"Mio padre era un violento". La figlia Galia distrugge il 'pacifista' Amos Oz - Affaritaliani.it

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"Mio padre era un violento". La figlia Galia distrugge il 'pacifista' Amos Oz

La secondogenita dello scrittore isrealiano ha scritto un libro "Qualcosa mascherato da amore" in cui parla di un genitore violento. I fratelli negano tutto

"Mio padre era un violento". La figlia Galia distrugge il "pacifista" Amos Oz

Amos Oz era un pacifista o un violento? Questo è l'interrogativo che ci si pone dopo l'uscita del libro di sua figlia, la secondogenita Galia: "Qualcosa mascherato da amore". Una biografia della donna - si legge sul Corriere della Sera - in cui descrive apertamente la figura di un genitore violento. "Durante l’infanzia mio padre mi ha picchiata, insultata, umiliata. La violenza era creativa: mi trascinava alla porta e mi gettava fuori. Mi chiamava spazzatura. Non una perdita di controllo passeggera e non uno schiaffo in faccia qua o là, una routine di abusi sadici. Il mio crimine era essere me stessa, quindi la punizione non aveva fine. Aveva bisogno di dimostrare che mi sarei piegata. Questo libro parla di me ma non solo di me. Case come quella in cui sono cresciuta fluttuano in qualche modo nello spazio, lontano dall’intervento degli assistenti sociali, fuori dal raggio di influenza di rivoluzioni come il #MeToo». A raccontare delle «prepotenze andate avanti fino al giorno della sua morte» è Galia, la secondogenita del romanziere Amos Oz, scomparso il 28 dicembre del 2018, all’età di 79 anni.

E' considrato - prosegue il Corriere -  un simbolo della sinistra israeliana pacifista. I figli del romanziere, Fania, docente di Storia all’università di Haifa, e Daniel, poeta — hanno risposto assieme alla madre Nili: "Noi abbiamo conosciuto un padre diverso. Un papà caloroso che amava la sua famiglia con sollecitudine, devozione e sacrificio. Il dolore di Galia appare reale e straziante, le accuse che adesso gli butta addosso contraddicono completamente i ricordi che abbiamo. Anche se non si riconosceva nella sua condanna, ha cercato e sperato fino all’ultimo di parlare con lei e comprenderla riguardo a questioni che sembravano a lui e a noi l’opposto della realtà".