Libri & Editori

Coronavirus, tra i libri in stand-by c'è l'ultimo dell'economista Felber

"Si può fare!" propone il paradigma del commercio etico. Bisognerà aspettare per poterlo sfogliare

Rimandata a data da destinarsi anche l'uscita del nuovo libro di Felber sul commercio etico

Rimandata anche l'uscita dell'ultimo libro dell'economista austriaco Christian Felber: Si può fare! Per una nuova economia globale fondata sul commercio etico, prevista per il 20 marzo. Il fondatore del movimento internazionale dell'Economia del Bene Comune, professore universitario e conferenziere di fama internazionale, propone nel suo nuovo libro un'alternativa dirompente agli attuali paradigmi del mercato: il paradigma del commercio etico, un patto equo tra stati democratici per un'economia che metta al centro diritti e sostenibilità - in una zona di commercio - sotto l’egida dell’ONU. Un radicale cambio di paradigma economico che nel contesto della crisi internazionale da Covid-19, di questi giorni, non può non suscitare riflessioni.

La casa editrice Aboca Edizioni ha reso noto con un comunicato stampa che l'uscita del libro è rimandata a data da destinarsi, a seguito dell'interruzione della distribuzione libraria italiana. Il libro sarà comunque disponibile sugli store online e sul sito dell'editore.

"Una nuova economia globale fondata sul commercio etico è davvero possibile" 

Tra libero mercato e protezionismo, può esistere una terza via? Sono domande che in molti si pongono da tempo e che sono quanto mai attuali in un periodo di emergenza sanitaria ed economica globale. 

L’economista austriaco conduce un’analisi spietata dell’attuale politica commerciale internazionale. Felber esplicita in termini chiari e documentati la propria critica al sistema capitalistico, alla “religione del libero commercio” e allo stesso tempo sostiene la poca efficacia di una politica protezionistica. Ma come è chiarificato fin dal titolo, ottimista e squillante, Felber non si limita affatto alla pars destruens. Un nuovo modo di perseguire lo sviluppo e il benessere c’è: il passaggio dal libero mercato al commercio etico. 

Il fine delle relazioni economiche è, o dovrebbe essere, una piena attuazione dei diritti umani, uno sviluppo sostenibile, una buona vita per tutti. Il commercio è un mezzo, non un fine. Eppure è sotto gli occhi di tutti che questa visione è quanto di più distante dagli effetti prodotti dalle dottrine economiche dominanti. Felber ripercorre allora le tappe fondamentali dei capisaldi teorici del libero commercio, partendo da Adam Smith e David Ricardo, illustrandone le falle concettuali e sottolineando la distanza tra ambizioni e risultati concreti. Mostrando cioè come le attuali regole del gioco non possano in alcun modo soddisfare il crescente bisogno di giustizia e benessere. Felber indaga le disuguaglianze create da WTO, corporation transnazionali e accordi politico-economici che nel nome della libertà del commercio favoriscono la creazione di ricchezza, relegandola però nelle mani di pochi soggetti. 

Secondo Felber un nuovo corso economico coincide con una “alternativa procedurale”, ovvero una nuova centralità delle istituzioni democratiche, oggi fin troppo vincolate e subalterne alle grandi organizzazioni economiche. Una rinuncia agli attuali trattati internazionali – su tutti il CETA(Comprehensive Economic and Trade Agreement) e il TTIP (Transatlantic Trade and Investment Partnership) – l’accettazione dell’ONU come sede del diritto economico internazionale, e la promozione di una Zona di commercio etico delle Nazioni Unite. Un patto tra Stati che decidono di mettere al centro i diritti, la sostenibilità ambientale, la cura delle risorse naturali e principi di solidarietà ed equità.

La previsione di Felber? Gli Stati che rispettano i diritti umani, i diritti dei lavoratori e tutti gli altri accordi dell’ONU, potrebbero commerciare più liberamente tra loro, neutralizzando il dumping in ogni ambito e proteggendosi da quanti lo praticano. L’ingresso alla zona di commercio etico, inoltre, potrebbe dipendere dai risultati di un bilancio del bene comune che deve essere universale (deve cioè tenere conto di tutti i valori fondamentali), quantificabile, confrontabile, pubblico, comprensibile per la collettività e facilmente vincolabile a conseguenze legali.