Libri & Editori
Agata rubata, un romanzo visionario che racconta una Catania giallo-noir
Valerio Musumeci mescola fantasia e realtà, tra cinismo e colpi di scena in una città da scoprire dietro l’immagine della santa che la rappresenta
Agata rubata, Valerio Musumeci per Bonfirraro editore
Perché la festa di Sant’Agata è stata annullata? Perché Alessandro Amenta, sindaco di Catania, ha lasciato la città dopo aver firmato l’ordinanza? E perché alcuni autobus stanno prendendo fuoco, seminando il panico tra i cittadini? Muove da queste domande Agata rubata, il giallo-noir del giornalista catanese Valerio Musumeci, edito da Bonfirraro, in libreria e negli store digitali a partire dal 28 gennaio 2021. Il ritratto di una Catania cupa e malinconica, popolata da personaggi singolari e a tratti grotteschi, che per la prima volta dopo anni deve fare a meno della sua Festa. Come effettivamente accadrà quest'anno, a causa della pandemia Covid-19, che costringerà i catanesi a rinviare l'abbraccio con la Santuzza.
Ciò che avviene nel romanzo, naturalmente, non è causato da una pandemia. Il protagonista, il giornalista Salvo Lanza, cerca di comprendere perché la Festa sia stata annullata e cosa stia accadendo a Catania. Ma non riesce ad afferrare la soluzione, finché non verrà incaricato dal giovane Carmelo di ritrovare il misterioso Birìta, “guardiano” della città. «Lanza è un giornalista cinico e spietato, il classico squalo», spiega Valerio Musumeci, «il motivo per cui decide di fidarsi di Carmelo, e di imbarcarsi in un’avventura assurda, nera ma a tratti divertente, deriva da un passato che ha cercato in tutti i modi di rimuovere, ma che segretamente continua a fargli male. Questa vicenda lo costringerà a rivedere il proprio modello di vita».
L'autore
Valerio Musumeci
Valerio Musumeci (Catania, 1992), è giornalista pubblicista. Nel 2015 ha esordito con il pamphlet storico-politico Cornutissima semmai. Controcanto della Sicilia buttanissima, (Circolo Poudhron Editore), con prefazione della scrittrice Vania Lucia Gaito, inserito nella bibliografia del laboratorio “Paesaggi delle mafie” dell'Università degli Studi di Catania. Nel 2017, per lo stesso editore, ha curato un saggio sul berlusconismo all'interno del volume L'Italia tradita. Storia del Belpaese dal miracolo al declino, con prefazione dell'economista Nino Galloni. Agata rubata è il suo primo romanzo.
Editore: Bonfirraro editore
Pagine: 360
Formato: 14,5x21 cm
Isbn: 978 88 6272 257 5
In vendita da: 28 gennaio 2021
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Agata rubata, Valerio Musumeci per Bonfirraro editore
Capitolo primo
Facciamo così: lo scrivo io, questo romanzo. Non fare subito quella faccia. In un certo senso, ne ho il diritto. Sono io il personaggio centrale, il protagonista della storia. D’accordo, tu l’hai inventata, e un giorno ci dirai cosa ti eri bevuto. Ma io l’ho vissuta. E non c’è paragone tra immaginare le cose e viverle, tra sognarle e farle, come potrà confermare qualsiasi adolescente sotto tempesta ormonale (o qualsiasi scrittore dedito all’onanismo). Per tutta la durata della storia, sono stati cazzi miei.
Soprattutto quand’ho creduto di avere fallito, quand’ho sentito di essere perso, e la tua straordinaria immaginazione non riusciva a cavarmi d’impaccio, perché ti mancava la scena successiva. Languivi ore e ore, uscivi, tornavi, riprendevi, rinunciavi. Io, il personaggio, restavo lì a friggere. Mica potevo scappare, io. Non so perché facessi così. Guarda qui. Il lavoro è ben lontano dall’essere finito.
Al momento abbiamo soltanto qualche centinaio di pagine, più scombinate che mai, una serie infinita di scene da correggere e dettagli da aggiungere, e questo solo per quanto riguarda la trascrizione della storia dalla tua mente al foglio. Poi ci sarà da pensare allo stile, alle correzioni e a tutto il resto. E tu stai lì da mesi, a dire che ce la fa- rai, che ti basta qualche settimana per venirne a capo, che hai soltanto bisogno di un po’ di serenità e ogni cosa andrà a posto.
Ti sento, sai? Quando parli con gli amici, con i colleghi, con il povero editore che sta cominciando a chiedersi chi gliel’ha fatto fare. Ancora qualche settimana. Stavolta è la volta buona. Beh, caro mio, sappi che stai prendendo in giro te stesso e loro. La verità è che non hai il fisico. Non dico che tu sia un pigro, anzi. Sei capace di lavorare molte ore di fila, è accaduto che ti dimenticassi di mangiare per scrivere.
Me ne accorgevo perché quand’eri stanco la qualità della scrittura ne risentiva, la logica zoppicava, e mi facevi vivere scene incoerenti con tutto il resto, destinate a essere cancellate quando avresti recuperato le forze. (In quel caso, spesso, te la prendevi con me. Come se la colpa fosse mia). Perciò no, non sei uno scansafatiche. Però questa cosa non sei in grado di farla. E allora facciamo così, dammi retta. Questo romanzo lo scrivo io. Ne ho il diritto, ma soprattutto ne ho le capacità. Non dimenticare che sono il giornalista più importante di Catania. Che non sono io a cercare le notizie, sono le notizie a cercare me. Almeno, un tempo era così.
Togliti quell’espressione preoccupata. Questa modalità, oltre a darci la garanzia che il libro esca e l’editore non ti faccia causa, ci darà un altro consistente vantaggio. Servirà a smentire sin dall’inizio ciò che molti potrebbero pensare, che tu e io siamo la stessa persona. Dubbio legittimo, se ci pensi. Facciamo lo stesso lavoro, viviamo nella stessa città. Lo sfondo sul quale ci muoviamo è identico, e ci siamo sforzati di renderlo vero- simile, per dare consistenza a una storia che altrimenti faticherebbe a essere presa sul serio. Invece è una storia seria, tremendamente seria.
E lasciami dire che tu non avresti potuto viverla, proprio perché non sei me. Intendiamoci, questo è un complimento. Perché io, almeno all’inizio, sono un bel pezzo di merda. Le cose che faccio io tu le sogni la notte. (E abbiamo detto che sognare è diverso da fare, immaginare è diverso da vi- vere). Sei un bravo ragazzo, tu, uno che si alza la mattina sperando di fare qualcosa di bello per tornare a dormire sereno, malgrado tutti gli accidenti che minacciano la vita degli uomini, e in fondo ai quali intravedi, sfocata e spaventosa, l’ombra del Male. Poi ti investe la luce del Bene.
E allora pensi che a esistere sia soltanto la luce, che l’ombra sia un pro- dotto di scarto, un’entità che viene a esistere per sottrazione, non per addizione o per trasformazione come le cose viventi, e che basti vivere con pienezza nella luce per annullarla.