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Usa, Kamala Harris candidata: un passo avanti e due indietro?

Usa, Kamala Harris candidata: un passo avanti e due indietro?

Il discorso a Chicago alla convention del Partito Democratico Usa di Kamala Harris, vicepresidente uscente e prima donna nera candidata alla presidenza degli Stati Uniti, non ha alzato il livello politico del confronto-scontro elettorale con Donald Trump. Anzi! Bisogna chiamare le cose per nome. La convention del Partito Democratico Usa è stata una kermesse paesana, una esibizione propagandistica, con scarsi contenuti politici. I nodi del mondo, numerosi e anche drammatici, sono rimasti fuori come se l’America non avesse le sue responsabilità di quel che sta accadendo e non sia impegnata a scioglierli. Gli Stati Uniti non sono un Paese qualsiasi, specie per il peso economico e militare internazionale, per aver contribuito in modo decisivo alla sconfitta del nazi-fascismo nella seconda guerra mondiale ed essere stati ed essere il baluardo della democrazia internazionale, pur con svarioni passati alla storia, come la guerra in Vietnam e non solo. Le prossime elezioni del 5 novembre  non riguardano solo gli americani perché le ripercussioni saranno internazionali.

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Dunque, quel che dicono la Harris e Trump sul futuro degli Usa e del mondo, interessa tutti. Al di là della frase di circostanza: “Sarò la presidente di tutti” assicurando semplicisticamente e con scarso senso del limite che lei è la “gioia” degli americani,  Kamala Harris ha incentrato il suo discorso a Chicago su diritti civili, aborto e matrimoni gay. I diritti civili sono una causa storica, ma ormai sono diventati sinonimo di diritti sessuali e riproduttivi. Che Trump, a suo dire, vorrebbe eliminare del tutto. Tutto qui? Tutto qui.

La Harris, si dice nel suo partito, sa leggere e interpretare quel che sta avvenendo in America. Quando  la Harris è nata, negli anni Sessanta, ad oggi, le coppie sposate con figli sono calate dal 44% al 18% della popolazione statunitense. Quella di oggi è una nazione di single che nello stesso arco di tempo sono passati dal 13% al 29%. È soprattutto a loro che la Harris si rivolge per cercare consensi. Il mondo e i suoi tanti e gravi problemi? Chissà. Insomma, poco si sapeva prima sulla reale linea politica nazionale e internazionale di Kamala Harris, poco si sa adesso, dopo questo discorso-propaganda, di fatto una arringa anti Trump, discorso definito “storico” solo perché è la prima donna di colore candidata presidente.

Tra meno di 20 giorni arriverà il primo e probabilmente unico confronto televisivo fra Harris e Trump, il tycoon che ha pubblicato decine di messaggi sconnessi, per lo più frecciate al vento, sui social media durante il discorso della sua avversaria. La fine delle convention segna storicamente l’inizio dell’ultima fase della campagna elettorale. Mala tempora. Che dire se non “Povera America”, povero mondo, poveri noi! Contenti solo i rais di Russia, Cina, Corea del Nord e i loro compagni e amici, vecchi e nuovi. 






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