Esteri
Zelensky colpevole? Trump non è impazzito, ecco la sua strategia
O si fa l'Europa, oggi, o si muore. L'hanno capito a Bruxelles?
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Donald Trump Davos
Guerra Ucraina, la vera strategia di Trump
A leggere le ultime dichiarazioni di Donald Trump e del suo sodale Elon Musk ("la quantità di denaro elargito all'Ucraina è disgustosa") la domanda sorge spontanea: sono impazziti? Sono guidati da hacker russi che ne hanno "piratato" il cervello? No, ovviamente.
Quando Trump parla lo fa sempre seguendo l'aforisma "mira alla luna, mal che vada finirai tra le stelle". E dunque lui non si siede al tavolo delle trattative, lui il tavolo lo mina, lo fa saltare e solo dopo, da una posizione di forza, si siede per trattare. Quando dice che l'Ucraina non è un Paese aggredito lo fa non perché ci creda veramente, ma perché ha bisogno di spezzare l'abbraccio sempre più stretto tra Cina e Russia.
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Il calcolo è semplice: se quei due Paesi si mettono insieme, gli Usa finiscono in minoranza. Altro che protettori del mondo, Washington diventerebbe - per la prima volta dalla fine della Guerra Mondiale - "uno dei tanti". Quindi sacrificare l'Ucraina, concedere alla Russia quasi tutto quello che vorrà e tanti saluti. Mettendo fine alla partita, senza tanti fronzoli.
E l'Europa? Pensoso vassallo che prova a pigolare, ma non riesce neanche a trovare una voce unitaria, si muove alla rinfusa e rinvia ancora una volta la creazione degli Stati Uniti d'Europa. Questo Trump lo sa bene, e gode: perché gli Usa hanno protetto sostanzialmente gratis il Vecchio Continente per 80 anni e oggi chiedono qualcosa in cambio.
Ci sono due strade, ma quella che stiamo prendendo è ovviamente quella sbagliata. C'è la possibilità di alzare la spesa militare di diversi punti percentuali rispetto al Pil, servendosi dagli Usa che così ci guadagnano due volte (smettono di proteggerci e in più aumentano le commesse di armi). Oppure si organizza un'industria europea degli armamenti, la si fa crescere e si trova soprattutto il modo di finanziare tutto questo.
Come? Debito comune, che prelude a una sorta di Stati Uniti d'Europa finalmente efficaci. Anche perché oggi, onestamente, a parte sproloquiare di improbabili pacchetti di sanzioni (che non funzionano) l'Europa dovrebbe parlare con una sola voce. E invece non si bandiscono i personalismi: Emmanuel Macron è sempre pronto a mettersi in mostra, Olaf Scholz non lo ascolta neanche più la sua famiglia ma comunque parla, e via dicendo. O si fa l'Europa, oggi, o si muore. L'hanno capito a Bruxelles?