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Prezzo della benzina: come si calcola e da che fattori dipende

L'aumento dei prezzi della benzina è un fenomeno che ha colpito sia i consumatori che le aziende in tutto il mondo. L'impatto di questa tendenza è stato avvertito in tutte le economie, dal momento che la benzina è una parte essenziale della vita di tutti i giorni. Ma cosa determina il prezzo della benzina? In questo articolo esamineremo i vari fattori che lo influenzano, inclusi i costi di produzione, le tasse locali, la domanda e l'offerta, i prezzi dei produttori, i costi di trasporto e le fluttuazioni dei prezzi dei combustibili. 

Gli aumenti del prezzo della benzina possono anche essere influenzati da fattori esterni come eventi geopolitici o eventi atmosferici. Per questo motivo poter prevedere le fluttuazioni sul lungo periodo non è molto semplice. Esistono però dei metodi per poter calcolare il prezzo finale, anche a dispetto delle tasse e dei costi fissi che finiscono per gonfiarlo, specialmente in un paese come l'Italia, in cui il gettito fiscale legato ai carburanti è uno dei più elevati a livello eurpeo. Proviamo a scoprire insieme, quindi, come si calcola il prezzo, quali sono i fattori che lo influenzano e tutte le informazioni utili poter avere un quadro completo.

 

Indice degli argomenti:

 

 

Come si calcola il prezzo della benzina

Per calcolare il prezzo della benzina e degli altri carburanti bisogna in primo luogo far riferimento al Platts. Di cosa si tratta? Di un'agenzia, con sede a Londra, che definisce il valore di una tonnellata di benzina e gasolio in dollari americani prima della vendita da parte delle raffinerie. A questa agenzia e al suo “listino” fanno riferimento tantissime compagnie energetiche in tutto il mondo e molti operatori dell’elettricità e del gas. In sostanza, l’agenzia esprime quindi il valore dei prodotti raffinati, basandosi sugli scambi fisici in un determinato giorno e in una determinata area.

Il costo netto del carburante, della materia prima con cui vengono alimentate le nostre vetture, viene quindi definito da questa agenzia. Ovviamente, a questo prezzo bisogna però aggiungere altre voci per poter arrivare al costo definitivo. In primis il margine lordo di profitto che viene trattenuto, e quindi aggiunto, dai distributori. E poi l'IVA e le accise. Sono quindi quattro le voci principali che vanno a formare il prezzo finale che arriva al consumatore, ed è conoscendo il costo iniziale della materia prima e il peso delle altre voci che è possibile calcolare il prezzo definitivo, fermo restando che, se il Platts e anche le varie tassazioni possono essere calcolate in anticipo, il margine di guadagno della distribuzione può variare a seconda del singolo protagonista della transazione. Per poter approssimare qual è il peso che le varie voci hanno nel formare il costo finale della benzina, dunque, possiamo affidarci a questo calcolo. Basta sommare:

il costo del carburante netto Platts pari, al 30% del totale;

il costo di distribuzione, IVA e accise, pari al 59% circa del totale;

il guadagno finale del benzinaio, pari al 10% circa.

Evidente dunque che la voce che maggiormente determina il costo elevato dei nostri carburanti stia proprio nelle accise e nell'IVA, e in secondo luogo nel costo della materia prima.

Quali sono i fattori che influenzano il prezzo

Abbiamo appena visto quali sono le voci che contribuiscono a formare il prezzo finale della benzina, che resta comunque estremamente fluttuante e dipendente da una serie di fattori che non sono prevedibili e che possono farlo cambiare rapidamente e in maniera netta anche da una settimana all'altra. Proviamo in questo paragrafo a capire più approfonditamente quali possono essere i fattori che maggiormente incidono nel determinare l'aumento e l'abbassamento dei prezzi, a partire dal costo del greggio.

È inevitabile che la materia prima abbia un peso importante per poter determinare il prezzo finale che andremo a pagare. Il costo del greggio, risorsa non rinnovabile, dipende in maniera diretta dalla domanda. Quando la richiesta aumenta, anche il prezzo sale, mentre a una diminuzione della richiesta anche il prezzo finisce conseguentemente per calare.

A questo va aggiunto il costo della raffinazione, dal momento che il greggio non viene utilizzato in “purezza”, ma modificato per essere trasformato in benzina e altri carburanti. Il costo della raffinazione può variare a seconda del tipo di greggio che viene lavorato, del luogo in cui è posizionata la raffineria e delle condizioni del mercato.

Per quanto riguarda il tipo di greggio, bisogna sottolineare come esistano diverse tipologie. Variano in particolare in base alla composizione chimica. Il greggio leggero, per esempio, contiene una maggior percentuale di idrocarburi leggeri, ed è quindi più facile da raffinare rispetto a quello pesante. La semplicità della lavorazione permette di “alleggerire” anche il costo. Ma anche l'ubicazione della raffineria gioca un ruolo importante. Se è situata in aree con accesso a greggio o gas naturale a basso costo, anche le spese per le operazioni necessarie alla distribzione saranno inferiori. Allo stesso tempo, le raffinerie che invece si trovano non lontane dai principali mercati avranno il vantaggio di poter sostenere costi di trasporto inferiori, e quindi potranno garantire un prezzo più basso.

C'è infine da considerare le condizioni del mercato. Quando la domanda di carburante è elevata e le scorte di greggio sono basse, le raffinerie potrebbero infatti essere costrette a pagare un sovrapprezzo per poter ottenere le materie prime. Al contrario, il costo della materia prima sarà molto basso quando la domanda è minore a fronte di scorte elevate.

Se questi fattori riguardano, potremmo dire, il percorso “a monte” della produzione della benzina, esistono anche fattori “a valle” che non hanno un peso minore sul prezzo definitivo. A partire dalle tasse, che incidono comunque in maniera robusta sul costo finale.

Ci sono poi le voci relative a distribuzione e marketing, che possono essere influenzate dall'andamento di determinati eventi geopolitici, dalle condizioni climatiche o da altri fattori esterni alla produzione e all'approvvigionamento.

Un fattore più complicato da comprendere è quello legato all'hedging. Di cosa si tratta? Dell'acquisto di contratti futures da parte dei produttori di petrolio e gas che, per proteggersi dalle fluttuazioni dei prezzi, spesso “scommettono” sulla salita del prezzo nel futuro. In questo modo, se il prezzo aumenta loro ottengono profitto sull’investimento, e lo perdono invece se il prezzo diminuisce. Una strategia che comporta, a seconda delle valutazioni del produttore, una maggiore o minore produzione.

E vanno allo stesso tempo tenute in considerazione anche le variazioni stagionali (in inverno i prezzi tendono a essere più elevati per via della maggiore domanda e della minore disponibilità di scorte).

Quali sono le accise sulla benzina

Nonostante siano molte le voci che dunque finiscono per comporre il prezzo finale che va a pesare sul consumatore, è inevitabile che quelle che maggiormente entrano nel mirino della critica dell’opinione pubblica siano quelle relative alle tasse. Quante volte abbiamo sentito, ad esempio, anche esponenti della classe politica discutere della correttezza o meno delle accise? In effetti esistono da questo punto di vista delle voci che risultano ad oggi poco comprensibili. Non a caso, quando il Governo Draghi, nel 2022, per calmierare la salita apparentemente inarrestabile dei costi del carburante, ha deciso di finanziare uno sconto sulle accise, il prezzo finale è riuscito a mantenersi entro livelli non eccessivi. Tale sconto è stato però accantonato dal Governo Meloni, con una conseguente ripresa della salita del prezzo dei carburanti, reso però meno grave dalla contemporanea discesa dei prezzi in altre parti della filiera di produzione e distribuzione.

Ma quali sono le voci che compongono l'elenco delle accise su benzina e gasolio? Questo l'elenco completo, in ordine cronologico:

finanziamento della guerra d'Etiopia del 1935-1936;

finanziamento della crisi di Suez del 1956;

ricostruzione dopo il disastro del Vajont del 1963;

ricostruzione dopo l'alluvione di Firenze del 1966;

ricostruzione dopo il terremoto del Belice del 1968;

ricostruzione dopo il terremoto del Friuli del 1976;

ricostruzione dopo il terremoto dell'Irpinia del 1980;

finanziamento della missione in Bosnia del 1996;

rinnovo del contratto degli autoferrotranvieri del 2004;

acquisto di bus ecologici nel 2005;

ricostruzione dopo il terremoto dell'Aquila del 2009;

finanziamento alla cultura del 2011;

impegno per fronteggiare l'arrivo di immigrati dopo la crisi libica del 2011;

impegno per far fronte all'alluvione di Liguria e Toscana del 2011;

ricostruzione dopo il terremoto in Emilia del 2012;

finanziamento del decreto Salva Italia del 2011.

Per quanto riguarda il peso totale che le accise hanno sul costo della benzina e del diesel, stando al monitoraggio del ministero dell'Ambiente e della Sicurezza energetica, sommato a quello dell'IVA, arriva al 58,2% per la benzina e al 51,1% per il gasolio.

Perché paghiamo delle tasse sulla benzina

Le tasse sulla benzina sono una forma di tassazione che serve a finanziare i servizi pubblici e le infrastrutture, ma che ha anche un altro scopo. Sono infatti anche un modo per incoraggiare i proprietari di automobili a scegliere veicoli con un basso impatto ambientale e a ridurre i loro consumi di carburante. Le tasse sulla benzina possono poi essere usate per sovvenzionare il costo dei servizi pubblici e delle infrastrutture che usano, facendo sì che siano anche gli automobilisti a contribuire al sostegno di tali opere di utilità pubblica. 

Per quanto riguarda la benzina e i carburanti le accise, come abbiamo potuto già leggere, sono state variate nel corso degli anni per far fronte a emergenze di cassa dello Stato, volontà di limitare la dipendenza da fonti energetiche esterne al paese, necessità di compensare i danni all'ambiente. 

Chi decide il prezzo della benzina

Il prezzo della benzina è determinato dalle leggi di domanda e offerta del mercato e dai costi di produzione. Le compagnie petrolifere determinano il prezzo della benzina sulla base dei costi di produzione e della domanda, mentre le autorità governative possono imporre tasse e dazi sulla benzina. Le fluttuazioni del prezzo del petrolio nel mercato internazionale possono anche influenzare il prezzo della benzina. Proprio per questo motivo, essendo il prezzo finale determinato da vari fattori, rispondere semplicemente alla domanda su chi decide il prezzo della benzina è impossibile. A determinarlo sono infatti le scelte singole degli attori che partecipano alla produzione e alla distribuzione dei carburanti.

Analizzando più da vicino il comportamento della filiera che porta la benzina dalle raffinerie ai benzinai, è alquanto evidente quanto il margine di manovra di distributori e benzinai sia piuttosto limitato. Non a caso, le differenze di prezzo tra i gestori sono sempre abbastanza contenute, salvo casi eccezionali. 

Escludendo il peso delle tasse e quello applicato dai gestori, dunque, il prezzo industriale dei carburanti si compone per due terzi attraverso il valore della materia prima determinato dal Platts, e per un terzo attraverso il margine lordo che serve per remunerare tutti gli operatori che lavorano alle fasi di stoccaggio, distribuzione primaria e secondaria. Tenendo in considerazione tutte queste operazioni necessarie per portare benzina e gasolio nelle nostre auto, bisogna considerare che il loro totale pesa solo una percentuale che va tra il 10% e il 15% sul prezzo finale che ci troviamo a pagare.

A determinare quindi in maniera decisiva il costo dei carburanti sono le quotazioni delle materie prime stabilite dall'agenzia Platts, che decide appunto il valore della benzina sul mercato internazionale dal lontano 1909.

Perché i benzinai hanno prezzi diversi

I benzinai possono avere prezzi diversi a causa di diversi fattori come la posizione, la competizione nella zona, i costi di gestione e le politiche della compagnia petrolifera. Le singole compagnie petrolifere possono offrire incentivi o sconti sui prezzi per aumentare le vendite, a seconda del numero di volte che un benzinaio si rifornisce da loro. La posizione influenza anche il costo, poiché i benzinai situati in aree con costi di trasporto più alti devono aumentare il prezzo del carburante per compensare questi costi. Inoltre, i benzinai possono determinare i loro prezzi in base al numero di clienti che servono e alla concorrenza nella zona. 

Insomma, sono diversi i fattori che possono contribuire a far cambiare i prezzi anche tra un benzinaio e l'altro. Possono ad esempio pesare l'andamento del mercato di riferimento, o il comportamento della concorrenza nel territorio in cui è ubicata una determinata pompa di benzina. Ha un peso anche la gestione delle aziende. Le società più grandi hanno ovviamente dei costi di gestione più elevati, e quindi difficilmente potranno mantenere prezzi particolarmente bassi, anche se potranno essere in grado di offrire un maggior numero di sconti.

Fermo restando questo ragionamento generale, ti sarai chiesto qualche volta per quale motivo il prezzo della benzina è, ad esempio, più elevato quando si viaggia in autostrada rispetto ai distributori di città o delle strade statali, regionali o provinciali. Analizzando in maniera superficiale la questione si potrebbe pensare che in realtà, dal punto di vista logistico, i distributori in autostrada siano più semplici da raggiungere con le autocisterne, e che quindi la benzina in questi distributori dovrebbe avere un costo minore a causa proprio dei minori costi di trasporto. 

Va però considerato che questo vantaggio viene assorbito e di fatto annullato dal fatto che i distributori in autostrada hanno costi maggiori, dal momento che devono garantire, da appalto, un servizio attivo ventiquattr'ore su ventiquattro, e per questo motivo devono affidarsi a un personale più numeroso. Inoltre, la società Autostrade, quando concede un appalto, prevede il pagamento di royalties importanti che i benzinai possono coprire solo, inevitabilmente, aumentando il prezzo al dettaglio dei prodotti. In conseguenza di questo, però, è sempre più raro che un cittadino accetti di fare benzina in autostrada, preferendo invece fare il pieno prima di partire.

Ci sono poi altre differenze tra i vari distributori. Ad esempio, ormai incidono sempre più gli sconti che i singoli benzinai applicano sul prezzo finale. Un fenomeno che ha dato vita alle cosiddette “pompe bianche”, ossia delle pompe di benzina prive di marchio. Questi distributori, essendo privi dei costi  elevati delle grandi strutture e affidandosi, per quanto riguarda l'approvvigionamento, al mercato libero, riescono a tenere il prezzo della benzina generalmente più basso rispetto a quello dei grandi marchi, aumentando la concorrenza. Una situazione che però può essere soggetta a fattori esterni estremamente importanti. Ad esempio, un cambiamento di determinati fattori geopolitici, come lo scoppio della guerra in Ucraina, può comportare un aumento del prezzo definito dal Platts, con un conseguente aumento anche del prezzo finale, che finisce per diventare così meno aggressivo rispetto alla concorrenza dei grandi marchi.

Se gli sconti sono sempre una lusinga cui è difficile resistere, va comunque tenuto in considerazione un fatto importante: sconti eccessivi potrebbero essere determinati anche da elementi di illiceità. Negli ultimi anni è ad esempio scattato l'allarme delle pompe bianche nate per nascondere il contrabbando di benzina, un racket che permette di vendere benzina e gasolio a un prezzo molto più basso perché privato delle accise statali, con un danno erariale importante.

Perché il diesel costa più della benzina senza piombo

Fino allo scoppio della drammatica guerra in Ucraina, era quasi impossibile trovarsi davanti a un distributore con un prezzo del diesel più elevato rispetto a quello della benzina. Dall'inizio del conflitto però si è verificato un fenomeno insolito, che ha portato al sorpasso del prezzo del gasolio. Ma da cosa dipende questa anomalia? 

Come abbiamo già potuto vedere, a determinare un prezzo più basso del diesel rispetto alla benzina era stato, fin qui, il minor peso delle accise e dell'IVA (con un totale del 52% circa contro il 59%). Una differenza dovuta al fatto che, tradizionalmente, il gasolio è stato utilizzato sempre maggiormente a livello professionale, e per questo motivo ha goduto di un trattamento fiscale migliore. Ma l'andamento del mercato, nonostante le accise non siano cambiate, ha portato a un ribaltamento, almeno momentaneo, della situazione.

Il sorpasso è stato infatti il frutto di una serie di fattori tra loro diversi. In primis il cambiamento degli eventi economici e politici su scala internazionale. L'invasione russa ha portato a una minore disponibilità di gasolio, frutto del blocco delle importazioni da parte di Mosca, che ha costretto l'Europa a riorganizzarsi per cercare di limitare questa dipendenza stringendo nuovi accordi con altri partner internazionali per l'approvvigionamento di materie prime.

La temporanea minore disponibilità di gasolio, e la quasi conseguente crescita del costo della materie prime, ha portato a un rincaro dei prezzi del diesel. A determinare quindi il sorpasso è stata la riduzione delle forniture nel primo periodo del conflitto. Ma a questa situazione già molto delicata si è aggiunto un ulteriore fattore che ha contribuito a far innalzare il costo del diesel: la corsa all'acquisto per garantirsi forniture necessarie per poter affrontare la stagione invernale. Ricordiamo infatti che il diesel non viene utilizzato solo per il trasporto privato, ma anche per quello pubblico, per la distribuzione e per le industrie. Proprio per questo motivo, però, stiamo assistendo negli ultimi tempi a un lento ritorno alla normalità, con un nuovo sorpasso del costo della benzina su quello del gasolio.

Costo della benzina: un problema irrisolvibile?

Il prezzo della benzina resta un argomento di grande importanza e interesse per molte persone. La sua fluttuazione dipende da una serie di fattori, come quelli che abbiamo appena analizzato. Molti automobilisti si trovano a fare i conti con un costo sempre più elevato per fare il pieno di benzina, il che può avere un impatto significativo sul bilancio familiare e sull'economia in generale. 

Tuttavia, esistono anche diverse soluzioni per ridurre il consumo di carburante e quindi il suo costo, come ad esempio l'uso di veicoli ibridi o elettrici, l'adozione di uno stile di guida più efficiente e il ricorso ad alternative alle automobili, come l'uso dei mezzi pubblici o delle biciclette. 

In definitiva, possiamo affermare con certezza che il prezzo della benzina continuerà a essere un argomento di grande dibattito e attenzione, ma che contemporaneamente si continuerà a cercare di trovare soluzioni per garantire un accesso economico e sostenibile ai carburanti fossili, e per promuovere tecnologie più efficienti e pulite nel settore dei trasporti.