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“Bucaneve” è il nuovo romanzo di Mélissa Da Costa
Il tempo sospeso nel paesino montano di Arvieux guarisce le ferite e prepara alla rinascita
Dopo i due bestseller I quaderni botanici di Madame Lucie e Tutto il blu del cielo, arriva in libreria il nuovo romanzo di Mélissa Da Costa edito da Rizzoli: Bucaneve. Pagine delicate e dal ritmo lento, pensate per dare spazio alla guarigione interiore, alla scoperta dell’altro e all’instaurarsi di nuove, preziose relazioni.
Bucaneve è un romanzo per chi non ha fretta. Di più: è il libro adatto a chi ama scorrere le pagine senza sentire il brivido dell’adrenalina, o il desiderio di vivere emozioni forti attraverso trame intriganti ricche di pathos. In queste quasi cinquecento pagine, che si susseguono con una lentezza delicata e studiata – dunque non noiosa –, l’autrice più amata dai francesi, Mélissa Da Costa, si prende tutto il tempo per guarire le ferite della sua protagonista e al contempo svelare a poco a poco le vite dei numerosi personaggi che popolano questa grande storia di rinascita. Ambre, Tim, Rosalie, Sylvie, Andrea, Wilson, Anton e gli altri all’inizio sono solo nomi con poche informazioni che li tratteggiano; in realtà, ognuno di loro nasconde dentro di sé fragilità, talenti, sogni, fantasmi, situazioni da affrontare, drammi da cui scappare, delusioni e gioie. È però soltanto con il passare dei mesi, e delle pagine, che riusciranno a trovare la forza di aprirsi gli uni con gli altri, di chiudere con il passato quando necessario e di stringere nuove amicizie, riscoprendo il valore più vero del termine.
Protagonista di Bucaneve è Ambre, una ventenne di Lione che conosciamo in un periodo di totale confusione e infelicità: l’unica grande tragedia del libro si consuma proprio all’inizio, quando la ragazza tenta il suicidio tagliandosi le vene in una vasca da bagno, ma viene ritrovata e salvata dal suo amante. Philippe è un uomo sposato che la “usa” per il sesso, senza mai pensare a lei in termini di progettualità o anche solo di amore; Ambre, da parte sua, arriva da un passato disastroso, con una famiglia incapace di capirla, una ribellione adolescenziale tale da portarla sull’orlo del baratro e infine una relazione tossica con un padre di famiglia molto più grande di lei. Sarà per guarire da questo buco nero di disperazione che Ambre accetterà di partire per Arvieux, dove degli amici di Philippe possiedono uno chalet e stanno cercando degli stagionali in vista dell’inverno.
In questo angolo di paradiso montano, lontano dal caos della grande città e nel bianco della neve, una decina di persone provenienti da tutta Europa si incontra per trascorrere i successivi sei mesi insieme, lavorando come camerieri, cuochi, lavapiatti. In pochi si conoscono già, la maggior parte è appena arrivata e non è finita lì per caso: quasi tutti scappano da qualcosa o da qualcuno, hanno bisogno di ritrovarsi, di mettersi in discussione, di ricominciare. Tuttavia, il processo di guarigione per ciascuno di loro non sarà affatto semplice come previsto e richiederà molto tempo, energia, fiducia, ma soprattutto il sostegno dell’intera piccola comunità, che presto diventerà una sorta di famiglia allargata.
Andrea è il latin lover italiano che non sopporta i legami stabili e passa da una ragazza all’altra, così come da una stagione all’altra, nella costante ricerca di nuove emozioni; Tim è il giovane omosessuale dallo sguardo dolce che non è ancora riuscito a perdonare la propria famiglia e forse neppure sé stesso per non essere “normale” come avrebbe dovuto; Rosalie è la mamma single con la neonata Sophie sempre appresso, approdata ad Arvieux in circostanze misteriose nella speranza di mantenere sé stessa e la sua bimba; Michel e Sylvie sono i proprietari dello chalet, sempre pieni di energia e con il sogno segreto di costruire la propria famiglia dopo tanti tentativi andati a vuoto; Wilson è il solitario che alle parole preferisce le piante. È proprio da lui che, soltanto verso le pagine finali del libro, Ambre impara il valore del silenzio, la bellezza della natura, il significato di uno sguardo, nonché una serie di leggende che riguardano i fiori bucaneve, simbolo di rinascita e di speranza. Mentre i giorni scorrono intensi e pieni di lavoro allo chalet, tra i suoi abitanti si instaura una routine fatta di piccoli gesti: il tè pomeridiano, il bagnetto alla piccola Sophie, la cena insieme dopo il turno serale, il rifugiarsi sotto le stesse coperte quando il dolore di qualcuno diventa troppo forte e gli altri non se la sentono di lasciarlo solo. Lassù, lontani dal resto del mondo, soli e vulnerabili, tutti hanno bisogno di tutti, come in una grande comunità che si ama e si rispetta. In più tra le singole persone si vengono a creare dei legami speciali, come quello che al termine del libro si sarà ormai instaurato tra Tim, Ambre e Rosalie, divenuti inseparabili.
Se è vero che Bucaneve non è un romanzo in cui esiste una vera e propria trama, non mancano però i colpi di scena, specie arrivando verso le pagine finali. Il rapporto che sboccia tra Tim, il suo compagno campione di sci Anton e Ambre è infatti unico nel suo genere: si tratta di una stretta amicizia, che tuttavia a un certo punto deraglia nella gelosia e lascia spazio a qualcosa di diverso. Tim e Ambre si sono piaciuti sin dal primo istante, si sono voluti bene come un fratello e una sorella, si sono curati a vicenda, fino a diventare indispensabili l’uno per l’altra; ma Ambre ha sempre saputo che Tim è gay, pertanto non ha mai permesso ai suoi sentimenti di spingersi oltre. Eppure, sarà soltanto arrivando alle battute finali del romanzo che l’inaspettato accadrà e tutto, persino le tendenze sessuali di Tim, verrà rimesso in discussione. Forse con qualche forzatura, l’autrice apre a molteplici possibilità, trattando il tema della omo o eterosessualità da un punto di vista inedito e complesso, mettendo in luce la difficoltà di inserire le persone entro categorie o definizioni precostituite. C’è da dire che non tutti i lettori si sono lasciati convincere dal finale che la Da Costa ha immaginato per i suoi personaggi, volutamente inatteso e con una virata romantica; sta di fatto che la sua scelta è stata una decisione coraggiosa, in grado di dare adito a non pochi dibattiti e dunque senza dubbio utile, come qualunque libro che apra alla discussione.
In libreria per Rizzoli con una copertina naif dove appaiono uccellini, luci appese, fiori, uno chalet dai piani altissimi e due figure danzanti sulla cima, Bucaneve è un romanzo che potrà piacere moltissimo oppure per nulla, in quanto si caratterizza per le svolte nella trama un po’ azzardate, per il ritmo lento, per le numerose pagine che talvolta si ripetono simili al fine di immergere volutamente il lettore in quella quotidianità che a poco a poco avvolge l'ovattato mondo di Arvieux. Ognuno potrà cogliere da questa storia ciò che più preferisce, dando connotazioni diverse alle relazioni d’amore, alle contraddizioni familiari, ai traumi irrisolti e alle numerose visioni alternative qui proposte, uniche e preziose in quanto fuori dagli schemi. Si tratta quindi di una lettura che va affrontata con calma, pacatezza, pronti a mettersi in gioco e ad empatizzare con il microcosmo a cui l’autrice dà forma.