Il WTO lancia nuovi avvertimenti sul costo economico della Brexit
Un nuovo avvertimento circa il potenziale costo economico di Brexit è stato lanciato dal capo dell'Organizzazione mondiale del commercio (WTO), che ha avvertito che le tariffe di importazione costerebbero miliardi di dollari. Il direttore generale del WTO Roberto Azevedo ha detto che il Regno Unito in caso di Brexit dovrà negoziare l’appartenenza all'organizzazione - mentre è attualmente rappresentato dalla UE - e gli accordi commerciali con i Paesi di tutto il mondo.
L'intervento circa il potenziale impatto della Brexit è avvenuto presso l'Institute for Fiscal Studies (IFS), dove si è stimato che il costo delle tariffe supplementari sulle importazioni di merci per i consumatori britannici dopo l’eventuale Brexit sarebbe pari a 9 miliardi di sterline, mentre le esportazioni di merci britannici sarebbero soggette a un ulteriore 5,5 miliardi di sterline in tariffe doganali.
Roberto Azevedo ha dichiarato al Financial Times: "Il consumatore nel Regno Unito dovrà pagare tali dazi perché il Regno Unito non è autorizzato a decidere per conto proprio di non farlo: sarebbe illegale". E ha proseguito: "Praticamente tutti gli scambi del Regno Unito in qualche modo devono essere rinegoziati. La Brexit è una decisione molto importante per il popolo britannico. Ma è molto importante soprattutto per quanto riguarda il commercio, il che è a sua volta è qualcosa di molto importante per l'economia britannica".
L'intervento del capo del WTO segue altri avvertimenti di altri importanti enti economici internazionali e rispettati think-tank, che prevedono che la Brexit potrebbe portare ad altri due anni di austerity. Il prodotto interno lordo potrebbe risultare inferiore dal 2,1% al 3,5% nel periodo, secondo le previsioni dell'Istituto nazionale di ricerca economica e sociale IFS (Institute for Fiscal Studies).
Però lasciare l'UE comporta il risparmio di 350 milioni a settimana, il costo attuale da pagare a Bruxelles, cifra che potrebbe essere utilizzata all’interno dell’UK. David Cameron - le cui politiche sono state spesso pesantemente criticate dall’IFS - ha detto di respingere le opinioni dell’IFS come “braccio propagandistico della Commissione Europea: non è un'organizzazione neutrale”.
Il politico britannico Nigel Farage, dal 2010 capo dell'UKIP, ha dichiarato alla Press Association:" Hanno preso un sacco di soldi dall'UE nel corso degli ultimi 10 anni per produrre un report mirato a spaventarci. Stanno usando i nostri soldi per dirci cosa dovremmo pensare. Credo che il tutto sia una vergogna assoluta".
Invece Paul Johnson a proposito dell’IFS ha detto nel corso del programma Today” della BBC su Radio 4 che “il think-tank ha ricevuto sì finanziamenti europei, ma per alcuni dei suoi lavori accademici, così come molte altre istituzioni al di fuori del EU”. E ha aggiunto: "Per gli ultimi 30 anni l'IFS ha costruito la sua reputazione sull’indipendenza e la correttezza del suo lavoro e in realtà non esiste alcuna somma di denaro da qualsiasi parte del mondo, che abbia influenzato quello che abbiamo detto”.
Andrew Lilico, presidente di “Vote Leave”, che come dice il nome stesso è a favore della Brexit, ha criticato l'approccio adottato dalla campagna denigratoria a proposito di Brexit, dicendo su Twitter: "L’IFS - istituzione per la quale ho lavorato - non è assolutamente un braccio propagandistico della UE”.
George Osborne, membro del partito Conservatore e attuale cancelliere dello Scacchiere britannico, ha detto alla Camera dei Comuni: "Io non credo di svelare un grande segreto dichiarando che molti parlamentari conservatori hanno opinioni diverse sull'Unione europea. Ecco perché abbiamo promosso un referendum”.
Paolo Brambilla