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Internet responsabile del 40% dell’inquinamento mondiale entro il 2050

Internet responsabile del 40% dell’inquinamento mondiale entro il 2050; nasce Code Me Green

Code me Green è una Start Up Innovativa ad Impatto Sociale, che si propone di introdurre nel mondo web una tecnologia che permette di realizzare siti internet ecosostenibili a basso impatto ambientale. Attraverso l’utilizzo della propria piattaforma per realizzare siti, consente di dimezzare il consumo di energia elettrica con conseguente notevole riduzione di emissioni di Co2.

L’azienda nasce da un progetto di Luca Toffoloni e Terry Bertelli che, grazie alla trentennale esperienza nel mondo della programmazione, della comunicazione e della tecnologia informatica, hanno realizzato un software in grado di ottimizzare tutti i contenuti di un sito. “Il progetto era già stato pensato 25 anni fa da me”-afferma Toffoloni-“poi dopo 11 anni si è unita Terry. Code Me Green è nata nel 2018, figlia di una riflessione degli anni 90.

Fondamentalmente è nata dal desiderio di costruire siti Google friendly, solo successivamente è stato fatto il test per capire a che punto la tecnologia si collocava rispetto ai competitor; per capirlo sono stati realizzati due siti identici, uno su Word Press (leader con il 60% di mercato) e l’altro su Xpeis® (tecnologia proprietaria di Code Me Green), scoprendo una tecnologia più eco-compatibile. A parità di sito (stessa impostazione grafica e stessi testi) abbiamo scoperto che la nostra tecnologia era in grado di far risparmiare da 3 a 50 volte Ram e Processore al server che la ospita. Quindi, in teoria, una Webfarm potrebbe dimezzare il numero dei propri server e il conseguente consumo di corrente.

Toffoloni, General Manager di Code Me Green, ha iniziato come tecnico audio computer per gli studi di registrazione, da Eros Ramazzotti, ai Matia Bazar, a Laura Pausini. Il suo compito era quello di aumentare la performance dei computer: “è in quel momento che abbiamo cominciato a destrutturare, all’epoca ho aperto la mia prima azienda di assistenza tecnica e sviluppo Internet, ma con Code Me Green abbiamo lanciato la piattaforma per la creazione di siti Internet altamente performanti che riducono l’impatto ambientale”-proseguono Terry Bertelli e Luca Toffoloni-“inizialmente non aveva nulla a che fare con l’ecologia, l’interesse principale era quello di avere una SEO migliore, piacere a Google per ottenere una migliore indicizzazione, ottimizzare l’uso del nostro server, all’interno del quale contenere più siti possibili”. 

Il tema dell’inquinamento, negli ultimi anni è diventato sempre più importante, i dati economici parlano chiaro: prima della pandemia il valore dei Carbon Credit era di 5 euro a tonnellata di Co2, dopo la pandemia 50 euro e oggi ben 90. 

Internet è responsabile del 5% dell’inquinamento globale e si prevede che arriverà oltre il 40% entro il 2050. Con Code Me Green il risparmio è misurabile, quindi è anche un concetto economico e questo vale per qualsiasi realtà nel mondo del web, compresi gli e-commerce molto popolari che producono migliaia di tonnellate annue di Co2.

Code me Green e la sua tecnologia permettono, invece, di far risparmiare dalle 3 alle 50 volte le risorse dei server che ospitano i siti e da 2 a 7 volte meno elettricità per trasmettere i dati quindi molta meno Co2 nell’ambiente a parità di servizio erogato. Oltre 100 tra aziende e imprenditori hanno già aderito, ma moltissimi in Italia sono ancora indietro a livello tecnologico da questo punto di vista. 

La mission di Code Me Green è quella di creare siti altamente performanti e cambiare il modo di navigare sul web e creare uno stile di vita che sia eco-sostenibile ed eco-compatibile; ma la loro vision si scontra con quello che è il mondo web attuale dove oltre il 95%, se non il 99% dei siti internet esistenti non sono performanti, non sono ottimizzati, sprecano una quantità di risorse enormi e spesso e volentieri non creano vantaggi competitivi ai clienti. Serve quindi adeguata preparazione e aggiornamento da parte delle aziende, dei brand, dei magazine.

Tra i progetti futuri di Code Me Green, la partnership con aziende desiderose di investire nella ricerca, e presentarla nelle Università per trovare sviluppatori e fare formazione. “La nostra sfida è quella di creare una nuova generazione di sviluppatori web, Noi li chiamiamo Comunicatori Digitali, che siano registi della comunicazione prima ancora di essere solamente dei web designer. Il Comunicatore Digitale è un soggetto che è molto più simile a un regista che coordina un team di lavoro che a un web designer. È una persona in grado di analizzare le necessità del cliente, valutare il mercato e la competizione e quindi studiare una strategia per poter approcciare questo in modo vincente e non casuale, scegliendo e coordinando un team di esperti digitali adatti alle esigenze del cliente.

Internet, nel 2020, consumava quanto Francia, Canada, Germania e Brasile messi insieme e si prevede sarà responsabile del 40% dell’inquinamento mondiale entro il 2050. Prendere consapevolezza di questo fenomeno apparentemente inarrestabile e mettere in atto azioni capaci di ridurre drasticamente l’impatto ambientale diviene indispensabile. Le aziende, che sono spesso alla ricerca disperata di soluzioni per potersi definire ecologiche o eco-sostenibili, dovrebbero tenere in considerazione l’inquinamento prodotto dai propri siti web.

Possiamo suddividere l’inquinamento prodotto dai siti Internet in due parti

La prima parte riguarda l’inquinamento passivo, prodotto della pubblicazione del sito Internet su un server, il quale utilizza una certa quantità di KW tutti i giorni che non può essere diminuita. Se un server potesse ospitare senza sforzo il doppio dei siti Internet funzionerebbe con la metà dei Server. Inoltre, le web farm hanno bisogno di essere climatizzate affinché non si surriscaldino, altra ragione per cui l’uso di risorse energetiche è altissimo. 

La seconda parte, quella relativa all’inquinamento attivo, riguarda tutte quelle volte in cui un utente consulta un sito internet con un qualsiasi dispositivo. In questo caso, tutta la rete Internet viene investita da una parte di lavoro che comporta il consumo di corrente di tutti i dispositivi che la compongono, fino raggiungere la casa dell’utente. Nel momento in cui viene riprodotto un sito fatto male e non ottimizzato, il computer utilizza più corrente perché i vari componenti dovranno lavorare di più. Lo stesso motore di ricerca penalizza l’indicizzazione di siti non ottimizzati fino addirittura a non includerli nella SERP di ricerca se sviluppati in modo del tutto irresponsabile. 

Secondo una ricerca di Code Me Green, condotta su 300 CMS competitor, finalizzata ad analizzare come sono costruiti i vari CMS e quale direzione stanno prendendo i competitor, si evidenzia come tutti stiano puntando su una tecnologia che non abbia bisogno di particolari abilità per essere utilizzata dagli utenti. Infatti, la maggior parte delle Software House hanno come obiettivo la creazione di strumenti che siano facili da usare per coloro che non possiedono competenze di programmazione e di grafica. Nel corso degli ultimi 25 anni Internet si è evoluto in maniera abbastanza casuale, non c’è stata una vera transizione ordinata e programmata. 

Dal mondo della Comunicazione Tradizionale al mondo della Comunicazione Digitale, il passaggio è stato piuttosto brusco e solo pochi hanno compreso il cambiamento e le nuove regole. In un contesto di questo tipo molte professioni storiche sono sparite per lasciare il posto a nuove che, nella maggior parte dei casi, sono nate senza una formazione adeguata. Questa situazione ha portato a un proliferare di siti internet inutili, non idonei a incrementare il business dei brand e delle aziende. 

Assistiamo da anni al fenomeno della stratificazione del codice sorgente dei programmi informatici. Negli ultimi 20 anni la tecnologia, lato hardware, ha fatto passi da gigante mentre lato software i progressi sono stati più contenuti. Questo è avvenuto, perché al posto di riscrivere i programmi ex novo, per ottimizzare le performance, sono stati sovrascritti anni di programmazione, generando sistemi operativi e software infinitamente più grandi di quello che servirebbe, a scapito di prestazioni performanti che i progressi dell’hardware avrebbero dovuto garantire. Questa pesantezza consuma corrente, troppa corrente, senza che ce ne sia un reale bisogno.