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Migranti, no di quattro paesi dell'est al piano Ue
Il Consiglio dei ministri interni della Ue, vista l'impossibilità di raggiungere l'unanimità, ha votato a maggioranza qualificata approvando il documento sui migranti presentato dalla presidenza della Ue. Lo si apprende da fonti europee. Romania, Repubblica ceca, Slovacchia e Ungheria hanno votato contro. La Finlandia si è astenuta. I ministri dell'Interno dei Ventotto sono riuniti a Bruxelles per tentare di risolvere il braccio di ferro su come ricollocare 120mila rifugiati, giunti in Europa nelle ultime settimane e mesi.
E' stato deciso che i 120.000 rifugiati da redistribuire fra i Ventotto proverranno tutti da Italia e Grecia. In pratica, i 54.000 inizialmente destinati al ricollocamento dall'Ungheria saranno riassegnati, secondo criteri proporzionali, ai due Paesi del Mediterraneo.
I Paesi primo approdo dei migranti, Italia, Grecia, in cambio del ricollocamento vengono chiamati a impegnarsi a rafforzare le strutture di identificazione e registrazione, in collaborazione con le agenzie Ue competenti. Il voto ha confermato la spaccatura tra i Ventotto, con alcuni Paesi dell'est che si sono opposti. L'unica procedura d'infrazione che l'Unione europea può aprire nei confronti dell'Italia dovrebbe essere "una bella procedura di ringraziamento per quanto fatto finora", ha affermato il ministro dell'Interno, Angelino Alfano, arrivando a Bruxelles. Il titolare del Viminale si è detto "fiducioso che oggi si chiuda un buon accordo, anche migliore di quello dell'ultima volta".
"120mila rifugiati? Siamo ridicoli data la grandezza del problema, mi chiedo se i libanesi o i giordani" che ne accolgono alcuni milioni "capiscono quello di cui stiamo parlando", aveva detto oggi il presidente della Commissione Ue Jean-Claude Juncker. Mentre il presidente della Repubblica italiano, Sergio Mattarella, ha chiesto di "mantenere sempre alta la solidarietà in Europa".
Rimane aperta la questione di esentare i paesi contrari al meccanismo delle di allocazione. I ministri dovranno decidere fra due opzioni: un periodo di sei mesi con esenzione fino al 30% del numero totale, multa di 6500 euro per rifugiato non accolto. Esenzione totale di sei mesi, multa proporzionata al pil. Si preannuncia una riunione tesa, domani tocca ai leader.
Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella al vertice dei capi di Stato a Erfurt. Il presidente ha ricordato come sia stata "la prima volta che abbia preso parte a una riunione di questo genere". Una riunione, ha spiegato, "tra le cui finalità c'era quella di far crescere lo spirito e l'attitudine collaborativa dell'unione europea". Secondo Mattarella "una finalità raggiunta in questo incontro", dove si è registrata "l'attitudine a dialogare, a riflettere".
Il rapporto Ocse. E proprio oggi è stato presentato a Parigi il documento dell'Ocse sulle prospettive migratorie nel quale si segnala che la crisi "senza precedenti" durerà, ma che l'Europa "ha la capacità e l'esperienza per farvi fronte". Certo, si legge ancora, l'ondata migratoria rappresenta una "crisi umanitaria con un costo umano spaventoso e inaccettabile", che nel solo 2015 potrebbe portare a un milione di richieste di asilo nell'Ue. "Una stima di 350mila - 450mila persone otterrà certamente lo status di rifugiato o simile. Si tratta di una cifra superiore a qualsiasi altra crisi dei rifugiati dalla Seconda guerra mondiale", afferma l'Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico: "In questo contesto è necessaria una strategia politica globale" con strumenti di lungo termine.
Nonostante l'emergere di nuovi itinerari nel Mediterraneo orientale, la "strada centrale", quella "che arriva in Italia" continua ad essere "fortemente usata" dai migranti in viaggio verso l'Europa, spiega l'Ocse. "Secondo le ultime stime disponibili da gennaio, sono stati circa 210mila gli sbarchi in Grecia e 120mila quelli in Italia". Più in generale, l'Ocse sottolinea che "l'impatto si concentra in pochi Paesi". "Il più colpito è la Turchia che ospita attualmente 1,9 milioni di siriani e un importante numero di iracheni". "Tra i Paesi dell'Unione europea - sintetizza il rapporto dell'organismo internazionale - Italia, Grecia e Ungheria sono in prima linea ma i principali Paesi di destinazione sono la Germania, in termini assoluti, Svezia e Austria in termini relativi rispetto alla popolazione".
Telefonata Junker-Merkel. In giornata il presidente della Commissione europea, Jean-Claude Juncker, ha chiamato al telefono la cancelliera tedesca, Angela Merkel. "Siamo determinati a fare il possibile per un accordo già oggi", ha detto un portavoce della Commissione. Un auspicio all'intesa è arrivato anche dal presidente Sergio Mattarella: occorre "tenere alta la solidarietà", ha detto.
In Italia. Per quanto riguarda il nostro Paese però, la crisi del lavoro ha avuto diversi effetti. Il rapporto sottolinea infatti che il peso della recessione ha condizionato l'immigrazione legata al lavoro. In ogni caso, aggiunge l'organizzazione, il nostro Paese resta fra le mete principali. In Italia però nel 2014 il numero degli immigrati regolari accolti è sceso del 9 % rispetto all'anno precedente, scendendo a 245.800 unità: un dato che conferma un trend in atto negli ultimi anni e che vede, rispetto alle 571.900 unità del 2007, un calo di ben il 57%.
Le vittime nel Mediterraneo. Sono circa 2.900 le persone che hanno perso la vita tentando di attraversare il Mediterraneo. A queste vittime vanno sommate quelle dei viaggi terrestri: finora oltre 200 persone morte per asfissia, stipate nei camion, o travolte lungo le strade o le ferrovie. Lo dice il II Rapporto sulla Protezione Internazionale in Italia presentato oggi nella sede dell'Associazione nazionale dei Comuni italiani a Roma
Nuovi muri. Il governo dell'Ungheria si prepara a costruire nuovi muri di confine per fermare gli arrivi. Un nuovo decreto, pubblicato nella notte dalla gazzetta ufficiale e firmato dal premier Viktor Orban, chiede ai ministri di Interni e Difesa di preparare altre barriere, seppur senza specificare dove. Il decreto ordina, nelle sei province in cui è stato dichiarato lo "stato di crisi per immigrazione di massa", la preparazione per costruire "chiusure temporanee della frontiera". Le province coinvolte si trovano al confine con Croazia e Serbia. Budapest ha costruito una barriera e ne sta terminando un'altra alla frontiera con la Serbia e intende fare lo stesso al confine croato. Da quando le prime barriere hanno chiuso totalmente il confine, il 15 settembre, i migranti hanno cambiato rotta e passano attraverso Croazia e Slovenia verso l'Austria, che solo lunedì ne ha visti entrare 10mila. Negli ultimi giorni, circa 20mila rifugiati sono arrivati in Ungheria dalla Croazia e sono infatti stati trasferiti verso i confini austriaci.