Libri & Editori

Natasha Galano: “L’orco in divisa che ha adescato mia nipote è ancora libero”

di Sara Perinetto

“Hai comprato il perizoma o sei con il pigiamino?” la drammatica vicenda di pedofilia di Natasha Galano: a un anno dalla denuncia non si è ancora a un processo

No, nulla, assolutamente. Anzi, abbiamo il sospetto che la compagna di lui abbia commentato un post de Le Iene sulla vicenda dicendo che era colpa della ragazzina perché era provocante. Ma non siamo sicuri che fosse lei perché il commento è stato cancellato prima che completassimo le verifiche. Però nessun genere di scuse, nessun messaggio, nessun tipo di contatto da parte di nessuno di loro.

Ve le aspettavate? Per quanto possano servire delle scuse in una situazione come questa.

No, è meglio così, non vogliamo più avere nulla a che fare con questa persona. Anche se io molto spesso penso ai suoi genitori, perché da madre credo che se dovessero chiamarmi per dirmi che mio figlio è un pedofilo sarebbe una tragedia.

Siete invece stati contattati da altre vittime di questa persona?

Mi hanno scritto tantissime persone per ringraziarmi di aver tirato fuori questa storia e farmi i complimenti per il coraggio, ma non si è fatta avanti nessun’altra vittima. Spero perché non ce ne siano. Ho sentito invece il papà del ragazzo a cui lui ha rubato l’identità, che fa ancora fatica a parlarne perché quei due genitori sono devastati dal dolore del figlio morto così, a 21 anni, da un giorno all’altro, per lo streptococco. Ancora di più il furto della sua identità li ha demoliti, quindi mi hanno ringraziato per aver fatto luce sulla vicenda. Per me è stato importante, non a caso il libro è dedicato a miei figli e a lui, Chicco.

La tua famiglia invece come sta andando avanti?

In casa mia con i miei figli ne parlo molto poco. Con mio fratello e mia nipote, che sento tutti i giorni al telefono, non ne parliamo quasi più, per evitare di generare altro dolore. Anche perché io sono un po’ più combattiva e credo ancora nella giustizia, mentre mio fratello ha già perso ogni speranza. Però ne voglio parlare col maggior numero di persone per metterle in guardia, per questo ho scritto il libro, come invito a genitori, zii, tutti coloro che hanno a che fare con bambini e ragazzi, a monitorare e controllare. Io a mio figlio di 12 anni controllo il telefono tutte le sere, lui sa che non è una mancanza di fiducia nei suoi confronti ma una forma di protezione. Ci sono troppi pericoli, e bisogna sempre denunciare ogni forma di abuso, di violenza, ripetere ai ragazzi che non si devono vergognare ma confidarsi sempre, con la zia, con la nonna, con un adulto.

Insomma, non togliere i social ma insegnare ai giovani un uso consapevole.

Esatto. Ormai non possiamo toglierli a noi, figuriamoci a loro. Soprattutto ora con la dad. Però vanno educati ai social, a riconoscere i pericoli. Non vedo l’ora che tutto questa situazione di restrizioni generate dal Covid sia finita, per poter andare in giro a presentare il libro e raccontare la nostra vicenda e rendere consapevoli tutti i genitori.

E nel frattempo che fai?

Sto facendo mille ricerche su internet, seguendo tanti processi per capire come si evolveranno le indagini e la causa. E poi faccio la mamma e la zia, a distanza come facevo sempre, ma non mi darò pace finché non si arriverà a processo. Non sappiamo neanche se questa persona pagherà con la galera perché mi è stato detto che forse non ci andrà mai. Potrebbe anche essere destinato a una clinica psichiatrica, se riconosciuto come persona con disturbi. Ma non lo so, so solo che non mi do pace.

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