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Inchiesta ultrà, l'imprenditore Zaccagni e il nuovo stadio: "Gli faccio pagare 10mila euro a posto auto"

Le intercettazioni della Procura di Milano svelano un tentativo di infiltrazione criminale nella gestione dei parcheggi per le Olimpiadi invernali 2026, con imprenditori legati agli ultrà e alla 'ndrangheta

Le mani della criminalità sui parcheggi olimpici, emergono nuove intercettazioni: "Su Cortina non mollo, peggio di un pitbull!'

L'inchiesta della Procura di Milano sulle curve di Milan e Inter ha svelato un piano per estendere il controllo criminale sui parcheggi non solo attorno all'Olimpico e allo stadio di Torino, ma anche su quelli previsti per le Olimpiadi invernali del 2026. Dalle intercettazioni agli atti emerge il coinvolgimento dell'imprenditore Gherardo Zaccagni, ora agli arresti domiciliari, e del suo dipendente Giuseppe Caminiti, legato alla 'ndrangheta. I due discutono della gestione dei posteggi olimpici, con Caminiti che in un vocale dichiara: "Io non mollo, sono peggio di un pitbull!", segnalando la loro volontà di entrare in questo lucroso business.

Criminalità nelle curve: operazioni e contatti illeciti

Le indagini hanno già decapitato i vertici delle curve Nord e Sud di Inter e Milan, accusati di associazione a delinquere, estorsioni e legami con la mafia. Zaccagni, tramite Caminiti, avrebbe versato mensilmente migliaia di euro ai capi ultrà nerazzurri, Boiocchi e Beretta. Le intercettazioni svelano piani per coinvolgere anche figure politiche, come Claudio Lotito (che non risulta indagato), per ottenere maggiori benefici, in particolare con i grandi eventi come le Olimpiadi.

La galassia di società di Zaccagni

La galassia dell'imprenditore milanese Gherardo Zaccagni, svelata dall'inchiesta di polizia di stato e guardia di finanza era una girandola di 35 società di gestione parcheggi e autorimesse da centinaia di migliaia di euro fra San Siro e Brera, intestate a prestanome, e collegate fra di loro. Sono attive nella gestione dei posti auto di Carrefour (viale Brenta a Milano, Bergamo, Firenze Prato e Roma), negli stadi di Milano, Monza e Cremona o la gestione di personale di altre aziende.


Per la Procura di Milano, ricostruisce Francesco Floris per LaPresse, attorno alla figura di Zaccagni si giocavano "le pretese del tifo organizzato" sui "parcheggi intorno allo stadio San Siro". Le stime del giro d'affari spartito fra ultras e imprenditori sono rese difficili dall'evasione fiscale fotografata nelle intercettazioni, in cui si parla di continuo di fare "black" e nero, ma dai bilanci delle 35 società di parking che i pm Paolo Storari e Sara Ombra ritengono "riconducibili alla famiglia Zaccagni" e analizzati da LaPresse è possibile avere un'idea dei numeri.

I ricavi delle società di Zaccagni

Con la Kiss&Fly Management srl, società al centro dell'inchiesta che ha firmato i contratti con Milan e Inter e con Snaitech per l'ippodromo Snai San Siro e la pista della Maura (piazzale dello Sport, via del Centauro, via Lampugnano), nel 2023 ha fatto segnare un milione 215mila euro di ricavi, raddoppiati rispetto all'anno precedente. Con la Parcheggi Bicocca srl l'imprenditore dichiarava altri 688.817 euro di ricavi. Poco più di 104mila dalla Pagano Parking, 95mila con Fiere Verona Parking, 61mila con la Hi-Tech Park e 433mila con la Brera Parking dal nome del centrale e storico quartiere meneghino.

Zaccagni puntava a raggiungere una "posizione 'monopolistica'" sui parcheggi e ad espandersi a Roma con il nuovo stadio della Capitale, mentre attorno a lui crescevano gli appetiti di criminalità e tifo organizzati. In un'intercettazione del 2020 il capo ultrà Vittorio Boiocchi, ucciso due anni dopo, parla con Simone De Piano detto 'Pongo' in previsione dei concerti 2021 all'ippodromo di Milano. "Vasco Rossi l'anno prossimo, stanno preparando Milano, ci sarà un 110mila spettatori". Parcheggi e affari dietro ai quali - sottolineano gli inquirenti - era necessario raggiungere un "equilibrio" grazie alla "mediazione mafiosa". Per questo motivo Gherardo Zaccagni avrebbe assunto alle sue dipendenze anche Giuseppe 'Pino Caminiti', esponente di spicco della Nord dell'Inter vicino ad ambienti ndranghetisti, per farsi fornire protezione.


I piani di Zaccagni per i parcheggi del nuovo stadio: "Gli faccio pagare 10mila euro a posto auto"

"Quando faranno lo stadio, dovranno venire. Non sarà tra 2, 3, 4 anni ma fra 5 o 6 anni quando lo stadio lo faranno, perché lo faranno, dovranno andare da qualche cazzo di posto a mettere le macchine. E allora lì a quel punto si devono augurare di aver cambiato la società perché sennò li faccio pagare 10mila euro a posto auto". E' il 24 luglio 2020 quando l'imprenditore Gherardo Zaccagni, il 're' dei parcheggi di San Siro arrestato e messo ai domiciliari nell'inchiesta 'Doppia Curva' sul tifo organizzato di Milan e Inter, espone intercettato quella che i pm di Milano chiamano la sua "strategia imprenditoriale".

Sta puntando al nuovo stadio di proprietà dei club e il ricco business dei parcheggi. In quel momento il progetto delle squadre prevede quasi 28mila metri quadrati di superficie da destinare a parcheggi per 70 milioni di euro di investimento. Il 53enne indagato, che controlla attraverso prestanome 35 diverse società di parcheggi, è "risentito" nei confronti di alcuni dirigenti dell'Inter che a suo dire lo stanno ostacolando nel programma di diventare il "monopolista" dei parcheggi sull'area per avvantaggiare altre aziende. Dice al suo interlocutore che l'Inter pagherà "10mila euro a posto auto" e il "Milan 500". "Diranno 'ma come?' Sì perché siete dei pezzi di merda".

Il suo piano con il nuovo impianto di proprietà prevede di sfruttare a suo vantaggio "l'apertura dei cantieri per il nuovo stadio" che in quella fase sembra certa e la "riduzione dei parcheggi" per applicare un prezzo "punitivo". "Questo qua - afferma parlando di un manager dell'Inter con potere di firma - ci farà morire fino a marzo-aprile quando faranno il cantieramento. Io la prima cosa che faccio vado da Marotta e gli dico 'guardi è tre anni che il suo uomo si è comportato così con noi, guardi che siamo proprietari di là, veda lei cosa vuol fare".


Zaccagni e il black: "Battiamo troppi scontrini"

"Guarda che battiamo troppi scontrini in Brera eh... Non è che a tutti gli fa lo scontrino, gli dà quel cazzo di biglietto e fine del discorso". Voleva il "black" sui parcheggi l'imprenditore Gherardo Zaccagni. Controllava attraverso prestanome 35 società di parking, da San Siro a Brera a Milano ma anche Roma e Verona ma anche suo padre, Elio Zaccagni, si era accorto che stava esagerando con il nero e si era rivolto al suo guardaspalle assunto per garantirgli protezione, uno dei vertici della Nord interista, Giuseppe Caminiti. "Faccio tutti i contratti in black, lui vuole che faccio un po' di fatture. Mi ha detto 'gli fai tutto in nero cazzo", riporta Caminiti al suo datore di lavoro le volontà del padre. Sugli aspetti fiscali Zaccagni però non voleva sentire ragioni. "Ho pagato 12.000 Euro di Iva sto mese il che vuol dire che abbiamo battuto oltre 60.000 Euro tra fatture e pos, è impossibile, così è impossibile" dice lamentandosi di un dipendente che batte troppi scontrini e che si sarebbe giustificato parlando di "quelli che ti chiedono col pos che ti rompono i coglioni con lo scontrino".

"82.000 euro tra scontrini e fatture il mese scorso, non va assolutamente bene - prosegue l'impresario - Non devono battere una minchia di quello che pagano in contanti, una minchia". Oltre alla questione scontrini Zaccagni chiedeva anche l’impiego di maestranze senza precedenti penali da impiegare in nero e che sarebbero state assunte solo nel caso in cui fossero stati fatti dei controlli da parte degli organi competenti. "L'importante è che non abbiano precedenti penali perché sennò da contratti non posso assumerli... che poi non li assumo ma se ci fanno un controllo, li assumo durante la notte".

Carcere negli stadi e "bonifica culturale": la posizione di La Russa

Il presidente del Senato Ignazio La Russa ha espresso una linea dura contro l'illegalità negli stadi, proponendo "tolleranza zero". Rispondendo all’idea di introdurre il carcere negli stadi, La Russa ha dichiarato: "Serve una bonifica culturale. Facciamo entrambi". Nel frattempo, si attende la decisione della Prefettura sulla protezione richiesta per il pm Paolo Storari, impegnato nell’indagine che ha smascherato i traffici illeciti legati agli ultrà e alla gestione dei parcheggi.