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Libri & Editori
Tre libri su Raffaello, un pittore “favoloso”

Il cinquecentenario della morte di Raffaello Sanzio è stata l’occasione, non solo per l’allestimento di diverse mostre, tra cui quella spettacolare alle Scuderie del Quirinale di Roma che ha appena riaperto i battenti, ma anche per nuove disanime critiche. Molte di queste indagini appaiono proprio nei saggi che, sui rispettivi cataloghi, accompagnano e analizzano e interpretano le opere presenti nelle esposizioni. In particolare quella romana, che segue un originale percorso cronologico a ritroso, ne offre numerosi, anche di specialisti internazionali, nel pregiato volume che la descrive, Raffaello 1520-1483 (544 pagine di cui 464 a colori, in brossura, 46 euro di costo).

Insieme al catalogo, la casa editrice Skira propone altresì una sorta di “pacchetto Raffaello”, pubblicando nella sua collana MiniSaggi tre interventi di altrettanti studiosi “fuori dalle righe”, che offrono angoli di visuale specifici quanto illuminanti su tutta l’opera del divin pittore.

Luca Nannipieri, noto anche per le sue partecipazioni televisive, offre ne Il trionfo della ragione (pgg. 80, euro 9) un’analisi su una delle opere-cardine della carriera di Raffaello, lo Sposalizio della Vergine conservata alla pinacoteca milanese di Brera. E parte da un presupposto “forte” che emergerebbe da tutta la parabola artistica dell’Urbinate: “l’uomo è più importante di Dio”.

“Raffaello voleva che lo dicessero anzitutto loro: i tuoi occhi”, quelli dello spettatore, scrive Nannipieri. “I tuoi occhi che, osservando l’opera, sono sospinti a guardare con insistenza non tanto i personaggi evangelici quanto il grandioso tempio in prospettiva che troneggia su tutto. Silenziosamente si fa strada quel laicismo – quella fiducia cioè nella potenza dell’uomo, prima che in Dio – che la modernità ha interamente metabolizzato.” Un fil rouge che il critico segue dal momento in cui, appena 17enne, il Sanzio uscì dalla bottega del Perugino con il titolo di magister fino alle opere dei contemporanei, da Francis Bacon a Maurizio Cattelan, che, tra disfacimento dei simboli e sberleffi insolenti, hanno segnato la dissoluzione novecentesca del tema del sacro.

Valerio Terraroli, docente all’università di Verona, presenta invece una nuova lettura della celebre Lettera a papa Leone X, in cui Raffaello, insieme a Baldassar Castiglione, esprimeva il suo pensiero sugli edifici classici di Roma e proponeva una sua invenzione, simile a un sestante inserito in una bussola, per misurarli anche nelle loro dimensione spaziale. Il lungo saggio introduttivo spiega le intenzioni dell’artista, che, quando morì, stava approntando una catalogazione disegnata degli edifici della Roma imperiale, che per lui erano “progettualità e legittimazione del volto di una nuova Roma”. Un’utopia mai portata a termine, ma che si prospettava proprio sulle pagine della lettera riportata per intero nel veloce volumetto (48 pgg., euro 9) come una delle più significative esposizioni della cultura rinascimentale.

Costantino D’Orazio, storico dell’arte che non disdegna presenze mediatiche, propone un’operazione di immedesimazione, facendo parlare in prima persona nelle pagine de Raffaello. Il giovane favoloso (184 pgg., euro 16) gli amici, i prersonaggi raffigurati dal pittore e i suoi compagni di strada. Ne esce un ritratto che, come quelli magnifici del protagonista, scava nell’anima in modo profondo, evidenziandone grandezza e talento assoluti, ma anche incertezze ed emozioni e dubbi.

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500 anni morte raffaellolibripittoreraffaello





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