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“Dalla stessa parte mi troverai”, il controverso romanzo di Valentina Mira
Nella dozzina del Premio Strega 2024 Fascismo, sorellanza, giustizia, tema delle carceri e molto altro per un libro scottante ma necessario
Valentina Mira, con il suo romanzo Dalla stessa parte mi troverai edito da SEM Libri e rientrato nella dozzina del Premio Strega 2024, affronta con coraggio un tema complesso e doloroso, mettendo al centro della narrazione gli eventi legati alla strage di Acca Larentia del 1978.
Questo tragico episodio della storia italiana, che vide la morte di tre giovani attivisti neofascisti, diventa il punto di partenza per un’analisi più ampia sul clima politico degli anni di piombo e sulle sue conseguenze. La storia personale e dimenticata di Mario Scrocca, un militante di estrema sinistra coinvolto senza prove nell’attentato e poi “suicidatosi” in circostanze misteriose in carcere, è il filo conduttore di un’opera che oscilla tra denuncia e riflessione.
Il romanzo si apre su uno scenario di memoria e ingiustizia, in cui Mira porta in primo piano non solo le vittime della violenza politica, ma anche le storie taciute e marginalizzate, come quella di Rossella Scarponi, vedova di Mario Scrocca, che combatte per non lasciare cadere nell’oblio la verità sulla morte del marito. La narrazione si sviluppa su più piani temporali, oscillando tra il passato travagliato di quegli anni e il presente di due donne che, pur provenendo da contesti diversi, trovano un terreno comune nella sofferenza e nella lotta. Valentina, trentenne che ha vissuto sulla sua pelle l’influenza dei movimenti neofascisti, e Rossella, ormai sessantenne, vedono le loro storie intrecciarsi in un dialogo che va oltre la politica, per toccare il cuore della condizione umana.
“L’esigenza di raccontare questa storia nasce da una sensazione di ingiustizia e dal desiderio di restituire un tassello importante di memoria antifascista – ha raccontato Valentina Mira ad Affaritaliani.it – Il libro è solo il punto finale di una staffetta collettiva, partita da Rossella insieme alla sua famiglia e proseguita con il nostro lavoro di ricerca sulle carte dell’epoca, gli articoli, un documentario-inchiesta. Tanto per rendere conto della poca cura che ci fu al tempo, basti pensare che i giornali la chiamavano Patrizia”.
Tutti i personaggi del romanzo, anche quelli più marginali, sono tratteggiati con profondità e con una certa autenticità. Rossella emerge come una donna forte, segnata da una vita di sofferenza, eppure animata da una volontà incrollabile di verità. Mario, sebbene presente solo attraverso i ricordi e i racconti, incarna la vittima di un sistema che, come denuncia l’autrice, tende a marginalizzare e dimenticare i più deboli. Valentina Mira, che fa da voce narrante, si muove in un delicato equilibrio tra il suo passato e la sua posizione attuale di osservatrice critica e consapevole, creando anche una certa curiosità attorno al suo romanzo precedente X, incentrato su una violenza sessuale da lei subìta. Tra l’altro, ricordiamo che entrambi i libri della Mira sono ascoltabili su Audible: Dalla stessa parte mi troverai letto da Dalila Cozzolino per una lunghezza di circa 6 ore, mentre X è interpretato da Alice Torriani.
Lo stile con cui questa storia così potente e importante da ricordare è raccontata è asciutto ma al tempo stesso intrigante, capace di dare forma a sentimenti complessi senza indulgere in sentimentalismi. Il linguaggio è diretto, tagliente, talvolta duro, sempre guidato da una precisa volontà di accuratezza, pensato per seguire una narrazione che si intreccia con riflessioni politiche e personali. Ne emerge un racconto in grado di mescolare l’intimità della storia d’amore tra Rossella e Mario con la durezza di un’epoca segnata da terrore e criminalità.
Uno dei principali punti di forza dell’opera risiede a nostro parere nella capacità dell’autrice di affrontare un argomento così controverso, senza mai cadere nella trappola del revisionismo o della strumentalizzazione. Nonostante le critiche che le sono state mosse, in particolare da ambienti politici di destra, l’autrice ha cercato di mantenere sempre – tanto nel libro, quanto nelle interviste successivamente rilasciate – un tono equilibrato e maturo, raccontando prima di tutto una storia d’amore e di sofferenza umana, non riconducibile a una semplice cronaca politica. Tuttavia, l’accesso alla dozzina del Premio Strega 2024 ha puntato sul libro i riflettori, scatenando, come era prevedibile, qualche polemica: esponenti di destra hanno infatti accusato Mira di giustificare la violenza delle Brigate Rosse e di banalizzare la memoria delle vittime di Acca Larentia; di rimando, l’autrice ha chiarito che il suo intento non è mai stato quello di riaprire ferite politiche, quanto piuttosto di dare voce a chi è stato dimenticato. “Quello che mi auguro per il romanzo è di essere accolto con la cura che a questa storia e a questa famiglia non sono state riservate negli ultimi decenni – ha detto ancora Valentina alla nostra redazione - mi preoccupano gli attacchi strumentali che sono stati mossi al libro da parte di chi non lo ha proprio letto, cercando di legittimare un odio che nei miei intenti non c’era proprio. Nostalgia a parte, volevo solo raccontare una storia d’amore e il suo potere salvifico”.
C'è poi il tema del carcere, non meno significativo, perché in fondo non è poi così importante definire chi, cosa e come abbia ucciso Mario Scrocca: anche qualora fosse stato lui stesso a decidere di togliersi la vita, ciò non sarebbe comunque giustificabile in una cella anti-suicidio strettamente sorvegliata. Peraltro, non si sta parlando di qualcosa che accadde anni fa e che ormai non ci riguarda più; al contrario, il problema del sovraffollamento delle carceri e delle condizioni disumane dei detenuti, che spesso non vedono altra via d'uscita se non la morte, è purtroppo fortemente attuale.
D’altra parte, le origini di quest’opera affondano proprio nelle esperienze personali della scrittrice, che da molto giovane ha frequentato ambienti neofascisti, fidanzandosi con un militante di estrema destra. Questo vissuto, che nel romanzo viene esplicitamente ammesso con una punta di vergogna, ma anche con molta consapevolezza, invece di sminuire la figura della Mira rende il racconto ancora più sincero, intriso di un senso di urgenza, come se lei stessa sentisse la responsabilità di tramandare una storia che altrimenti rischierebbe di perdersi. Il suo sguardo critico e antifascista permea quindi il romanzo senza mai sovrastare la dimensione più intima e personale della narrazione.
Valentina Mira, già nota per il suo esordio con X, un’opera autobiografica che tratta il tema della violenza di genere e che consigliamo di leggere o di ascoltare, si conferma con questo secondo libro una voce originale e audace della narrativa contemporanea italiana. La sua scrittura, sempre tesa tra l’impegno civile e la riflessione personale, riesce a dare forma a storie sul baratro dell’oblio, facendosi quindi portavoce di una generazione che non vuole dimenticare.