Innovazione

Blockchain, l'agroalimentare che si porterà a tavola non avrà più segreti

Eduardo Cagnazzi

Una proposta di legge della Regione Campania: si valorizza il lavoro agricolo di alta qualità e si garantisce la sicurezza alimentare. Imprenditori soddisfatti

Tutto quanto proviene dal mondo agricolo e della trasformazione industriale e si porta a tavola non avrà più segreti. La proposta di legge della Regione Campania che istituisce il registro digitale, che va sotto il nome di Blockchain, può diventare infatti la soluzione per la trasparenza dei prodotti alimentari. Soddisfatti dell’iniziativa regionale gli imprenditori: può rappresentare lo strumento per tutelare il Made in Campania e rafforzare il rapporto di fiducia tra produttori, filiera e consumatori. Un processo che valorizza inoltre il lavoro agricolo di alta qualità a garanzia della sicurezza alimentare. “Più c’è trasparenza, più si mette in condizione il consumatore di fare acquisti consapevoli e scegliere tra un prodotto di bassa qualità e un altro di qualità superiore”. Lo afferma Pasquale Imperato, titolare dell’azienda agricola Sapori Vesuviani. “In questo campo la Regione Campania, in collaborazione con l’Istituto Zooprofilattico del Mezzogiorno, è stata tra le prime in Italia a varare il sistema QR Code che accompagna le aziende in un percorso virtuoso di trasparenza che, partendo dal territorio, arriva fin sul mercato nazionale ed internazionale. Speriamo che la proposta di legge diventi subito realtà”, aggiunge l’imprenditore agricolo. Imperato -tra i produttori stanchi di vedere spacciato come pomodoro del piennolo quello coltivato altrove- ha lavorato nei mesi scorsi alla definizione di un sistema di tracciabilità mediante la risonanza magnetica nucleare in grado di determinare con precisione la struttura molecolare del tipico pomodoro del Vesuvio. E quindi di combattere il falso “piennolo”.

Il QR Code è il percorso adottato tre anni fa anche in Solania con il progetto il Mio San Marzano. “Abbiamo utilizzato questo strumento per tracciare il pomodoro partendo dal seme nei campi fino alla personalizzazione della lattina con la possibilità di scegliere la particella di terreno, il lotto di produzione e brandizzare l’etichetta”, spiega Giuseppe Napoletano, amministratore di Solania (nella foto), azienda conserviera dell’Agro Nocerino-Sarnese.  “Grazie al progetto Il Mio San Marzano e al QR Code pizzaioli, ristoratori e chef- potranno scegliere la particella di terreno per poter controllare tutte le fasi di crescita del proprio pomodoro e personalizzare l’etichetta della confezione con il logo del locale, la loro immagine o altro segno identificativo. Fino ad oggi la qualità e la tipicità delle nostre eccellenze agroalimentari sono state assicurate solo da procedure amministrative di controllo lungo le filiere. Ma non sempre con buoni risultati. L’innovativa tecnologia Blockchain -sottolinea l’imprenditore conserviero- consentirà invece, mediante la creazione di un registro digitale la massima trasparenza e sicurezza a vantaggio delle vere eccellenze. In questi momenti di grande apprensione circa la tracciabilità di persone e cose a causa di questa epidemia del CoronaVirus, poter contare su un sistema quale la Blockchain in cui i dati vengono raccolti automaticamente e non sono modificabili è un grande vantaggio per l’azienda di trasformazione e per il consumatore finale che può sentirsi più tutelato e rassicurato. Non bastano più le varie certificazioni comunitarie (Dop, Igt) nè quelle Iso o Brc ,occorre un sistema di tracciabilità incontrovertibile con una facile acquisizione di dati e di immediata lettura”.

A questo sistema capace di offrire la massima tracciabilità del Made in Campania mediante la creazione di un registro digitale guarda con interesse anche Antonio Gentile, direttore commerciale del Pastificio D’Aniello di Gragnano. “Abbiamo dato il nostro contributo alla realizzazione di QR Code ma ci risulta che questo sistema non sia stato ancora rifinanziato. Ci auguriamo che la Regione adotti la Blockchain non solo per meglio tutelare il consumatore finale ma soprattutto per contrastare il fenomeno della contraffazione del nostro Made in Italy, un fenomeno che si riscontra non solo negli Stati Uniti, in Cina e nell’Est Europa ma anche negli stessi Paesi Ue. Non bisogna dimenticare che nell'eurozona, la contraffazione e le imitazioni di prodotti alimentari italiani registrano infatti un giro d'affari pari a 22 miliardi di euro. Che non sono briciole”.

Si dichiara d’accordo anche Arcangelo Fornaro (Sezione Alimentare di Unindustria Napoli). “Il falso costa all’Italia 160 miliardi di euro all’anno, con un aumento del 70% negli ultimi dieci anni. All’estero ci sono agenzie di promozione del Made in Italy collaterali all’Ice che operano per contrastare il fenomeno della contraffazione, ma in altri Paesi, come Canada e Usa la falsificazione raggiunge cifre altissime. E’ un triste primato che corre ancora più veloce dell’export: due prodotti su tre sono italian sounding. Ecco perché la proposta di legge della Regione Campania sdeve trovare priorità nelle prossime scadenze. Solo così il prodotto taroccato campano non troverà posto a tavola”, commenta Fornaro.