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Il Governo del cambiamento che non sa comunicare

Daniele Rosa

Coerenza e toni nella comunicazione, un obbligo verso il Paese

Se la manovra del Governo gialloverde, bocciata ieri dalla Commissione Europea, sia giusta o sbagliata per l’Italia al momento non è dato sapere. Certo rappresenta una scommessa, un prova di forza coraggiosa.

Se sarà buona o cattiva lo ‘scopriremo solo vivendo’. I risultati di questo ‘modus operandi’ si concretizzeranno non prima di sei mesi, per il momento ne vediamo gli effetti negativi nati solida percezioni e non da fatti.

Ma un aspetto di questo Governo sembra essere abbastanza evidente: la difficoltà a comunicare in maniera armonica, coerente e con i toni giusti. Il su e giù di Tria a Bruxelles ha soltanto raggiunto il risultato che, secondo noi, la nostra manovra non è stata ben compresa. Non capiscono loro? Non comunichiamo bene noi?

La comunicazione dei gialloverdi. Ampi margini di miglioramento

Le notizie che oggi appaiono sui quotidiani ne sono un’ennesima conferma. Si parla largamente della bocciatura della manovra ma onestamente non si comprende quale sia la posizione del Governo. Da una parte si legge che ‘staremo fermi’ sulla manovra ma la Lega, confortata pure

dall’atteggiamento prudente del Colle, sembra più disponibile ad un certo dialogo.

Dall’altra invece si legge l’esatto contrario, cioè che l’uomo possibilista su una minima trattativa è il leader del M5S, Luigi Di Maio, che secondo qualcuno dovrebbe vedersela con l’intransigenza di Matteo Salvini.

 

Qualcuno potrebbe dire è tutta strategia quella di ‘confondere’ le acque per far capire poco ai richiedenti pensione anticipata o reddito perenne, ma qualche dubbio sorge spontaneo. E’ pur vero che provvedimenti complessi  come la revisione della Legge Fornero o il tanto contestato Reddito di Cittadinanza hanno bisogno di tempo per essere messi in funzione ma, vivaddio, un minimo di buona comunicazione sarebbe doverosa.   

 

Ed ancora sia il Presidente Mattarella che il Premier Giuseppe Conte chiedono, a più riprese, di abbassare i toni con l’Europa e, come risposta, si ritrovano le dichiarazioni ferme del capo grillino e quelle sprezzanti e ironiche su Babbo Natale e le sue lettere natalizie.

La comunicazione dei gialloverdi. La serietà è d'obbligo nelle dichiarazioni

Lecito contestare l’Europa, un po’ meno lecito prendere per i fondelli i suoi rappresentanti.

Forse qualcuno ignora che in Europa i collaboratori di una multinazionale possono scherzare alla grande  a cena anche con il loro presidente, possono permettersi pure battute ‘salaci’, è ammissibile e auspicato, ma il limite tra quello che si può’ fare e non, è l’arrivo della giornata di lavoro.

Da quel momento non si scherza più. Chi se lo dimentica rischia il licenziamento. Ognuno deve riprendere il suo posto.

 

Questo significa che leader politici possono dire tutto, tranne farsi gioco dei rispettivi ‘avversari’. Lo possono fare magari in campagna elettorale ma si rappresentano 60 milioni di persone.

 

Non sempre la colpa di queste dichiarazioni è in capo al leader politico, spesso preso alla sprovvista o in mezzo a viaggi e microfoni sotto il naso, più spesso la responsabilità è di chi aiuta e consiglia il leader sulla propria comunicazione.

 

Magari è passata ai più inosservata ma la risposta di Pierre Moscovici alle dichiarazioni di Salvini (le letterine natalizie) ‘io non mi sono messo la barba bianca e nemmeno il vestito rosso per essere Babbo Natale ma rappresento un’istituzione’ non fanno onore all’educazione del nostro paese.

 

Ce le potevamo risparmiare.

 

Ultimo e non ultimo la comunicazione di questo Governo sembra essere concentrata solo sugli aspetti critici, negativi o ridicoli, le ricorrenti dichiarazioni di Salvini, gli strafalcioni letterali di Di Maio, il pugno alzato di Toninelli, i festeggiamenti dal balcone.

 

Poco si vede o si legge di quanto è stato fatto e passano pure inosservati incontri internazionali di rilievo, come quello di pochi giorni fa in Sicilia per trovare qualche soluzione alla Libia tormentata.

 

Si dirà che tutto questo è colpa di una stampa che mai come adesso è contro un Governo, si diranno che sono i poteri forti che vogliono rimanere forti , certo è che si potesse dare un voto sulla comunicazione dei gialloverdi al Governo probabilmente il risultato sarebbe, più o meno, un voto aldisotto del cinque.

Normalmente, in un caso come questo, in una grande multinazionale, il capo della comunicazione sarebbe molto, molto vicino a fare le valigie.