg dati sfavorevoli. Svolta al centro Dem a rischio flop
Bloomberg prova a dare la svolta al centro ai Dem, ma i primi sondaggi che lo includono lo danno sotto il 4 per cento
"Io ripeto il concetto: per me si vince al centro. E sono molto curioso di vedere come andrà a finire". Matteo Renzi, leader di Italia Viva, ha commentato così l'ufficialità della candidatura di Michael Bloomberg alle elezioni Usa 2020. Una mossa che è stata in gestazione per diverso tempo e sulla quale alla fine l'ex sindaco di New York ha rotto gli indugi, aggregandosi alla già affollata compagine di candidati alla Casa Bianca in corsa alle primarie dei Democratici. Ma i dati, almeno per ora, sembrano dire che la svolta al centro dei Dem auspicata da Renzi, parta in salita.
Nei più recenti sondaggi di YouGov, di poco precedenti alla discesa in campo di Bloomberg, il 78 per cento degli elettori democratici si dice soddisfatto dei propri candidati, mentre solo il 22 per cento vorrebbe più scelte. Non solo. Nei primi sondaggi che hanno incluso anche il suo nome, Bloomberg non raggiunge neppure il 4 per cento che serve per qualificarsi al dibattito dei candidati Dem in programma a dicembre. A seconda degli istituti di ricerca, la percentuale degli elettori democratici che ha espresso la precisa volontà di votare Bloomberg oscilla tra l'1 e il 3 per cento. Insomma, non proprio un'ondata di consenso.
Non è tutto. Un altro dato appare ancora più significativo: solo il 37 per cento degli elettori democratici ha un'opinione positiva di Bloomberg, mentre il 31 per cento ha un'opione negativa. Si tratta di dati mediocri, anche perché sono stati raccolti tra i militanti Democratici, che solitamente riservano un gradimento ben più alto agli altri candidati alle primarie.
Un altro elemento che gioca contro la candidatua di Bloomberg è certamente il fattore temporale: la sua discesa in campo, a meno di un anno dalle elezioni, appare in ritardo rispetto ai competitor, che hanno già avviato le loro campagne dandovi una struttura ben precisa e riconoscibile. Certo, Bloomberg può contare su un portafoglio molto profondo. Solo per gli spot televisivi che saranno trasmessi nelle prossime due settimane, Bloomberg ha investito 30 milioni di dollari.
La decisione di Bloomberg è maturata per provare a dare una sterzata verso il centro ai Democratici, visto che il candidato più "istituzionale", Joe Biden, appare in netta difficoltà e non sembra scaldare particolarmente i cuori degli elettori. Una strategia che lo colloca nell'alveo dell'area dei lealisti e dell'establishment del partito, messo però alle corde dai candidati più radicali, Bernie Sanders e, ancora di più, Elizabeth Warren.
L'ala sinistra del partito, con i suoi candidati in crescita, avrà gioco facile a sfruttare in campagna elettorale il parallelo tra Bloomberg e Donald Trump. Non a caso, Sanders ha subito tirato in ballo il portafoglio del suo nuovo rivale di partito: "Crediamo che i miliardari non abbiano il diritto di comprare le elezioni", ha detto di Bloomberg, prevedendo che "non andrà lontano in queste elezioni". Da parte sua, l'ex sindaco di New York ha subito fatto sapere che rinuncerà al salario nel caso diventasse presidente. Difficile basti per conquistare i cuori più a sinistra.
Anche nel caso di una complicata rimonta nelle primarie democratiche, Bloomberg si troverebbe di fronte altri due ostacoli nel caso di una competizione diretta con Trump per entrare alla Casa Bianca. Uno di questi è il timore legato a un suo possibile conflitto di interesse, considerando che Bloomberg dirige un impero editoriale composto da quasi tremila giornalisti e quasi ventimila dipendenti sparsi in giro per il globo in 69 paesi. Tra questi anche la Cina, vale a dire il maggiore rivale strategico e geopolitico di Washington. In passato il New York Times aveva anche raccontato della cancellazione di un'inchiesta sulle ricchezze di alti funzionari cinesi da parte dell'agenzia. E negli scorsi giorni, a ridosso dell'annuncio della candidatura, Bloomberg ha cancellato la sua partecipazione al New Economy Forum di Pechino. Visto il clima e la strategia anti cinese dei Repubblicani (e non solo, per la verità), Trump non esiterà a usare anche questo tema per battere il possibile rivale.
@LorenzoLamperti