Green

Viaggi in Europa e Green Pass digitale, il Garante: "Giù le mani dai diritti"

Di Monica Soldano

Il premier Mario Draghi lo aveva  detto  sottovoce, nell’ultima conferenza stampa: invitiamo i turisti stranieri che abbiano il passaporto vaccinale a prenotare gli alberghi, cominciamo a dare un segnale. Lo aveva chiamato proprio così  quello che, invece, a Brussels è il  Digital Green Certificate, Il certificato dell’immunità  da Sars- Cov 2, un oggetto fragile, da manovrare con cura, che arriverà presto sul tavolo della Assemblea plenaria del Parlamento europeo (dal 26 al 29 aprile).

Un oggetto nuovo, digitale,  a prova, si spera,  di contraffazione, ma  molto sensibile per i diritti da blindare, secondo il parere congiunto del supervisore e del  board del Garante europeo per i dati personali (EDPB-EDPS) che intende aiutare a costruire una impalcatura solida, prima della plenaria, quando gli europarlamentari, potranno intervenire sugli emendamenti presentati dal Consiglio, nell’ambito della procedura abbreviata.  Il documento ricorda che l’obiettivo di questo certificato sanitario digitale è favorire la libera circolazione dei viaggiatori europei, sia cittadini dei paesi UE che non, ma solo quelli legalmente residenti e  circolanti in Europa.  

Si tratterebbe, quindi, di una sorta di documento di viaggio, da aggiungere agli altri, al momento dell’imbarco su di un aereo o su altro mezzo, per spostarsi da un paese ad un altro, nell’Unione. Certificherà, grazie alla lettura rapida del codice (anche cartaceo) se si è, attualmente, immuni dal virus, o, meglio non contagiosi. Per ottenerlo, occorrerà essere stato vaccinato, avere un risultato negativo al test  basato su PCR omologati con standard omogenei oppure risultare guarito, in base anche ad un test sierologico, dopo la malattia Covid 19.