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In pensione a 58/59 anni, con 35 di contributi: "Ripristinare opzione donna"

Dati Inps: il commento del segretario della Cisl, Luigi Sbarra

Tornare a Opzione donna: in pensione con 58/59 anni di età e 35 anni di contributi

''Le donne devono essere maggiormente aiutate'' sul versante delle regole previdenziali, dal momento che ''sono state molto penalizzate dalle riforme pensionistiche degli ultimi 30 anni''. In particolare va ''ripristinata la possibilità di andare in pensione con opzione donna con 58/59 anni di età e 35 anni di contributi senza altre condizioni''. Lo afferma il segretario della Cisl, Luigi Sbarra, commentando i dati Inps in una nota. I dati diffusi oggi dall'Istituto previdenziale sui flussi di pensionamento certificano che le pensioni delle donne ''rimangono basse''. In prevalenza le donne vanno in pensione con la vecchiaia perché ''hanno pochi contributi a causa delle carenze del mercato del lavoro e dei servizi alla famiglia, di conseguenza vanno in pensione più tardi e con assegni decisamente più bassi rispetto agli uomini di circa il 30%''.

In questa situazione la Cisl ribadisce che ''è necessario rafforzare le politiche del mercato del lavoro che sostengono l’occupazione femminile, sostenere la contrattazione che agevola la conciliazione tra vita e lavoro e favorisce una migliore ripartizione delle responsabilità familiari sviluppando i servizi alla famiglia''.

Allo stesso tempo, secondo Sbarra, occorre reintrodurre l'opzione donna che prevede una riduzione dell’assegno di pensionamento ''rilevante'', come attesta l'Inps secondo cui nel 2021 oltre la metà delle pensioni con opzione donna sono state inferiori a 500 euro al mese. Si tratta, quindi, di ''una scelta che le lavoratrici devono ponderare con grande attenzione considerato l’impatto che ha sul reddito ma, proprio per questo, è importante conservare questa possibilità di pensionamento anticipato''. Inoltre, per la Cisl, ''è importante consentire alle lavoratrici madri un anticipo dei requisiti pensionistici di 12 mesi per figlio e in via generale arrivare al riconoscimento previdenziale dei lavori di cura”.