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Emergenza clima, i 150 leader mondiali cercano soluzione con urgenza

di Paola Serristori
“Entro le 12 di sabato 5 riceverò una bozza del testo a cui si sta lavorando per giungere alla firma dell'accordo sul cambiamento climatico. Ho chiesto che sia il più precisa possibile, di modo da poterci concentrare, a partire da quella data, sui punti politici. Abbiamo ricevuto un mandato senza ambiguità dai Capi di Stato e di governo e non possiamo fallire. La conferenza COP21 è cominciata bene. Lo stato d'animo è positivo, per la dinamica e per il contesto, e stimolante per l'accordo”. Con queste parole il presidente di COP21, il ministro degli Esteri francese Laurent Fabius, “ufficializza” la sensazione che i leader del mondo firmeranno l'impegno a ridurre l'inquinamento per contenere l'aumento della temperatura entro la fine del secolo ad almeno 2° C. L'atmosfera non è, in realtà, delle più serene, e per l'inizio della conferenza stampa le misure di sicurezza vengono rafforzate. Nonostante tutto, si va avanti. Accanto a lui siede Christiana Figueres, Segretario esecutivo della Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici.
“La presenza di 150 Capi di Stato e di governo - prosegue il presidente di COP21 Fabius - sottolinea la forte volontà di arrivare ad un accordo. Volendo riassumere in tre parole lo spirito di questa Conferenza delle Parti (COP), dico: urgenza, senso di responsabilità, giustizia. E' evidente che i leader sono d'accordo sull'urgenza di trovare una soluzione. La responsabilità di questa COP21, la nostra missione, è di arrivare ad un accordo. I presidenti di America e Cina, i due Paesi più inquinanti, hanno pronunciato parole molto chiare. E' molto importante procedere velocemente. E per quanto riguarda i Paesi in via di sviluppo, essi devono essere assistiti sulla 'giustizia climatica'.” Egli sottolinea le due novità importanti rispetto al passato: “Nel campo dell'innovazione pubblico-privato, la prima è il finanziamento a tecnologie pulite, grazie ad una ventina di grandi investitori privati riuniti da Bill Gates, che metterà a disposizione 2 miliardi di dollari. La seconda è l'Alleanza solare tra più di 120 Paesi, che il primo ministro indiano Narendra Modi ha messo insieme”. Poi elenca i principali eventi della Conferenza, cita un altro fondo di 80 milioni che ha già 4 Stati finanziatori per dotare i Paesi in via di sviluppo di un sistema di allerta delle catastrofi, sul modello di quello in uso in Giappone dal marzo 2015. Si parla molto di soldi, oltreché di danni all'ecosistema, in questa edizione della COP.
E non è un caso.L'India ha preparato uno studio, distribuito anche nel suo Padiglione, sulla “falsità” dei finanziamenti promessi dai Paesi industrializzati a quelli in via di sviluppo. Si tratta di una contro-analisi delle cifre diffuse dall'Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico (OCSE), a cui aderiscono 34 Paesi. In buona sostanza, si ribatte che dei 100 miliardi di dollari “promessi” ogni anno ai Paesi in via di sviluppo ne sono stati raccolti dal 2013 sì e no un quinto all'anno. Com'essere sicuri di firmare un accordo con questa contropartita garantita sulla carta, ma che in pratica non si è riusciti sinora a reperire? Se lo chiede l'India, ma è probabile che così come il Paese ha manifestato l'ambizione di diventare leader nell'Asia per il rinnovamento energetico, si faccia altrettanto portavoce dei malesseri degli altri Paesi emergenti. Dunque, prima della firma bisogna mostrare le donazioni di denaro. Fabius non indietreggia neppure di fronte alle difficoltà che lo stesso presidente americano Barack Obama ha col Congresso, contrario all'abbandono del carbone. “La posizione del Congresso non è una sorpresa. Non posso entrare negli affari interni di un Paese, ma posso dire che l'importante è che non impedisca alle trattative per l'accordo di avanzare. Conosciamo uno studio di opinione negli Usa sulla popolazione e le cifre mostrano sia tra gli elettori democratici che repubblicani la presa di coscienza dei problemi legati al clima è forte. A COP21 sono rappresentate più del 96 per cento di emissioni di gas ad effetto serra e questo è un altro dato significativo”.
Che l'accordo richiede molti sforzi lo conferma Todd Stern, inviato speciale per il cambiamento climatico del governo americano, principale negoziatore del testo per gli Usa, il quale in un altro incontro con la stampa è apparso molto cauto sulla tempistica del “dopo” Parigi, vale a dire il periodo di tempo concesso ai Paesi per introdurre le misure antinquinamento, e sul tema finanziario: “Ad oggi, sono circa 35-45 i miliardi di dollari all'anno di fondi pubblici, inclusi i soldi dalle banche di sviluppo, come la Banca Mondiale, che sono in ultima analisi finanziate dal mondo industrializzato, ed altre istituzioni finanziarie a finanziamento pubblico. Questa cifra non include i soldi da parte del settore privato, che si è mobilitato, quindi se queste fonti sono incluse il totale è molto superiore”. Gli Stati Uniti sono pronti a tagliare le emissioni del 25% al 28%, rispetto ai livelli del 2005, entro il 2025.
Dal canto suo, il Segretario esecutivo Christiana Figueres ha commentato il “record” di COP21 nella presenza di così tanti leader in un giorno: “Non era mai avvenuto nella storia delle ventuno edizioni della Conferenza delle Parti sul clima. E' il segnale che il cambiamento climatico è nell'agenda di tutti i governi. L'altro obiettivo è il finanziamento. Bene ha fatto la Francia, che col presidente Francois Hollande si è impegnata a destinare 2 miliardi di euro in più all'anno per sviluppare le energie rinnovabili in Africa. Nessuno deve aspettare il 2020 affinché le misure entrino in vigore. Ritardare significa aumentare i costi, accelerare significa aumentare i benefici. Ancora Figueras: “Tutti gli Stati hanno aumentato gli sforzi nel tempo e questo spiega perché oggi stiamo raccogliendo le loro volontà di ridurre emissioni contenendo l'aumento della temperatura a 2 °C entro la fine del Secolo. Nessun Paese grande o piccolo deve essere lasciato indietro, ognuno deve convergere. Sarà importante l'innovazione nel settore delle assicurazioni per danni, preparato per eventi estremi, ma non per quelli legati al cambiamento climatico”.
Maria Neira, Direttore del Dipartimento di Salute Pubblica dell'Oms, rileva il contributo che la tecnologia potrà dare alla lotta contro l'inquinamento: “Bisognerà rendere più efficienti il sistema dei trasporti, abbandonando il diesel, e quello del riscaldamento negli edifici, stesso discorso per il gasolio per gli impianti, migliorando l'isolamento degli interni ed usando la tecnologia”.
Il surriscaldamento della Terra metterà in pericolo tra il 25-50% di specie. Tra cui l'uomo. Carlos Dora, Coordinatore del Dipartimento Salute ed Ambiente dell'Organizzazione Mondiale della Sanità, riferisce degli effetti dell'inquinamento sul sistema vascolare: “Sono simili a quelli provocati dal colesterolo, o anche dal fumo. Abbiamo le evidenze di studi sull'inspessimento ed il restringimento delle arterie, che comporta il rischio di infarto. Esistono studi che mettono in correlazione l'inquinamento con l'incidenza dei casi di demenza. Come OMS non possiamo pronunciarci se non dopo un largo numero di rapporti, ma non possiamo sottovalutare i dati scientifici iniziano ad arrivare”.
Alden Mayer, esperto di clima di Union of Concerned Scientist, organizzazione con sede a Washington, ribadisce che la sfida è limitare a 1.5 °C l'aumento della temperatura entro il 2100: Quella di 2 °C è la soglia della catastrife, anzi molti colleghi scienziati ritengono necessario scendere a 1.4 °C. Inoltre, sarà importante stabilire 'quando' le emissioni saranno ridotte, perché negli anni si è accumulata una grossa concentrazione di ossido di carbonio (CO2). E su questo punto i Paesi in via di sviluppo vogliono sapere quando riceveranno i finanziamenti per adeguare i loro sistemi energetici all'obiettivo della riduzione dell'inquinamento. Rispetto alla precedente COP, nel 2009 a Copenhagen, è cambiata l'organizzazione, molto efficiente, ospitale, che non solo ha riunito qui i rappresentanti dei governi, ma ha creato incontri prima della conferenza, in particolare quello tra i ministri dell'Ambiente e dell'Energia qui a Parigi, e poi a livello bilaterale. Io penso che l'accordo sarà firmato”.
Alina Bardram, Direttore della delegazione dell'Unione europea: “Siamo ottimisti. Il presidente americano Obama e la Cina hanno manifestato la volontà di accordo. Sarà un accordo globale, ma anche di globale solidarietà. L'importante è avere un segnale per la transizione verso un sistema energetico a basso carbone. Gli scienziati dicono che 2 °C è la soglia oltre cui ci sarà il disastro. Per quanto ci riguarda siamo favorevoli al contenimento a 1.5 °C”.
Il limite massimo di sopportazione per la Terra è un trilione di CO2 nell'atmosfera, oltre la metà è già stata emessa e la velocità degli ultimi decenni ha fatto il peggio. In Chad, per esempio, i principali corsi d'acqua, i fiumi Tehad e Chari, che assicurano la vita della popolazione, sono minacciati di essiccazione ed insabbiamento. Nessuno potrà ricostituire le risorse naturali perdute.