Il Garante della privacy ci salvi dal grande fratello di Stato
Immaginate uno Stato che si arroghi il potere di controllare in modo generalizzato e sistematico ogni aspetto della vita quotidiana dell’intera popolazione di una nazione, potendo conoscere quali beni e servizi acquista ogni singolo cittadino, le sue abitudini e tipologie di consumo, essendo in grado di accedere a tutte le informazioni contenute nelle bollette del telefono e quelle della luce e del gas, comprese le regolarità dei pagamenti, e sapendo perfino dettagli legati alla sua sfera privata come informazioni riguardanti le condizioni di salute, le opinioni politiche e religiose, o i suoi orientamenti sessuali.
Con questo tetro scenario da grande fratello globale, non stiamo però alludendo ad un romanzo di George Orwell, e neanche a quello che potrebbe fare nell'immaginario collettivo Google nel lontano anno 2050, ma alla potenziale situazione che si sarebbe potuta realmente delineare in Italia dal 1° gennaio 2019 con l'introduzione dell'obbligo della fatturazione elettronica, se non fosse però intervenuto il Garante per la Privacy con un provvedimento con cui ha avvertito l'Agenzia delle Entrate circa rilevanti criticità che sono emerse sulla compatibilità con la normativa in materia di protezione dei dati personali del sistema di interscambio (SDI) così come è stato regolato.
E quelli evidenziati dal Garante, non sono rischi banali che in qualche modo è lecito assecondare per una qualche presunta priorità di natura fiscale di un governo nazionale, perché riguardano i diritti e le libertà delle persone che sono pilastri della Carta dei diritti fondamentali dell'Unione Europea, la quale ha medesimo valore dei trattati, essendo essa pienamente vincolante per le istituzioni europee e per gli Stati membri, come vertice dell'ordinamento dell'UE.
Seppure quello di controllare che imprese e cittadini paghino le tasse dovute sia un interesse legittimo da parte dello Stato, altrettanto non si può dire dei criteri pervasivi e sistematici che sono stati individuati per perseguirlo su larga scala, e se l'Agenzia delle Entrate li adottasse indisturbata, il prossimo veglione di fine anno milioni di italiani avrebbero poco da festeggiare se fossero pienamente consapevoli di quello che li attende dal mattino seguente.
Lascia davvero perplessi che nessuno, ne' all'Agenzia delle Entrate, ne' al Ministero delle Finanze, così come neppure ad ogni altro apparato governativo che ne abbia competenza, sia venuto in mente che con un tale progetto mastodontico in cantiere, il quale comportava trattamenti massivi di informazioni personali dei cittadini, qualche domanda occorreva porsela in anticipo, e forse una consultazione preventiva con il Garante per la privacy non ci stava per niente male, ancorché previsto per legge dal Regolamento UE 2016/679. (GDPR)
E lascia l'amaro in bocca che taluni esponenti della politica, anche dopo che sono stati avvisati sul gravissimo passo falso che rischiano di fare, si mostrino pronti a persistere nel calpestare i diritti e le libertà delle persone che sono stati solennemente sanciti con la Carta di Nizza.
Tanto di cappello invece all'Autorità per la protezione dei dati personali per come svolge efficientemente il proprio lavoro, e forse grazie al suo intervento ci eviterà di perdere quel briciolo di serenità che ancora c'è rimasta.
Nicola Bernardi, presidente di Federprivacy - @Nicola_Bernardi
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