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Il monastero abbandonato dalle suore torna a produrre vin santo

@Andrea_Radic

Il Monastero “del Moscato” di Santo Stefano Belbo, chiuso nel 2010, tornerà a produrre vino

NELLE LANGHE DI CESARE PAVESE, IL MONASTERO “DEL MOSCATO” DI SANTO STEFANO BELBO, ABBANDONATO DALLE SUORE PER MANCANZA DI VOCAZIONI, TORNERÀ A PRODURRE VINO PER LE MESSE D’ITALIA GRAZIE ALLA CANTINA BEPPE MARINO. DA “CANTINE APERTE” (28-29 MAGGIO)

Il Monastero “del Moscato” di Santo Stefano Belbo, chiuso nel 2010, tornerà a produrre vino da Messa grazie alla cantina Beppe Marino Di ville, castelli ed abbazie dove, proseguendo una tradizione secolare, si continua a produrre vino, l’Italia enoica è particolarmente ricca. 

E tanti sono anche le case history che vedono rinascere la vite in luoghi che appartengono al nostro patrimonio storico-culturale, in cui un tempo veniva coltivata: sono le cosidette operazioni di “archeologia enoica”. Ma c’è anche un altro caso, il cui ultimo “exemplum” arriva dal Piemonte, nelle Langhe che hanno dato i natali a Cesare Pavese, con la riapertura del Monastero “del Moscato”. 

A malincuore, quattro anni or sono, le ultime suore della Congregazione delle Figlie di San Giuseppe residenti nell’edificio, finemente ristrutturato e dotato di moderni macchinari per la produzione enologica, rimasti in disuso da allora, dopo aver smaltito le scorte della vendemmia 2010 del Moscato prodotto per la celebrazione eucaristica delle Messe di tutta Italia, secondo una tradizione radicata nel territorio dal 1906, hanno dovuto lasciare il Monastero per mancanza di personale, dovuta a una flessione delle vocazioni. Ma più che dall’alto, la salvezza è arrivata direttamente dalla comunità locale: la famiglia Marino, santostefanese da sempre e proprietaria della cantina Beppe Marino, ha deciso di trasferire la sua produzione nello storico Monastero delle “Suore del vino bianco”, e continuare ideologicamente quell’attività di passione, amore e attenzione al territorio che le consorelle avevano iniziato e portato avanti per più di un secolo. Le porte del Monastero riapriranno, in anteprima, per “Cantine Aperte”, l’evento promosso dal Movimento Turismo Vino, il 28 e 29 maggio.

“Il Monastero era luogo di una grande importanza sociale e culturale che, al pari dei natali pavesiani, dava lustro nazionale e non solo a Santo Stefano Belbo - dice Maurizio Marino, figlio di Beppe ed enologo dell’azienda di famiglia - per questo non ci siamo lasciati sfuggire l’occasione di utilizzare questa nuova sede per proseguire la nostra attività e far rinascere idealmente quella delle Figlie di San Giuseppe”. Il Monastero era anche un centro di aggregazione per la gioventù locale, che nel grande cortile del Monastero trascorreva i pomeriggi di gioco dopo la Messa o dopo le ore di Catechismo: un vero e proprio punto di riferimento, spirituale e sociale ancor prima che economico, per tutti i cittadini. “La sfida è grande - prosegue Marino - ma siamo davvero onorati di avere la possibilità di rimettere in funzione una struttura che è così fortemente legata alle tradizioni e alla storia del nostro piccolo Paese, come del resto ci sentiamo noi, radicati qui a Santo Stefano e fieri di esserlo”.

L’azienda Beppe Marino produce vini tipici di Langhe e Monferrato dal 1972: Moscato d’Asti, soprattutto, ma anche Barbera d’Asti, Freisa, Dolcetto d’Alba, Chardonnay e Brachetto.
Info: www.cantinadelvinsanto.com - www.beppemarino.it