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Continua la saga delle sei regine Tudor con Caterina Howard
Giovane, bellissima e troppo ingenua, Caterina Howard fu la quinta moglie di Enrico VIII
Alison Weir, regina del romanzo storico inglese, pubblica per SuperBeat (Neri Pozza Editore) il quinto romanzo della serie dedicata a Le sei regine Tudor.
Chi segue fedelmente Alison Weir, studiosa e scrittrice inglese con una passione per la storia, in particolare quella del suo Paese, avrà atteso con trepidazione l’uscita del quinto romanzo facente parte della serie Le sei regine Tudor, inaugurata in Italia nel 2019 con Caterina d’Aragona. Si tratta di romanzi storici e biografici che mostrano una grande flessibilità: dal punto di vista narrativo, si presentano come vere e proprie favole – quasi tutte finite tragicamente – raccontate con l’abilità di catturare il lettore e sviluppare trame ricche di colpi di scena, sebbene non si tratti affatto di fantasia; l’autrice si attiene infatti in maniera scrupolosa alla verità tramandata dai documenti, sebbene sappia infiocchettarla con grande estro creativo.
Dal punto di vista del contenuto, invece, i volumi possono essere letti uno di seguito all’altro, coprendo così l’intero regno di Enrico VIII e divenendo quindi uno strumento di conoscenza della storia inglese, oppure si può scegliere soltanto quelle figure femminili da cui ci sentiamo attratti. Inutile dire che Anna Bolena è la più celebre delle sei mogli, seguita da Caterina d’Aragona e da Jane Seymour – tutte pubblicate in Italia dalla SuperBeat di Neri Pozza – ma se si ha la curiosità di scoprire le altre donne che ammaliarono il re Tudor più spietato di sempre, si rimarrà sorpresi dalle loro personalità originali, forti e ambiziose.
Caterina Howard. La regina scandalosa è la protagonista del quinto e penultimo libro della serie ed è proprio uno di quei romanzi che può essere letto indipendentemente dagli altri, perché la ragazza in questione ebbe una vita molto affascinante. Cugina di Anna Bolena e di nobili origini, visse un’infanzia non troppo felice a causa della morte precoce della madre e dei debiti che il padre aveva contratto nel corso di un’esistenza dissoluta.
L’istituto a cui venne affidata per la sua educazione – al fine di venir poi sposata a qualche gentiluomo altolocato e magari saldare i conti paterni – non fu in realtà irreprensibile come avrebbe dovuto, di conseguenza la sua situazione appare piuttosto ambigua sin dagli anni della fanciullezza e dell’adolescenza. Quando venne mandata a corte come damigella della nuova regina Anna di Kleve, per Caterina non fu difficile mettere a frutto ciò che aveva imparato fino ad allora, al segreto scopo di portare a termine il compito a cui era stata destinata dai suoi parenti: sedurre il re, destituire la sovrana e prenderne il posto, portando così potere e prestigio alla propria famiglia.
Come molte altre fanciulle dell’epoca – e come altre mogli del volubile Enrico VIII – Caterina fu una vittima troppo giovane delle mire politiche ed economiche maschili, cosicché divenne una pedina in mano di altri, pronti a sacrificarla qualora le cose si fossero messe male. D’altra parte, dopo tre regine decedute e una allontanata con un pretesto, le possibilità di avere un matrimonio felice e sereno con Enrico erano davvero poche. La Howard ebbe successo nella prima parte del piano, tanto che secondo alcuni il re la amò persino più di Anna Bolena: per lui Caterina rappresentava la freschezza, l’innocenza, la bellezza, la purezza, tutto ciò che egli aveva ormai perso da tempo, ma che in cuor suo desiderava recuperare. Tuttavia, si trattava pur sempre di una vivace ragazza desiderosa di innamorarsi e di farsi apprezzare dagli uomini in una corte di spine, motivo per cui non passò troppo tempo prima che, come già era accaduto per Anna Bolena, Enrico VIII perdesse la testa e si lasciasse impossessare dalla gelosia, che presto mutò in vendetta.
Caterina Howard finì per essere un’altra scia di sangue nel regno dei Tudor, un’altra anima che grava su quella del re, ma nel breve tempo in cui visse fu una figura meravigliosamente brillante, bella, intrigante. Scrive a proposito di questo libro Tracy Borman: “Stupefacente. Caterina emerge dalle pagine di questo splendido romanzo come una donna affascinante, vivace e, alla fine, tragicamente ingenua. Questa storia vi ammalierà e vi spezzerà il cuore”, mentre Carol McGrath la definisce addirittura la migliore opera scritta fino ad ora dalla Weir. Dunque, impossibile perderla.