Food
Una tavolozza di Dim Sum (e non solo) da Blue Ginger a Milano





Un viaggio tra i sapori d’Oriente da Blue Ginger a Milano, in zona Tortona, ristorante aperto da quasi 10 anni da Elena Shang
“Mi presento: mi chiamo Shang (il cognome in Cina viene prima del nome) Jiang Cong. Sono in Italia da quando avevo 16 anni e, chissà, forse è per questo che tutti ormai mi chiamano Elena. A precedermi sono stati i miei genitori: primi a venire in Italia, primi ad aprire un ristorante. Erano gli Anni Ottanta: studiavo marketing e italiano. Il resto del tempo lo trascorrevo aspirando il profumo dei fornelli. Naturale perciò che prima o poi finissi con l’aprire un ristorante anche io. Si chiama Blue Ginger e, da quando è nato, nel 2008, non ha fatto che crescere. Soprattutto in consensi”. Inizia così il libro “Cina. 100 ricette facili da realizzare a casa propria” di Elena Shang (Ed. Gribaudo), patron e anima del ristorante Blue Ginger in Viale Carlo Troya, 22 a Milano, dove è affiancata dallo chef Cheng Kang. Un posti dove scoprire specialità della cucina cinese, soprattutto, ma anche giapponese, thailandese e vietnamita, accompagnate da una ricca lista di vini e the.
Innanzitutto al centro dell’interesse dello chef ci sono i Dim Sum, i più classici ravioli cinesi, proposti in versioni gustose e curiose, abbinando ingredienti e profumi che partono dalla tradizione e portano poi a nuovi abbinamenti, nuovi mix di materie prime e di consistenze. Un viaggio di sapori e di colori, disposti in maniera circolare sul piatto, come fosse una tavolozza.
Tra i nuovi sapori proposti dallo chef ecco il Dim Sum con bacche di goji e gamberi, quello con cioccolato e astice, per passare al Dim Sum al mirtillo e branzino. E poi, passando dal mondo dei frutti rossi, l’abbinamento lampone e gamberoni, o ancora barbabietola con rombo, noci e mango. Deliziose infine le tre proposte con impasto al basilico e ripieno al polipo, oppure impasto al nero di seppia e ripieno al calamaro e ancora impasto all’arancia con ripieno al salmone.
Grande attenzione anche agli ingredienti, con una predilezione per quelli di stagione e una ricerca che privilegia e reinterpreta anche le materie prime di provenienza locale. A chi pensa che la cucina cinese e quella italiana siano molto diverse Elena Shang spiega: “Non è così. Il 99% dei prodotti utilizzati è lo stesso. Fanno eccezione solo pochi ingredienti, peraltro non tipici della cucina cinese di tutti i giorni, come i famosi nidi di rondine, che in Italia, va da sé, non esistono. Tra le due cucine ci sono più somiglianze che differenze. Forse la più significativa è che noi abbiamo una passione per la soia (che si tratti di tufo o salsa), ottima fonte di proteine vegetali e di sapore. E voi no. O forse è meglio dire: non ancora”.

Spiega poi Elena Chang, sempre nel suo libro di ricette cinesi: “I locali cinesi in Italia sono cambiati nel corso dei decenni. Molti sono diventati genericamente panasiatismi, alcuni si sono convertiti alla cucina giapponese. Altri ristoranti, come il mio, hanno deciso di implementare la qualità dell’offerta con piatti provenienti da altre zone della Cina e reinventati, anche alla luce della prossimità dei vari prodotti e della loro stagionalità. L’obiettivo è quello di coniugare culture, far incontrare sapori, arricchire, là dove possibile, ogni preparazione con ingredienti e materie prime prodotte in loco, nel rispetto della natura e dei suoi ritmi”.
Non solo. Da Blue Ginger, locale firmato dagli architetti Alessandro e Francesco Mendini, si respira un'atmosfera postmoderna, grazie anche ai colori tenui, alla musica soft e alle tavole del grafitista Bros appese alle pareti. E’ questo che in quasi 10 anni di vita ha portato il ristorante di Elena Shang a diventare un punto di riferimento per un viaggio tra le cucine asiatiche e per gustare sapori diversi, mai esagerati e sempre gustosi.