Boris Pasternak, Il dottor Zivago e quel premio Nobel rifiutato - Affaritaliani.it

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Boris Pasternak, Il dottor Zivago e quel premio Nobel rifiutato

A 131 anni dalla nascita, ripercorriamo la vita del grande scrittore russo e “l’intrigo internazionale” dietro al premio Nobel al romanzo “Il dottor Zivago”

Il 10 febbraio 1890 nasceva a Mosca Boris Leonidovic Pasternak, scrittore russo e grande poeta, noto ai più soprattutto per il suo romanzo Il dottor Zivago, tradotto in 29 lingue e venduto in milioni di copie oltre che ispirazione per pellicole cinematografiche di successo.

Pasternak crebbe in una famiglia di intellettuali di origine ebrea: il padre Leonid era pittore di fama e amico di Tolstoj, la madre Rozalija Kaufman era concertista. Boris studiò inizialmente composizione al conservatorio e filologia all'università di Mosca ma poi si laureò in Filosofia.

Il suo esordio letterario lo fece nel 1914 con la raccolta di poesie Il gemello delle nuvole, per poi dar vita ad altre importanti sillogi, come Oltre le barriere, Mia sorella vita, Temi e variazione e Seconda nascita, in cui sembrò ricercare una scarna semplicità del verso e una misura classica, ben lontana dalle coeve esperienze futuristiche a cui lo scrittore fu inizialmente vicino.

Si distaccò infatti dal futurismo sia per indole caratteriale (i futuristi e le loro versioni russe erano artisti molto aggressivi), sia per inclinazioni artistiche, preferendo atmosfere intime, domestiche, quasi immemori della storia in cui il poeta si muoveva. Nei poemi L'anno 1905 (1927) e in Il luogotenente Schmidt (1927) Pasternak affrontò tuttavia il tema storico della ricostruzione dopo la rivoluzione del 1905, proiettata però in una lontananza fiabesca, a cui si sovrappongono ricordi di infanzia e atmosfere delicate.

Il dottor Zivago, il libro che gli valse il premio Nobel

Il suo romanzo più noto, Il dottor Zivago, si diffuse in Occidente e nel giro di pochissimo tempo fu tradotto in numerose lingue, diventando il simbolo della testimonianza della drammatica realtà sovietica. Nel 1958 Il dottor Zivago fruttò a Pasternak l'assegnazione del Premio Nobel per la Letteratura. Proprio quel premio svedese scatenò una vicenda singolare che vide il coinvolgimento dei servizi segreti occidentali, secondo quanto è stato ricostruito in più libri e articoli.

Infatti il regolamento dell'Accademia di Stoccolma, istituzione designata a scegliere il vincitore del Premio Nobel per la Letteratura, prevede che per ottenere il riconoscimento, l'opera in questione debba essere stata pubblicata nella lingua materna dell'autore, requisito di cui Il dottor Zivago tuttavia difettava. Pertanto, a pochi giorni dal momento in cui l'assegnazione avrebbe dovuto essere resa nota, un gruppo di agenti della Cia e dell'intelligence britannica riuscì a intercettare la presenza di un manoscritto in lingua russa a bordo di un aereo in volo verso Malta.

Obbligarono così l'aereo a deviare, per entrare in possesso del manoscritto che, fotografato pagina per pagina, fu precipitosamente pubblicato su carta con intestazione russa e con le tecniche tipografiche tipiche delle edizioni russe.

Il resto della vicenda è noto da tempo. Dapprima Pasternak inviò un telegramma a Stoccolma esprimendo la sua gratitudine attraverso parole di sorpresa e incredulità per l'ottenimento del prestigioso premio. Alcuni giorni più tardi, in seguito a pressanti minacce e avvertimenti da parte del Kgb circa la sua definitiva espulsione dalla Russia e la confisca delle sue già limitatissime proprietà, lo scrittore con rammarico comunicò all'organizzazione del Nobel la sua rinuncia per motivi di ostilità del suo Paese.

Pasternak fu così costretto a rifiutare la fama e il riconoscimento che avrebbe trovato all'estero per non vedersi negata la possibilità di rientrare in patria. Il romanzo fu pubblicato legalmente in Russia solo nel 1988, nel periodo di riforma dell'Unione Sovietica promosso da Gorbacev. Nel 1989 il figlio dell'autore, Evgenij, si recò in Svezia per ritirare il premio Nobel spettante al padre 31 anni prima.