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Esteri
Voto Gb, forte e stabile? Chi è Theresa May, la grande sconfitta

"Forte e stabile": così Theresa May si è presentata ai britannici per convincerli a confermarla a capo del governo britannico. Ma esce dal voto più fragile e insicura che mai, perdendo la maggioranza che il suo partito conservatore aveva fino a qualche settimana Fa a Westminster. All'indomani del voto shock sulla Brexit e delle dimissioni del suo predecessore conservatore David Cameron, May si è seduta sulla poltrona di Downing Street a luglio 2016 interpretando il ruolo di leader calma e competente, in grado di gestire le turbolenze dell'uscita dalla Ue. "Brexit vuol dire Brexit" ha ripetuto a martello la donna che prima del referendum aveva fatto, molto discretamente, campagna per la permanenza nella Ue, indicando così che non intende tradire la sua missione. Seconda donna a entrare a Downing Street dopo Margaret Thatcher, May è una sessantenne alta e sottile, elegante, dai capelli corti grigi, come gli occhi.

Ha indetto le elezioni anticipate, dopo aver promesso a lungo di non farlo, per tentare di rafforzare l'esile maggioranza parlamentare in vista del difficile negoziato sulla Brexit. "Se fossi seduto a Bruxelles e la guardassi pensando che lei è la persona con cui negozierò, mi direi che è una gradassa che fugge al primo segnale di battaglia" le ha detto, spietato, il commentatore di SkyNews, Jeremy Paxman, attaccandola sulle sue giravolte in campagna elettorale. Si è rivelata a disagio nel contatto con gli elettori, limitandosi al minimo indispensabile per i bagni di folla e rifiutando un confronto televisivo diretto con il rivale Jeremy Corbyn. Spesso paragonata all'illustre "Maggie" Thatcher, Theresa May è sembrata a volte più simile alla cancelliera tedesca Angela Merkel, che come lei è figlia di un pastore, conservatrice, pragmatica, sposata da molti anni, senza figli. Ma l'atteggiamento nei confronti del presidente Usa Donald Trump è diametralmente opposto.

Angela Merkel gli è apertamente ostile mentre Theresa May lo difende, spingendosi a dichiarare che "gli opposti si attraggono". Theresa Brasier è nata il 1 ottobre 1956 a Eastbourne, cittadina costiera nel Sudest dell'Inghilterra. Dopo gli studi di geografia a Oxford, dove ha incontrato il marito Philip, e un veloce passaggio alla Banca d'Inghilterra, è stata eletta nel 1986 consigliera del facoltoso distretto londinese di Merton prima di entrare a Westminster nel 1997 in rappresentanza del seggio conservatore di Maidenhead (sud dell'Inghilterra). Tra il 2002 e il 2003 è stata la prima donna segretario generale del patito conservatore. Nel 2005 si allea a David Cameron nella sua scalata al partito e viene ricompensata nel 2010 con il portafoglio degli Interni, che terrà fino a quando andrà a guidare il governo nel 2016.

Agli Interni ha seguito la linea della fermezza, contro i criminali, ma anche contro i clandestini o i predicatori islamici. Descritta come "una donna dannatamente difficile" dall'ex ministro conservatore Kenneth Clarke, sceglie un abbigliamento classico mitigato dalle scarpe fantasiose, in particolare leopardate. E' stata definita "calma", "sgobbona", "riservata ma molto disponibile" dai suoi ministri intervistati dall'Afp. Una delle sue collaboratrici, che ha voluto restare anonima, ha sottolineato la sua "incredibile capacità lavorativa" e il fatto che è "esigente", mentre "detesta il rischio".

Per tentare di ovviare al deficit di umanità che le viene rimproverato, ha confidato in una serie di interviste insieme al marito durante la campagna elettorale, che ama il trekking e la cucina e che l'artista di strada Banksy "non è il suo tipo". E' stata molto presa in giro negli ultimi giorni della campagna per aver confessato che una delle cose più "cattive" che ha fatto da piccola è stato "correre in un campo di grano". Nel 2013 ha rivelato di essere diabetica, ma ha sottolineato che questo non interferisce con il suo lavoro, anche se è costretta a iniettarsi insulina più volte al giorno. Occorre "conviverci" ha detto stoicamente.


LE RAGIONI DELLA SCONFITTA: L'ANALISI

Anche secondo molti suoi compagni di partito Theresa May ha condotto una campagna "disastrosa": ecco cinque motivi per cui le cose non sono andate a come avrebbe voluto la premier conservatrice britannica, che ha perso la sua maggioranza parlamentare con il voto di ieri.

- May avrebbe dovuto diffidare quanto ha indetto il voto con tre anni di anticipo ad aprile, dopo aver ripetuto a lungo che non l'avrebbe fatto. Allora tutti prevedevano un suo trionfo sui laburisti, ma i libri di storia dicono che l'esercizio è pericoloso. I conservatori avevano già indetto elezioni anticipate nel 1974, per perderle meglio contro i laburisti. Il predecessore di May, David Cameron, era convinto di vincere il referendum sulla ue del 2016,ma poi ha dovuto dare el dimssioni, battuto dalla Brexit. "Era una scommessa e Theresa May l'ha persa. Questo pone al questione della sua perspicacia in politica" dice Mike Finn, politologo dell'università di Warwick.

- Il programma dei conservatori comprendeva una misura molto impopolare sulle cure agli anziani, subito soprannominata la "Dementia Tax". La polemica è esplosa subito e quattro giorni dopo la premier ha dovuto fare una drammatica marcia indietro. Ma il danno era fatto: Theresa May è accusata di cambiera spesso idea, cala nei sondaggi e non riesce più a far sentire il suo messaggio sulla Brexit. "Theresa May ha rovinato al sua campagna e sono ancora gentile, il messaggio veicolato è stato scoraggiante e la marcia indietro sulla cura degli anziani una catastrofe" ha commentato la deputata conservatrice Anna Soubry, rieletta per un pelo.

- I tre attentati terroristi che hanno insanguinato il Regno Unito da marzo hanno inevitabilmente portato il dibattito sulla questione della sicurezza, tradizionalmente punto forte dei conservatori. Ma i laburisti hanno abilmente posto l'austerità Tory e i tagli al bilancio delle forze dell'ordine, 20mila agenti in meno nei sei anni di May ministra degli Interni, al centro del dibattito elettorale. Nonostante un pedigree pacifista il leader laburista Jeremy Corbyn ha proposto l'assunzione di 10mila agenti di polizia tra le altre misure di bilancio. May si è rifiutata di farlo.

(Segue...)

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