Food

Basta seguire le mode culinarie: l'ingrediente per il food del 2025 è la "consapevolezza" alimentare

Basta con l'etnico, con prodotti di nicchia. A tavola nel 2025 la farà da padrone l'attenzione agli ingredienti e all'alimentazione

di Nadia Afragola

Food, nel 2025 a tavola trionfa la consapevolezza alimentare

Ogni anno la cucina regala a tutti noi in ingrediente speciale, qualcosa che diventa di moda al punto da trovarcelo nel piatto in ogni portata, che sia antipasto, primo, secondo o dolce. Basti pensare a quanto accaduto negli ultimi anni al Pistacchio o allo zenzero, alla cannella o alla curcuma, al lievito madre o alla kombucha. Bene il 2025 sarà diverso, profondamente culturalmente.

Non ci faremo infatti attirare da chissà cosa, ma cambieremo anzi, cresceremo nel nostro essere consumatori e clienti.

Quindi il 2025 sarà l’anno della consapevolezza: la carne la mangeremo ancora, a patto che sia tracciata. Si vuole avere la coscienza a posto in altre parole, o almeno provarci. Faremo caso alle etichette dei cibi, perché finalmente abbiamo capito che è importante conoscere il tipo di alimento che stiamo acquistando, gli ingredienti che lo compongono, il luogo in cui è stato prodotto.Il fermo pesca? Si discute meno. Il tonno? È a rischio estinzione lo sanno anche i muri, e quindi si richiede meno, si trova meno nelle carte dei ristoranti. L’avocado era il superfood di tendenza, così “instagrammabile” in un toast o in un poke. Era il simbolo di chi voleva avere una dieta sana ed equilibrata ma a che prezzo? Dietro la sua produzione si nasconde la deforestazione, la perdita di biodiversità, la criminalità e l’inquinamento. Oggi la gente tutto questo lo sa, ecco perché non sarà più di tendenza nel 2025. E sappiamo anche che non tutto il pistacchio di Bronte che ci viene spacciato per tale arriva dalla Sicilia e allora basta farsi prendere in giro, no? Mangeremo meno pistacchio, probabilmente anche meno Tartufo, perché come sopra abbiamo capito che non tutto è oro quello che luccica.

Nel 2025 non ci faremo abbindolare, meno marketing e più ciccia. Un esempio? Il gelato in vetrina ha sempre venduto di più perché dagli anni ’90 la comunicazione è visiva. Oggi non funziona più così, in tanti cercano un banco a pozzetti o passano oltre. Perché la gente non vuole più vedere il gelato per comprarlo, vuole che sia conservato nel modo giusto, che non sia pieno di cristalli di ghiaccio, che il gusto menta non sia verde per via dei coloranti che ci hanno messo dentro

Cosa faremo nel 2025? Sceglieremo. Consapevolmente. Cibi sani, poco raffinati che fanno bene alla nostra salute, ma anche all’ambiente. Sono anni che si parla di agricoltura biologica, di filiera corta, slogan che finalmente entrano a far parte del nostro stile di vita. Basta alla fine seguire la natura delle cose, e la natura delle cose impone una stagionalità che non contempla la possibilità di mangiare fragole e pomodori 365 giorni all’anno.

E poi? Il consumo di vino vive una fase di contrazione da lungo tempo. Beviamo meno per vari motivi, perché poi non possiamo più metterci alla guida per tornare a casa, perché magari correremo una maratona, giocheremo a calcetto con gli amici, a tennis con i colleghi, e non è il caso di cedere ai fumi dell’alcool. Perché l’alcool funziona meno: si dice così quando si parla di trend. Ma berremo, berremo probabilmente vino dealcolato e per questo dobbiamo ringraziare il ministro dell’Agricoltura Francesco Lollobrigida che lo scorso 18 dicembre ha reso legge ciò che fino a una manciata di anni fa pareva fantascienza: si potrà produrre vino privato dell’alcol e la bevanda ottenuta potrà essere chiamata “vino”. Per buona pace di tutti, comprese le cantine che potranno sfruttare una nuova fetta di mercato.

E mangeremo nel 2025, mangeremo sempre meglio e sempre più le cucine del mondo, le sceglieremo al ristorante e al supermercato. Una recente ricerca di Amagi-Norstat ha dichiarato che il 45% delle famiglie italiane acquista sempre più prodotti etnici in Gdo e trova una scelta sempre più ampia. E la richiesta aumenta e l’offerta le andrà dietro. Lo dicono i numeri. E non mentono, mica sono tendenze da quattro soldi che durano il tempo di far scuocere un piatto di spaghetti! 

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