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10)  Il continente bianco di Andrea Tarabbia (Bollati Boringhieri)

Ecco un’altra opera di sicuro interesse storico, psicologico, letterario. Il continente bianco fa uso dell’immaginazione – e del precedente testo L’odore del sangue di Parise – partendo tuttavia da un’ambientazione realistica che ci conduce al presente con un filo diretto. Protagonista del romanzo è infatti Marcello Croce, carismatico leader di estrema destra, simpatizzante di forze fasciste e non contrario all’uso della violenza; un venticinquenne che ha trovato il suo posto nel mondo anche grazie alla generale indifferenza con cui la società accoglie il fanatismo di certe frange neofasciste, non percependone la pericolosità. Andrea Tarabbia, in questo bel libro edito da Bollati Boringhieri, studia il suo protagonista come si fa con un animale da laboratorio o un soggetto di analisi, cercando di portarne alla luce i motivi profondi del suo stile di vita, dei valori in cui crede, del potere che ama esercitare. E nel fare tutto ciò non si limita soltanto alla politica, ma entra con occhio invasivo e prepotente nella sua vita privata di maschio alfa, dominante. La relazione che Marcello intreccia con Silvia è infatti intrisa di sottomissione e perversione, basandosi sul culto del capo e della forza che, a parere dell’autore, esiste tanto nell’ambito sentimentale – a livello personale o di coppia – quanto in quello sociale/collettivo.

Il continente bianco
 

“Nel linguaggio comune, in questi anni, si parla spesso dell’uomo forte – spiega ad Affaritaliani.it Andrea Tarabbia – che tanto per cambiare è un mito della destra: il leader carismatico, capace di cacciare i cattivi e prendersi cura di tutti coloro che credono in lui e gli somigliano. Le figure dei grandi condottieri, dei capi-popolo e dei dittatori rispondono tutte, più o meno, a questo identikit, alla cui base c’è il fascino che esercita chi prende su di sé (che poi succeda davvero o no è un’altra questione) queste responsabilità”. Dunque un ripetersi della storia, che pericolosamente trova la sua attualità proprio oggi, in un’Europa sempre più sovranista, razzista e conservatrice. Ma come mai tutto ciò accade di nuovo? “Probabilmente è dovuto a un insieme di fattori economici, psicologici, culturali e sociali – dice a tal proposito l’autore – In generale, nella Storia, a periodi di crisi economica o alle grandi epidemie sono sempre succedute epoche reazionarie: si individua un nemico e si costruisce su di lui (meglio: contro di lui) una narrazione che mira ad attribuirgli le colpe di tutti i mali. Nella Germania degli anni Venti, devastata dalla guerra e povera, covava un risentimento sociale che fu la base su cui si edificò il Nazismo; in Italia, negli stessi anni, venne instaurata una dittatura”.

Ma se tutto ciò accadde è anche per merito di una certa condiscendenza diffusa, come bene spiega Tarabbia nel suo libro: “Da molti anni è in atto nel Paese un tentativo, peraltro goffo, di restaurazione culturale (in questi giorni, solo per fare due esempi: la retorica del made in Italy sul cibo e il liceo sovranista), dietro cui si cela un patriottismo d’accatto; ma nessuno sta facendo nulla per contrastare questa retorica vuota e un po’ ottusa, e certi termini, certi modi di pensare stanno entrando nel linguaggio comune e, dunque, nel nostro modo di pensare”.

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