Libri & Editori

Giornata della donna, 8 marzo: 8 libri per chi non ha nulla da festeggiare

di Sara Perinetto

La giornata internazionale della donna non è una festa. Ma perché? Ecco 8 libri da leggere per capirlo

Libri da leggere per la giornata della donna: 8 titoli per capire o approfondire le tematiche femministe e la lotta per la parità di genere

Se anche voi siete stanchi di sentir parlare di "festa della donna", se anche voi sentite di non avere nulla da festeggiare, se anche voi siete stanche di sentirvi fare dei generici auguri solo perché il calendario dice che è l'8 marzo... be', questo articolo fa per voi. Perché che l'8 marzo non sia una festa e che ci sia ben poco da festeggiare sono fatti noti a sempre più persone (anche se ancora troppo poche), ma i motivi alla base di queste affermazioni lo sono un po' meno.

Tra femminicidi, violenza di genere, discriminazioni salariali e stereotipi mortificanti, spesso si sente che qualcosa non torna nella narrazione dominante, si percepisce il disagio di sentirsi dire "auguri" da quegli stessi colleghi o clienti che magari per il resto dell'anno ci coprono di frasi sessiste, ma non sappiamo bene perché dovremmo ribellarci a quella che, in fondo, sembra solo un'innocua occasione per celebrare una tradizione comune.

Ecco allora che abbiamo selezionato 8 libri per capire o approfondire quanto poco c'è da festeggiare e quanto ancora da lottare in questo 8 marzo 2022.  

Cara sei maschilista, di Karen Ricci per Fabbri Editori

C’è chi alla parola “femminismo” sente addosso un peso, chi la percepisce come lontana dall’esperienza quotidiana. Proprio per questo nel 2013 è nata la pagina Facebook Cara, sei maschilista! che poi è sbarcata su Instagram, nel 2020 è diventata un podcast di successo e oggi trova nuova voce tra le pagine di questo libro.

Per dimostrare che la discriminazione di genere ci investe ogni giorno e ci riguarda più da vicino di quanto non immaginiamo. Per parlare di femminismo con un linguaggio informale e sincero, utilizzando esempi quotidiani e diffusi, accorciando le distanze tra il femminismo accademico e la vita reale delle donne. Per domandarsi in modo ironico e diretto perché le donne continuino a riprodurre la cultura maschilista.

Per tradurre femminismo e società patriarcale in un linguaggio colloquiale e senza fronzoli, in una chiacchierata fra amiche sulle gioie e i dolori dell’essere donna in questi anni Venti. Contro il maschilismo, contro gli stereotipi, per una società più libera e felice.

Karen Ricci

Italo-brasiliana, da quattordici anni vive a Milano, dove ha completato gli studi nel settore della moda e della comunicazione. Brand and project manager per moda e design tra Brasile, Asia e Italia, nel 2013 crea il suo side project indipendente di attivismo digitale chiamato Cara, sei maschilista! che oggi raccoglie attorno a sé una community di oltre cinquantamila persone.

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Femminili singolari, di Vera Gheno per Effequ

Sindaca, architetta, avvocata: c’è chi ritiene intollerabile una declinazione al femminile di alcune professioni. E dietro a queste reazioni c’è un mondo di parole, un mondo fatto di storia e di usi che riflette quel che pensiamo, come ci costruiamo.

Attraverso le innumerevoli esperienze avute sui social, personali e dell’Accademia della Crusca, l’autrice smonta, pezzo per pezzo, tutte le convinzioni linguistiche della comunità italiana, rintracciandone l’inclinazione irrimediabilmente maschilista.

Questo libro mostra in che modo una rideterminazione del femminile si possa pensare a partire dalle sue parole e da un uso consapevole di esse, vero primo passo per una pratica femminista. Tutto con l’ironia che solo una social-linguista può avere.

Vera Gheno

Sociolinguista, traduttrice dall’ungherese e divulgatrice, ha collaborato per vent’anni con l’Accademia della Crusca e per quattro anni con la casa editrice Zanichelli. Ha insegnato come docente a contratto all’Università di Firenze per 18 anni; da settembre 2021 è ricercatrice di tipo A presso la stessa istituzione. Tra le sue opere più recenti, Trovare le parole. Abbecedario per una comunicazione consapevole (2021, con Federico Faloppa, Edizioni Gruppo Abele), Le ragioni del dubbio. L’arte di usare le parole (2021, Einaudi).

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Manifesto anarca-femminista, di Chiara Bottici (traduzione di A. Di Riccio) per Laterza

"O tutte, o nessuno di noi sarà libero": questo il motto dell’anarca-femminismo. Questa nuova e rivoluzionaria visione vuol dire la liberazione di ogni creatura vivente dallo sfruttamento capitalista e dalla politica androcentrica di dominazione.

Un femminismo al passo con i tempi deve essere capace di comprendere e accogliere le lotte e le rivendicazioni del femminismo tradizionale che esige l’uguaglianza per le donne, così come la critica queer, la nozione di genere come dispositivo biopolitico, le battaglie trans che mettono in discussione il dominio cisgender, i sospetti del femminismo nero e decoloniale che vede il femminismo bianco come un femminismo d’élite vinto a spese di corpi razzializzati e infine l’eco-femminismo che capisce che lo sfruttamento della natura va di pari passo con lo sfruttamento delle donne.

Il manifesto anarca-femminista riesce in un intento apparentemente impossibile: unire in un unico punto di vista posizioni così poliedriche. Questo è possibile perché anarca-femminismo significa assenza di arché – assenza di un principio unico che spieghi l’oppressione – ed è valido per chiunque appartiene al ‘secondo sesso’ e subisce allo stesso tempo lo sfruttamento del capitale e il dispositivo biopolitico degli stati, determinati a classificare i nostri corpi per renderli più redditizi: donne trans, donne cis, coloro che hanno generi molteplici, LGBTQI+ e altri.

Chiara Bottici

Professoressa associata di Filosofia alla New School for Social Research di New York, dove co-dirige il Gender and Sexualities Studies Institute. Tra le sue pubblicazioni: Uomini e Stati. Percorsi di un’analogia (ETS 2004); The Myth of the Clash of Civilizations (con B. Challand, Routledge 2010); Filosofia del mito politico (Bollati Boringhieri 2012); Imagining Europe. Myth, Memory, and Identity (con B. Challand, Cambridge University Press 2013); Imaginal Politics. Images Beyond Imagination and the Imaginary (Columbia University Press 2014); Per tre miti, forse quattro (Manni 2016); Feminism, Capitalism, and Critique (a cura di, con B. Bargu, Palgrave 2017); A Feminist Mythology (Bloomsbury Publishing 2021).

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I cinque titoli che seguono sono tutti della casa editrice People, che ha pensato a una promozione per la giornata della donna, un pacchetto di libri, chiamato "8 marzo", venduti insieme a un prezzo speciale e accomunati dalle stesse tematiche di base: la lotta per i diritti della donna, l'uguaglianza di genere e la fine di ogni discriminazione economica e sociale.  

Partigiane, di Stefano Catone, Serena D’Angelo, Amalia Perfetti e Ivan Vaghi

In questi giorni in cui la guerra ha portato al fronte molte donne ucraine, ci è sembrato doveroso riaccendere un faro sul ruolo delle donne combattenti nel secondo conflitto mondiale, tanto fondamentale quanto obliato dalla narrazione post liberazione. Ecco perché come primo libro del pacchetto segnaliamo Partigiane (e non dimentichiamoci che l'uso di regalare mimose l'8 marzo viene proprio dai partigiani, che le regalavano alle staffette): un libro che racchiude storie di incredibile coraggio e di immensa libertà.

Sono le storie, narrate in prima persona, di dieci donne che decisero di partecipare alla Resistenza e che, dopo il 25 aprile, continuarono a fare grandi cose per la Repubblica. Troppo spesso identificate come figure minori della Resistenza – una costante che purtroppo riguarda tuttora le donne in ogni campo –, imbracciarono anch’esse le armi, in montagna e in città, fecero le “staffette”, ciclostilarono volantini con cui diffondevano le proprie idee. Idee di pace, idee di libertà, idee di uguaglianza, idee per un’Italia e un’Europa diverse da quelle in cui erano cresciute. Da Ada Gobetti a Teresa Mattei, passando per Renata Viganò e Ursula Hirschmann, Partigiane racconta la Resistenza con uno sguardo diverso, quello delle donne.

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Libertà condizionata, di Alessia Ferri

La libertà di scelta di una donna rispetto al portare avanti o meno una gravidanza è regolata in Italia dalla legge 194, entrata in vigore nel 1978 a seguito di lunghe lotte, guidate prima di tutti dal Partito Radicale. Dopo oltre quarant’anni, però, la battaglia per il pieno riconoscimento di questo diritto può dirsi tutt’altro che vinta, visto che ancora troppe sono le criticità nel paese.

Alessia Ferri parte da una puntuale ricostruzione dei fatti, che poi arricchisce con le testimonianze dirette dei protagonisti di quella rivoluzione culturale – tra cui quella della senatrice Emma Bonino – e di chi ogni giorno lavora nei reparti di ginecologia e ostetricia, ma soprattutto delle molte donne che di quei luoghi sono state protagoniste e talvolta vittime.

Tra obiettori di coscienza, stigmi sociali e arretratezze culturali e sanitarie, l’Italia è attualmente tra i fanalini di coda d’Europa: ferma da troppo tempo a un palo issato da quell’ideologia patriarcale ancora dura da scalfire.

Alessia Ferri

Giornalista freelance, dopo la laurea in Scienze della comunicazione scritta e ipertestuale ha mosso i primi passi nel mondo dell’informazione occupandosi di cronaca e politica locale presso la Gazzetta di Parma. Successivamente ha iniziato a collaborare con diverse testate approfondendo temi inerenti a politica, femminismo, diritti e uguaglianza sociale. Attualmente scrive per Lettera Donna, Lettera 43, Left, Rêve, Vanityfair.it e F.

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Tampon Tax, di Beatrice Brignone

Negli ultimi anni se ne è parlato molto, e quasi sempre a sproposito, della riduzione dell’Iva sugli assorbenti. Alle parole sono spesso associati risolini e sguardi divertiti. La proposta è considerata bizzarra, chissà perché. Forse perché le leggi sono pensate, scritte e votate dagli uomini? In Tampon Tax Beatrice Brignone ripercorre le ragioni, storiche e politiche, di una battaglia che riguarda i corpi e la libertà delle donne.  Una proposta e una parola (parolaccia?) che ne riassumono tante altre. Una battaglia per la libertà economica, sicuramente, ma anche per la libertà di pensiero, rappresentazione e linguaggio.

Beatrice Brignone

Segretaria di Possibile, è stata deputata della XVII legislatura e prima firmataria della prima proposta di legge sulla Tampon Tax. Insieme a Francesca Druetti ha pubblicato con People I nostri corpi come anticorpi (2019).

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Smettela di farci la festa, di Anarkikka (Stefania Spanò) 

Smettetela di farci la festa racconta di donne per parlare di società e della cultura in cui ognuna di noi cresce, ingabbiata in ruoli stereotipati funzionali a quel sistema di potere alla base delle relazioni umane che alimenta discriminazioni, disparità e violenza. Maschilismo, sessismo, molestie sono riflesso di uno stesso squilibrio che pone gli uomini in posizione di privilegio e le donne in condizione di perenne affanno nella lotta per la parità. Uno squilibrio che è manifesto nell’educazione che riceviamo, nelle discriminazioni sul lavoro e negli studi, nella differenza di retribuzione, nel linguaggio, nelle violenze di genere, nei femminicidi.

Smettetela di farci la festa approfondisce quindi il tema della violenza e del linguaggio che usiamo nel raccontarla. Linguaggio che si fa complice perché veicola e rafforza una narrazione sbagliata della sopraffazione, che abbiamo tutti interiorizzato, per cui gelosia è attenzione, possesso è amore, delitto è raptus, inteso come risposta “passionale” alla disperazione, al tormento. Un linguaggio assolutorio, che nell’assolvere il criminale minimizza il crimine, nel relegare alla follia individuale deresponsabilizza una comunità che non fa i conti con la propria identità e i propri valori, con il proprio sistema di significati. Assolve l’uomo e getta ombre sulla donna, sulla vittima, che diventa l’istigatrice del gesto folle, la responsabile, quella che “se l’è (sempre) cercata”. Quella che, ancora una volta, ha “la colpa” del suo stesso esistere.

Stefania Spanò, in arte Anarkikka

È autrice, vignettista, illustratrice, femminista. Fotografa con ironia il disagio, ponendo l’accento in particolare sulle problematiche femminili, e realizza progetti illustrati che raccontano di diritti negati e sofferenze umane. Organizza campagne sociali, in particolare contro la violenza maschile, attraverso l’ideazione e la realizzazione di slogan, illustrazioni, video, manifesti, loghi e tutto quanto serva alla comunicazione. Ha illustrato dei libri a cura dell’associazione D.i.Re e ha collaborato con cgil e udi in occasione di iniziative dedicate all’8 marzo. Per fisac cgil ha curato anche il calendario Mamma, non mamma… Quando le donne non hanno scelta.

È autrice di copertine per pubblicazioni delle case editrici Fandango (Quelli che spezzano di Tiziana Barillà) ed Einaudi (Stai zitta di Michela Murgia, per la quale ha anche realizzato le vignette degli interni). Le sue tavole sono esposte in mostre itineranti, ospitate da centri antiviolenza, associazioni, scuole, comuni, regioni. 

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Potevo intitolarlo "voce di donna" ma non sto ancora a questi livelli, di Emanuela Fanelli

Voci di donne, Roma, rifiutare i luoghi comuni, non accontentarsi di strappare una risata, provare sempre a guardare la realtà da un punto di vista inatteso, il rispetto per il pubblico e la paura di essere sopravalutati. In una chiacchierata divertente e informale, Emanuela Fanelli, autrice e attrice, parla con Marco Tiberi, scrittore e sceneggiatore, del suo modo di intendere la comicità e il lavoro di chi scrive e interpreta, rivelando una prospettiva unica nel panorama attuale che, in realtà, viene da molto lontano.

Emanuela Fanelli

Attrice e comica italiana. L'esordio al cinema è nel 2015 con Non essere cattivo, di Claudio Caligari, cui seguiranno Gli ultimi saranno gli ultimi (2015) e Beata Ignoranza (2017) di Massimiliano Bruno, Assolo (2016) di Laura Morante, La casa di famiglia (2017) di Augusto Fornari e A mano disarmata (2019) di Claudio Bonivento. In radio ha collaborato con Lillo e Greg a 610, su Rai Radio 2. In televisione ha partecipato a serie tv e programmi comici come Dov'è Mario? (2016) di Corrado Guzzanti, La tv delle ragazze - Stati Generali (2018) e Stati Generali (2020) di Serena Dandini, e ha raggiunto il successo con i programmi Battute (2019) e Una pezza di Lundini (2020), di Giovanni Benincasa.

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